That Win the Best
Finale senza sale
Le grottesche analogie di Buffon e il cinepanettone di Totti (Maradona incluso)
Londra. Capisci che il campionato è finito e non ha più niente da dire quando anche i giornalisti si sentono in vacanza (più del solito, almeno): dopo la (inutile) vittoria del Manchester United in casa contro il Crystal Palace, José Mourinho ha stabilito il record di conferenza stampa più veloce della storia, undici secondi netti da quando si è seduto a quando si è alzato, constatando lo scarso interesse dei cronisti intervenuti. Ha cose più importanti a cui pensare, e cioè la finale di Europa League di domani sera, in cui il suo United parte maledettamente favorito.
Lo Special One sa bene che questa è la peggiore delle condizioni: se batte l’Ajax dei giovani fenomenali ma acerbi avrà fatto il minimo, se perde sarà coperto di pernacchie fino al prossimo anno. Situazione opposta a quella della Juventus, che non parte favorita nella finale di Champions (nonostante le gufate di Sacchi e Capello) e che ancora festeggia sobriamente il sesto scudetto consecutivo. Detto più volte qui della francesizzazione della serie A, torneo ormai più avvincente sui giornali ad agosto che sui campi da settembre a maggio, registro con soddisfazione che almeno quest’anno nessuno è riuscito ad attaccarsi agli arbitraggi per giustificare uno scudetto che ha un’origine molto semplice: con una società seria, che gestisce comunicazione, proprietà dello stadio e marketing all’inglese, è molto più semplice vincere. Agli altri restano al massimo i complimenti di un perdente di successo come Pep Guardiola, che come un utente medio su Twitter ha commentato lo scudetto bianconero dicendo “però il Napoli gioca meglio”.
Joana Sanz è fiduciosa per la finale di Champions. Qui ricorda al fidanzato, il terzino della Juventus Dani Alves, che sulle punizioni di Cristiano Ronaldo in barriera bisogna tenere le braccia attaccate al corpo (foto via Instagram)
E sti cazzi, direbbero a Roma (se non stessero rosicando fingendo di distrarsi con l’addio di Totti). Sono molti i segni della catastrofe morale del paese, e uno di questi è forse il fatto che Gigi Buffon sia diventato acclamato maitre à penser: non contento di riempire Facebook di post in cui – da buon catechista – fa la morale a tutti, compresi i suoi tifosi, il portiere della Juve ha scritto ieri un editoriale sulla Stampa nel quale si è gettato in ragionamenti con più fallacie di un fondo di Eugenio Scalfari. A parte la retorica e le frasi fatte (che mette in fila dopo avere detto di non volerlo fare), è da applausi il passaggio in cui, spiegando perché sente suoi anche i due scudetti tolti alla Juve da Calciopoli, scrive: “Il mio primo amore è stata una ragazzina incontrata alle medie. Era un sentimento non corrisposto. Ma cosa importa, per me era amore. Il riconoscimento nella vita non è tutto”. Nulla da eccepire nel merito, ma forse un buon ghostwriter poteva suggerirgli un’analogia migliore. Invito dunque Gigi al pub sotto casa mia per una pinta con me e i miei amici: sono anni che ci lamentiamo di quelle che non ce la danno, finalmente abbiamo una buona scusa per vantarci di essercele portate a letto lo stesso. Forse il portiere si aspettava che arrivassero le congratulazioni ufficiali da parte delle altre squadre, usanza diffusa in Spagna, dove da qualche secolo il campionato se lo giocano due squadre, quindi ci si può complimentare a vicenda sapendo che presto la cose torneranno in equilibrio.
Mi ha stupito, invece, leggere la lettera che gli Irriducibili della Lazio hanno scritto a Totti, prendendo spunto dai lavori di una commissione dell’Onu, offrendo al capitano della Roma “il rispetto che non hai ricevuto né dai tuoi tifosi né dalla tua società”. Loro, scrivono, non l’avrebbero mai permesso. E su queste note suonate dai “migliori nemici” parte il solito film retorico e strappalacrime che non vorrei mai vedere, io che sono stato messo alla prova perfino da certe sbavature nella cerimonia di addio di quel monumento vivente che è John Terry. La fine della carriera di Totti, già complicata da Spalletti che non collabora, sta diventando una grottesca gara a chi la spara più grossa. La speranza è che tutto finisca com’è cominciato, in commedia nazionalpopolare, anzi in cinepanettone, con il capitano della Roma che va a giocare a Miami, per la gioia degli italiani che lo potranno sfidare a beach soccer con Bobo Vieri. Maradona, per non sbagliare, ha detto che Totti “è e sarà il più grande giocatore che ho mai visto”. In un’epoca di incertezza, consola sapere che è tornato a drogarsi.