Duvan Zapata (foto LaPresse)

Zapata l'attaccante che punisce chi non ha creduto in lui

Leo Lombardi

Coast to coast e pallonetto. Così, imitando Weah, il colombiano ha segnato contro l'Udinese. La squadra che non ha voluto acquistarlo dal Napoli e che gli ha preferito Maxi Lopez

L'ammissione a fine partita non rovina la bellezza del gesto. “Volevo crossare”, racconta Duvan Zapata dopo Sampdoria-Udinese, spiegando così quel pallonetto andato a beffare Bizzarri per il 2-0 blucerchiato. Prima, però, c'era stato un coast to coast di quelli che raramente si vedono del calcio. E che, per questo, rimangono impressi nella memoria, come quello di George Weah contro il Verona nel 1996. Allora l'attaccante del Milan, poi diventato presidente della Liberia, partì dalla propria area saltando gli avversari con uno slalom irresistibile. Oggi il centravanti della Sampdoria ha conquistato palla sulla trequarti per puntare la metà campo altrui. Una corsa di sessanta metri, con il povero Fofana che tentava in qualche modo di frenarlo, fino al tocco morbido proprio sotto la Gradinata Sud, feudo del tifo blucerchiato. Una rete che ha fatto impazzire Marassi, che ha poi accolto con un'alzata di spalle la rivelazione della sua casualità. A Genova amano essere pratici.

 

       

E pratico lo è, Zapata. Per lui otto reti finora: sette di queste hanno significato punti, ben sei sono coincise con un successo. Inutile solo quella contro la Lazio, vittoriosa per 2-1 in casa della Samp. Una serie di gol che fa di lui e Quagliarella (che ha contribuito con 17 centri) una delle migliori coppie d'attacco in Italia, dimostrando come Zapata avesse soltanto bisogno di un luogo che lo accogliesse per poter tornare a essere ciò che è: non un fenomeno, ma un buon attaccante. Così non era stato il Napoli, che lo porta in Italia nel 2013. In squadra c'è Higuain, pressoché impossibile ritagliarsi uno spazio fisso con un simile cannibale davanti. Così non è stata l'Udinese, dove va in prestito biennale nel 2015. Non lo è stata perché l'ultima estate, di fronte alla richiesta del Napoli di 15 milioni in cambio dell'acquisto, i bianconeri hanno preferito rispedire indietro il giocatore, mettendolo di fatto sul mercato. E la Sampdoria è stata più veloce del Torino, altra società che avrebbe voluto Zapata. Più veloce e più convincente, soprattutto, depositando sul piatto i soldi richiesti da De Laurentiis e che Cairo non ha avuto in animo di investire: tre milioni per il prestito e diciassette per il riscatto, cui se ne aggiungerà uno al raggiungimento del bonus. Manca pochissimo, visto che si tratta di arrivare in doppia cifra con i gol.

       

Un totale di ventun milioni, l'investimento più gravoso nella storia della Sampdoria e fatto per di più da un presidente (Massimo Ferrero) che tutti giudicano bravo solo a non tirare fuori soldi propri. Una cifra che Zapata sta dimostrando ampiamente di valere, divertendosi a colpire chi non ha creduto in lui. Come il Torino, cui ha realizzato la prima rete in stagione a metà settembre, dopo appena sedici secondi. E come l'Udinese, che gli ha poi preferito in attacco Maxi Lopez, finora autore di due soli gol, entrambi all'andata contro la Sampdoria. Zapata ha trovato a Genova una fiducia “che voglio ripagare”, una squadra che lo aiuta a segnare e un allenatore che lo sa valorizzare, impedendogli di cadere in errori comportamentali, come accaduto in passato. Marco Giampaolo gli ha evitato la multa ma lo ha fatto partire in panchina, dopo che Zapata si era rifiutato di salutare il compagno che lo aveva sostituito una settimana prima a San Siro contro il Milan. Una volta entrato, gli sono bastati quindici minuti e quella corsa per dimostrare di aver capito la lezione.

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