L'epica televisiva di Mayweather-McGregor, fra plutografia e terrore
Scommesse e timori dei medici per il super incontro di Las Vegas
New York. Dicono che Floyd Mayweather stia pensando di scommettere all’ultimo minuto cinque milioni di dollari sulla sua vittoria contro Conor McGregor, tanto per dare un altro, piccolo brivido allo show che gli porterà nelle tasche circa 200 milioni di dollari. Forse è soltanto una scusa per continuare a parlare dell’incontro fino all’ultimo minuto, come quasi tutto in questo epocale, trumpiano caravanserraglio pubblicitario che sotto innumerevoli strati di spettacolo, advertisement e testosterone contiene anche un trascurabile momento sportivo. Il supercampione di boxe architetta le sue migliori pensate, come quella della scommessa, verso le quattro di mattina nel suo strip club di Las Vegas. E’ lì che il miglior pugile della sua generazione sta passando le sue serate in attesa dell’incontro che lo ha richiamato dalla pensione. Imprenditore con fiuto eccezionale, Mayweather ha spiegato che ha preferito investire in uno strip club che in un club e basta, perché quello ti tocca rinnovarlo e adattarlo ai gusti, mentre “gli uomini vorranno sempre le donne”. Notti brave prima dell’appuntamento con la storia? Nient’affatto. Mayweather non beve, non fuma, dorme dieci ore per notte, e se arriva a casa alle cinque della mattina significa che si sveglierà alle 3 del pomeriggio, e i suoi sgherri – pardon, i membri del suo staff – nel frattempo avranno già messo in circolazione il rumor di giornata. E’ da mesi che si va avanti così, e francamente non se ne potrebbe più dei due bulli che vanno in giro per i palchi di tutta America a insultarsi per finta e a lanciarsi addosso banconote finte se non fosse che Mayweather-McGregor è l’ultima tappa rituale della grande liturgia sportiva americana. La plutografia, come la chiamava Tom Wolfe, è essenziale nel racconto: si vedono soldi, si parla di soldi, si scommettono soldi, si spendono soldi per andare a Las Vegas e vedere il greatest show on earth dopo l’elezione di Trump oppure ci si contenta di una serata con gli amici sul divano alla cifra, modica per l’evento, di 99 dollari e 99 centesimi.
Come impone l’impianto narrativo contemporaneo, l’incontro non è uno spot, è una serie televisiva, il suo plot si è srotolato e riaggrovigliato nel tempo, una puntata per volta, con i colpi di scena, le accuse razziste, i presunti episodi di spionaggio, le dicerie su una grandiosa truffa di cui tutti parlano a Las Vegas ai danni di Mayweather, che lo avrebbe costretto a tornare sul ring. E poi le scommesse, gli sfottò, l’accento irlandese contro l’americano del profondo ghetto.
Questa notte si consuma un evento che fa sembrare il Super Bowl un sonnacchioso happy hour. I tratti fondamentali ormai dovrebbero essere noti. Un campione di boxe quarantenne che ha un record di 49 incontri vinti e zero persi ha accettato la sfida di un campione di MMA, le arti marziali miste, che è al suo primo incontro con le regole della boxe. Poiché non potrà usare calci, gomiti, prese, non potrà fare combattimenti a terra e non avrà i guantoni leggerissimi della sua disciplina, gli esperti dicono che McGregor non ha quasi nessuna possibilità di vincere, e infatti la stragrande maggioranza delle scommesse è andata a favore del supercampione (se vince McGregor sarà uno dei giorni più neri di sempre per gli allibratori di Las Vegas). L’associazione dei medici a bordo ring dice però anche qualcosa di più inquietante e serio: questo incontro non s’ha da fare. Motivo: è a rischio l’incolumità di McGregor, il quale ha undici anni in meno dell’avversario, è leggermente più alto, pesa praticamente uguale e ha un allungo un po’ più capace, ma fuori dalla rappresentazione miope dei nume è un principiante molto volenteroso contro una macchina da guerra della pugilato. La preoccupazione dei medici non è eccessiva. A giugno Tim Hague, un lottatore di arti marziali miste passato alla boxe, è morto sul dopo un incontro con un pugile più esperto di lui. Alcuni dicevano che non avrebbero mai dovuto approvare quella sfida, ma fatalmente la commissione che decide se autorizzare o meno gli incontri prende anche una percentuale sugli incassi del palazzetto. Come se non bastasse, Mayweather e McGregor hanno deciso di usare guantoni più leggeri rispetto a quelli tradizionali, perché “la gente vuole vedere il sangue”. E i soldi, ovviamente.