Ancelotti è diventato l'Halloween di Montella
L'ex allenatore del Bayern Monaco gufa, Morata rimpiange la Juve, il tatuatore di Hamsik fa il danno
Martedì nel Foglio trovate il solito appuntamento con il calcio secondo Jack O'Malley
Londra. Poiché nelle ultime due settimane sono stato accusato di accanirmi contro il Milan, voglio precisare che non sono io che ce l’ho con i rossoneri, sono loro che sono fatti così. Come esimersi, ad esempio, dal commentare la situazione del povero Montella? Di essere contestato da qualche tifoso in caso di pochi successi lo aveva messo in conto, credo, ma essere bombardato quotidianamente dalla propria società per i risultati che non arrivano non lo auguro nemmeno a quel barista che mi ha allungato il whiskey con acqua di rubinetto una settimana fa. Non sono tutti spacconi come Mihajlovic, che a chi gli chiede se ha paura di essere esonerato risponde che se ne frega (ehm), che lui ha fatto due guerre e che i giornalisti italiani dovrebbero leggere Ivo Andric (amici di Rai Sport, la prossima volta mandate qualcuno più preparato, se volete far fare la figura dell’ignorante a un allenatore che ha persino il ghostwriter). E insomma Montella si incupisce, soprattutto a sentire certe interviste di Carlo Ancelotti, più gufo di D’Alema con Renzi: “Nel calcio non ci sono maghi con la bacchetta magica, ci vuole pazienza, trovare giocatori idonei al progetto. Il Milan ha fatto una campagna acquisti che tutti hanno definito straordinaria, ma non bastano sei mesi o una campagna acquisti per fare una squadra, occorre tempo, perseverare negli investimenti e nel lavoro”, ha detto ai microfoni di "Radio Anch'io Sport" il momentaneamente disoccupato ex allenatore del Milan. Sottotesto: se date questa squadra a me, vedete come ve la faccio girare. Felice di avere lasciato la triste Germania, Ancelotti incombe sul Milan come i festeggiamenti di Halloween sulla mia pazienza (lo odio, a meno che non si giochi a “cicchetto o scherzetto?”).
Non tutti sono fatti per i posti in cui si trovano a vivere o lavorare, lo sa bene Alvaro Morata, che da due anni piange tutte le sue lacrime per avere lasciato la Juventus. Dopo essersi detto dispiaciuto di avere battuto i bianconeri in finale di Champions League qualche mese fa, ora si lamenta di Londra mettendo in fila una serie di luoghi comuni da fare invidia a un tassista: “Troppa grandezza, troppo stress, troppa metropoli”. Mai quanti nel passaggio in cui rimpiange gli anni alla Juve: “L’Italia per uno spagnolo è il paese migliore per viverci. Avete tutto: bellezza, storia, arte, cucina, moda”. Mancano figa e mandolino, poi l’elenco è completo.
Orsi Feher, compagna dell’allenatore dell’Espanyol, pronta alla secessione
Dalle nostre parti intanto il Manchester United ha ricominciato a vincere alla maniera di Mourinho, cioè 1-0 giocando male e rischiando poco. I tabloid inglesi lo chiamano Moan-inho perché si lamenta, e continuano a cascare nelle sue provocazioni: Gavin Newsham sul Sun pensa di essere spiritoso quando commenta il gesto dello Special One dopo la vittoria sul Tottenham, con cui il portoghese invitava qualcuno a rilassarsi e non parlare troppo: “Divertente – dice il giornalista – è esattamente quello che penso ogni volta che sento parlare José”. In attesa di tornare in campo, Ibrahimovic fa parlare di sé come motivatore di pugili: avrebbe caricato lui Anthony Joshua prima della vittoria contro Carlos Takam, con una frase da b-movie americano anni Ottanta: “Non devi dire non sono perfetto ma ci sto provando, bensì io sono perfetto ma non ci sto ancora provando”.
Infine un minuto di silenzio per il Napoli, che ogni anno in questo periodo comincia a preparare i festeggiamenti per lo scudetto. Due anni fa ci fu Maradona che studiava con mesi di anticipo il punto esatto del campo in cui atterrare con l’elicottero, adesso leggo un’intervista al tatuatore di Hamsik (brutta cosa i lunedì al lavoro, eh?) il quale dice che il capitano del Napoli gli ha già odrinato i colori dello scudetto da tatuarsi addosso. Peccato. Potrà comunque usarli per disegnarsi una bella pizza Margherita, nel caso.