Massimiliano Allegri e Simone Inzaghi (foto LaPresse)

Coppa Italia, la Juventus va a caccia del triplete. Con qualche preoccupazione

Leo Lombardi

La sconfitta di domenica con la Roma ha rimandato la festa scudetto. La Lazio parte sfavorita ma non ha nulla da perdere e stasera se la giocherà senza pressioni

Se oggi uno cerca Vado, fatica parecchio a trovarlo nella geografia del pallone: occorre scendere fino all'Eccellenza ligure, campionato in cui si è piazzato secondo alle spalle dell'Albissola 2010. Ha ancora una possibilità per salire in serie D, nei playoff che cominciano contro il Pavia, società che deve riprendersi dalla prima gestione cinese di un club italiano (un anno fa era in Lega Pro, poi il fallimento). Una storia minore, quella dei rossoblù in provincia di Savona. A eccellenze singole (qui erano nati Valerio Bacigalupo, il portiere morto con il Grande Torino, e Felice Levratto, il centrattacco di Genoa e Ambrosiana cantato dal Quartetto Cetra) non hanno mai fatto seguito risultati collettivi. Tranne che in una sola occasione. La prima, sempre quella che conta. Perché nell'albo d'oro di un torneo si va subito al primo nome, e in Coppa Italia è quello del Vado.

 

La manifestazione nasce nel 1922, anno complicato per il calcio italiano. La Federcalcio respinge un progetto dei grandi club – redatto da Vittorio Pozzo – per riformare il campionato. Il risultato è la scissione, con due tornei. Quello dei ribelli è vinto dalla Pro Vercelli, quello federale dalla Novese. La Figc inventa la Coppa Italia per rendere più appetibile il proprio prodotto, tentativo fallito. Partecipano squadre di basso profilo e dal futuro traballante, nomi come Vercellesi Erranti, Edera Trieste, Enotria Goliardo, Spes Genova oppure Virtus Bologna. Il Vado trova in finale l'Udinese, vince ai supplementari, segna proprio Levratto e ritorna nell'anonimato.

 

Lo stesso capita alla Coppa Italia, un torneo che non ha mai avuto la tradizione di una FA Cup, nata mezzo secolo prima, o di una Copa del Rey. Colpa di uno sport che riesce a strutturarsi in campionato unico soltanto nel 1929-30 e di eventi bellici che cancellano la manifestazione, ripartita con fatica nel 1935. Di Coppa Italia si torna a parlare nel 1958, quando la Federazione si trova spiazzata dall'eliminazione dell'Italia nelle qualificazioni al Mondiale svedese. La serie A era stata anticipata per dare spazio alla Nazionale, occorreva riempire il vuoto. Una toppa, anche a livello temporale. Quella Coppa Italia comincia a giugno e si conclude nel novembre successivo, con squadre nel frattempo rifatte al mercato...

 

Ma questo è sempre stato il destino del torneo, visto più come un fastidio che non come un obiettivo, buono soltanto per salvare stagioni diventate fallimentari. La formula è non è mai stata apprezzata, sia sotto la forma dei gironi sia in quella attuale. La partecipazione è stata allargata fino alle migliori della serie D e si è passati all'eliminazione diretta, ma non si è riusciti ancora a fare il passo da tanti invocato: giocare in casa della squadra di categoria più bassa, come accade in Inghilterra. Contano più i diritti tv (e delle grandi) piuttosto che lo spettacolo di un impianto di provincia in cui il Bassano ospiti la Sampdoria o la Pro Vercelli il Torino, due accoppiamenti visti in questa edizione.

 

Lo stadio Olimpico di Roma ospita l'ultimo atto, alla presenza del presidente Sergio Mattarella. Si gioca stasera alle 21, invece del previsto 2 giugno. Un anticipo imposto dalla Juventus e dalla raggiunta finale di Champions League contro il Real Madrid. I bianconeri affrontano la Lazio, in una situazione che non avevano forse preventivato. Domenica è giunta una sconfitta secca contro la Roma, sempre all'Olimpico. Avrebbe dovuto essere la serata del sesto scudetto consecutivo, invece l'attesa si è prolungata, e con qualche improvvisa preoccupazione. La Coppa Italia diventa così il primo possibile scalino alla caccia del triplete, ultima gloria dell'Inter (lo realizzò nel 2010 e oggi perde in casa con il Sassuolo per due reti di Iemmello), ma sarà tutt'altro che semplice. La Lazio ha raggiunto l'obiettivo di stagione – la qualificazione per le coppe – e nell'ultimo turno Inzaghi si è permesso di fare turnover contro la Fiorentina. Anche lui ha perso, come Allegri, ma dalla sua ha tutto. La Lazio è stata battuta in entrambe le partite di campionato e non solo per questo arriva sfavorita all'appuntamento: basta mettere a confronto i due organici. La condizione migliore per giocare senza pressioni, come si deve fare in una gara unica.

Di più su questi argomenti: