Steph Curry e LeBron James (elaborazione grafica Il Foglio)

Alle finali Nba giocano sempre gli stessi, tutti hanno uno spettro da raggiungere

Eugenio Cau

LeBron James, i Golden State Warriors e il titolo di “goat”

Roma. Qualche settimana fa Jason Gay, esperto di sport del Wall Street Journal, ha scritto che da quando sono iniziati i playoff dell’Nba, il campionato americano di pallacanestro, lascia che i suoi figli stiano svegli fino a tardi quando gioca la squadra dei Cleveland Cavaliers. I Cavaliers sono la squadra di LeBron, il giocatore di basket più forte del mondo. I figli di Gay hanno 3 e 5 anni, sono bambini, di guardare il basket gli interessa poco, preferirebbero i cartoni. Ma Gay li fa stare svegli (non tutta la partita, solo un pochino) a guardare LeBron giocare, perché vuole che i suoi figli vedano il più forte del mondo in attività, è un momento epocale che non si possono perdere, e quando saranno grandi, forse, se lo ricorderanno e lo ringrazieranno per averli fatti assistere alla storia dello sport, come chi ancora sogna le vittorie di Michael Jordan negli anni Novanta. “Penso che sia il mio dovere come genitore”, scrive Gay.

 

Nei prossimi giorni, LeBron James parteciperà per l’ottava volta di fila alle finali Nba. Questo lunghissimo record di partecipazioni, ineguagliato dai tempi in cui il basket si giocava con le All-Star ai piedi, è testimonianza della forza di LeBron. Il fatto che in nove finali giocate (oltre alle otto di fila ce n’è una non consecutiva) LeBron abbia vinto il campionato soltanto tre volte è sintomo delle squadre quasi sempre pessime che lo hanno accompagnato ai playoff, specie a Cleveland. Quest’anno, la squadra di LeBron è una delle peggiori di sempre, martoriata dagli infortuni e da pessime scelte della dirigenza: nessun giocatore degno di nota (a parte il sempre infortunato Kevin Love), una massa di gregari che da soli non arriverebbero da nessuna parte. LeBron, che ha 33 anni e non è più tanto giovane per gli standard dell’Nba, ha giocato in questi mesi forse il miglior basket della sua carriera, e i giornali americani hanno scritto che ha portato la sua squadra alle finali “grazie alla bruta forza di volontà”. Vederlo giocare è un’esperienza primordiale, e mai come in queste settimane i tifosi, anche quelli delle altre squadre, hanno iniziato a pensare che forse è l’unico con qualche possibilità di superare Michael Jordan, il giocatore di pallacanestro più forte della storia.

Nonostante questo, molti dicono che LeBron ha già perso il campionato.

 

Dovrà giocare contro i Golden State Warriors, la squadra di San Francisco, uno dei più forti superteam della storia. Mentre i Cavs sono una squadra di scarsoni guidati da un giocatore ultraterreno, i Warriors sono tutti fortissimi. Steph Curry è forse il miglior tiratore della storia, Kevin Durant è un mostro di potenza e talento, Clay Thompson e Draymond Green potrebbero essere le stelle di qualunque altra squadra. Da anni i Warriors partono strafavoriti, hanno vinto il campionato del 2015 e quello dell’anno scorso (nel 2016 ha vinto LeBron, dopo una rimonta pazzesca proprio contro i Warriors), e nonostante alcuni scivoloni (anche per arrivare in finale hanno faticato contro gli Houston Rockets) gli esperti dicono che potrebbero essere la squadra di basket più forte della storia, superando perfino i Chicago Bulls di Michael Jordan, che a metà degli anni Novanta vinse tutto quello che era possibile vincere.

 

Avrete notato che Jordan ricorre spesso in questi discorsi. Di più: per il basket americano, Jordan è un’ossessione come non ne esiste in nessun altro sport. Jordan è il “goat”, Greatest of all time, il miglior attaccante e il miglior difensore della storia, imbattibile per i contemporanei e irraggiungibile per quelli che sono venuti dopo di lui. Anche la sua squadra, piena di talenti, era la “goat”, e l’èra di Jordan è il termine di paragone di tutti i giocatori di basket da trent’anni. Provate a digitare “Jordan goat” su Google (o, meglio ancora, su YouTube, così potrete godere di qualche filmato d’epoca) e otterrete milioni di risultati: la legacy di Jordan è la più impressionante di tutti gli sport moderni.

 

Così LeBron James, vale a dire il giocatore di basket che più di ogni altro ha la possibilità di superare Jordan, si scontrerà con i Golden State Warriors, vale a dire la squadra che più di ogni altra ha la possibilità di superare la squadra di Jordan. E’ la quarta volta consecutiva che succede, e anche questo è un record: in nessuno sport americano le stesse squadre erano andate alle finali così tante volte. Non è un caso. In queste finali, tutti giocano inseguendo uno spettro. Soprattutto LeBron. Sa che non ha più tanto tempo per diventare il “goat”, ma una vittoria contro ogni probabilità lo porterebbe più vicino all’impresa.

  • Eugenio Cau
  • E’ nato a Bologna, si è laureato in Storia, fa parte della redazione del Foglio a Milano. Ha vissuto un periodo in Messico, dove ha deciso di fare il giornalista. E’ un ottimista tecnologico. Per il Foglio cura Silicio, una newsletter settimanale a tema tech, e il Foglio Innovazione, un inserto mensile in cui si parla di tecnologia e progresso. Ha una passione per la Cina e vorrebbe imparare il mandarino.