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La Juventus dura un tempo, poi è Champions Real. Feriti in piazza a Torino per un falso allarme

Giovanni Battistuzzi

Cristiano Ronaldo porta in vantaggio i Blancos, Mandzukic pareggia con una rovesciata spettacolare, ma nella seconda metà della gara i bianconeri si spengono. Il 4-1 finale regala il dodicesimo successo ai madrileni. Davanti ai maxi schermi in piazza San Carlo panico per un forte rumore causato da una grata caduta: migliaia in fuga per paura di un attentato e centinaia di feriti.

Panico e centinaia di feriti, alcuni dei quali gravi, in piazza San Carlo a Torino, dove migliaia di persone stavano seguendo sui maxi schermi la finale di Champions League tra Juventus e Real Madrid. Verso la fine della partita un forte rumore – pare causato dalla caduta di una grata del parcheggio che si trova sotto la piazza, ma il questore di Torino ha detto che potrebbe trattarsi "forse di un petardo fatto esplodere in modo incosciente" – ha spaventato i presenti, che hanno pensato a un attentato terroristico. La paura e le urla su una "bomba" hanno provocato la fuga di migliaia di persone, molte delle quali rimaste schiacciate a terra. Il bilancio, in continuo aggiornamento, parla di oltre 400 feriti, tra cui anche donne e bambini, alcuni dei quali in modo molto grave.


 

Di malva e vittoria. Di Ronaldo, Cristiano, e di Casemiro e di Asensio. Quattro a uno: Real Madrid che alza la Champions League 2016/2017. Il viola slavato dei madrileni conquista l'Europa contro la compagine bianconera che ha tentato e lottato, combattuto e segnato, ma un tempo soltanto, non abbastanza. Juventus battuta e di netto, dopo mezz'ora che aveva fatto presagire battaglia e lotta alla pari, diventata poi resa.

 

E' nel secondo tempo che il Real sbaraglia e affonda i bianconeri. In cinque minuti, il tempo per Casemiro, centrocampista di polmoni e di tiro, di centrare, complice una deviazione, l'angolino dove Gianluigi Buffon non ci può arrivare; il tempo per Cristiano Ronaldo di timbrare la doppietta personale, il dodicesimo gol in questa edizione.

 

E sì che nei primi quarantacinque minuti la Juventus ha fatto la sua partita, ha provato a ribaltare la sfida, aperta da un gol del campione portoghese, e un passato di finali perse. Higuain aveva tentato il colpo, Mandzukic con una rovesciata aveva fissato il pari, uno a uno, risultato aperto, possibilità di dimenticare tutto quello che era stato, cioè Milan e Barcellona, cioè le ultime due sconfitte a un passo dalla gloria. Niente.

 

Il Real ha fatto quello che si aspettavano in Spagna e quello che in Italia avevano voluto non pronosticare, cioè una vittoria netta dei Blancos. Quattro a uno che è una sentenza e senza appello. Perché una finale giocata a metà è qualcosa che non si può concedere a uno squadrone costruito per vincere e vincere tutto. Serviva l'impresa e non è arrivata. Servivano undici calciatori senza errori e non ci sono stati.

 

Rimarrà un gol eccezionale, quello del croato: un gioco di gambe aereo che supera un Kaylor Navas più fuori posto che stupito; rimarrà un portiere incredibile, Gigi Buffon, almeno per palmares e pedigree, che ancora non è riuscito a sollevare la coppa con le grandi orecchie; rimarrà un giocatore eccezionale, che magari non fa un numero per tutta la partita, che magari non ha illuminato o stupito, ma che ha indirizzato la gara, l'ha vinta a suo modo, toccando pochi palloni e spedendone due alle spalle del numero uno bianconero.

 

Peccato per la Juventus, che aveva ingolosito i suoi tifosi e parte dell'Italia, quella almeno che non tifa contro a priori. Peccato. Ma contro questo Real sarebbe stato difficile per chiunque, nonostante una partita non eccellente, ma abbastanza per superare i rivali, per sollevare la dodicesima coppa più importante d'Europa, si chiami Coppa dei Campioni o Champions League.

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