Come si cura Dybala?
L'attaccante della Juventus alla seconda panchina consecutiva tra prestazioni sottotono e pasticci "tecnici". Massimiliano Allegri prova a recuperarlo con il metodo Higuain
Stai fermo un giro e fai notizia. Ti ritrovi fuori dai titolari per la seconda volta consecutiva e diventi un caso. Può sembrare un controsenso se sei il miglior marcatore della tua squadra, ma alla Juventus sono fatti così. Come avveniva alla casa madre Fiat, anche in bianconero non si guarda in faccia a nessuno. Se sei al di sotto delle aspettative ti accomodi in panchina, pure se ti chiami Paulo Dybala e hai segnato dodici reti. Era accaduto con l'Inter, è ricapitato domenica a Bologna: l'argentino ha collezionato un quarto d'ora a partita senza riuscire a mitigare in alcun modo le domande che hanno cominciato a sollevarsi nei suoi confronti.
Domande che nascono da una involuzione evidente. Quello che era il talento da cullare si è trasformato in poco tempo nel patrimonio da salvare. A settembre si stampavano paginate di paragoni con Lio Messi, ai tempi del primo incrocio in Champions League con il Barcellona: Dybala veniva indicato come l'erede designato a breve in Nazionale e in futuro (chissà) in blaugrana. Oggi i titoli sono pieni di punti interrogativi e di concetti capaci solo di instillare il dubbio, comunque rafforzati dalle parole e dalle scelte di Massimiliano Allegri. Parole che non lasciano spazio a interpretazioni (“Ognuno deve saper gestirsi nella vita privata”) e scelte che non contemplano l'esitazione (“Ho lasciato fuori Pirlo e Pogba, può capitare anche a Paulo”). Problemi di vita privata che non sono di natura sentimentale, tutt'altro, ma che nascono dalla rottura complicata con lo storico agente Pier Paolo Triulzi e dai pasticci combinati sul fronte degli sponsor tecnici. Quelli che lo hanno spinto a giocare con scarpe interamente nere: non un nostalgico ritorno al passato, ma un semplice sbianchettamento dello sponsor.
Si tratta di situazioni che possono portare a cause con richieste di risarcimenti milionari, logico che possano destabilizzare un ragazzo sì di talento, ma che ha – per l'appunto – soltanto 24 anni. E allora arrivano le prestazioni sottotono, allora arrivano i passaggi sballati, allora arrivano i rigori sbagliati, quelli decisivi (e consecutivi) contro l'Atalanta e contro la Lazio. Così Allegri, che è uomo pratico, ha optato per la soluzione drastica. Aveva funzionato benissimo con Gonzalo Higuain, tornato famelico dopo aver visto i compagni giocare ottanta minuti nel derby. Appare più problematico con Dybala, uno già tenero di suo e che potrebbe ulteriormente deprimersi. Ma è una strada da cui il tecnico non vuole derogare, visto come i risultati stiano dalla sua parte. Balza agli occhi la formazione messa in campo a Bologna, una rivoluzione rispetto a quelle vincenti del passato. Gli altri vanno avanti a colpi di titolarissimi, per provare a conquistare un trofeo qualsiasi, la Juventus ci riesce puntando su una ventina di uomini intercambiabili. E Dybala farebbe bene ad accorgersene in fretta, prima di trasformarsi da insostituibile in superfluo.