La rovesciata di Belotti e l'attesa speranzosa per Spagna-Italia
Un gesto che rimane ben saldo nella memoria di chi ama il calcio. Quella di Carlo Parola, di Djorkaeff e Van Basten, di Wayne Rooney. Quella dell'attaccante del Torino è all'altezza delle migliori, senza peccare di blasfemia
C'era un discorso da riprendere, Andrea Belotti ha scelto il Sassuolo per ripartire. Lo ha fatto con un certo gusto per le coincidenze: aveva segnato l'ultimo gol della passata stagione all'ultima giornata contro gli emiliani, si è ripetuto contro di loro per ricominciare in quella attuale. Un gol non banale, poi. Anzi, quello più bello di una giornata già ricca di realizzazioni d'autore (Zielinski all'incrocio per il Napoli, Milinkovic Savic con un grande effetto per la Lazio, entrambi dalla distanza) e che si ripromette di essere uno dei più spettacolari di tutto il campionato. Presto per dirlo? Può essere.
Ma la rovesciata è un gesto che rimane ben saldo nella memoria di chi ama il calcio. Quella di Carlo Parola contro la Fiorentina è stata fissata solo in fotografia, i servizi filmati nel 1950 erano ancora lontani dall'invadere la nostra quotidianità. Purtroppo. Ci ha pensato la Panini a rendere eterna l'acrobazia del difensore della Juventus, scegliendola come immagine delle bustine di figurine. Quelle di Djorkaeff (ai tempi dell'Inter) e Van Basten (quand'era all'Ajax), invece, le troviamo tranquillamente su Youtube, come quella di Wayne Rooney per la vittoria dello United nel derby di Manchester. Forse la rovesciata più bella nella storia del calcio.
Quella di Belotti ne è comunque all'altezza, senza peccare di blasfemia. De Silvestri parte sulla fascia destra, il centravanti prende posizione in area, si sposta di tre-quattro passi al momento del cross e quindi sale in cielo con il piede destro, per un gesto innaturale ai più e folle per tutti. Dalla gloria al ridicolo il passo può essere breve. Belotti non lo percorre e la palla muore sul palo più lontano. Un colpo che mancava nel background di un giocatore cresciuto in maniera esponenziale nelle ultime due stagioni. Al Torino lo avevano accolto con scetticismo, oggi è il nuovo Puliciclone di una tifoseria pronta a identificarsi nelle glorie del passato per trovare consolazione.
Belotti promette di andare oltre, perché dai tempi dei “gemelli del gol” (il citato Paolo Pulici oltre a Francesco Graziani) non si vedeva in maglia granata gente andare a segno con tale frequenza e abilità. In due campionati l'attaccante è cresciuto da 12 a 26 gol, in due annate è passato da una valutazione di sette milioni e mezzo (quello pagati al Palermo per averlo) a una di cento.
È il numero a tre cifre inserito da Urbano Cairo al momento del rinnovo del contratto. Cento milioni non validi in Italia e accettati dal Torino soltanto in caso di un'offerta dall'estero. È il motivo per cui il presidente e i tifosi stanno vivendo con qualche apprensione le ultime ore del mercato. Il trasferimento di Neymar a Parigi ha cambiato le dinamiche contemporanee delle trattative, non esistono cifre impossibili. Ancora pochi giorni e sapremo: il 31 agosto si chiudono la sessione di mercato e il destino di Belotti. Che, nel frattempo, sarà con l'Italia del suo mentore Gian Piero Ventura. Sabato 2 settembre si decidono al Bernabeu i destini delle qualificazioni mondiali. La Spagna fa sempre paura, anche se acciaccata: ha dovuto ripescare in attacco quel David Villa andato a svernare negli Stati Uniti dal 2015. Nutriamo qualche speranza. E la rovesciata di Belotti a Madrid l'avranno ben vista.