facce da mondiali
Lo zen e l'arte di Gonçalo Guedes di fregarsene di Cristiano Ronaldo
Cresciuto nel Benfica, acquistato dal Paris Saint Germain, esploso a Valencia. Chi è l'attaccante del Portogallo che al Pallone d'oro preferisce Geovanni
Se si è portoghesi e si gioca bene al pallone e con uguale facilità sulle fasce o al centro dell'attacco l'ovvio paragone a cui si è sottoposti è quello con Cristiano Ronaldo. Ci cadono tutti, senza possibilità di sottrarsi. E se non si sta attenti, se si inizia a pensarci davvero, si rimane schiacciati, perché se in Portogallo ci fosse un Marchese del Grillo sintetizzerebbe così la faccenda, "Ronaldo è Ronaldo e voi non siete un cazzo". Così quando Gonçalo Guedes ha iniziato a emergere nelle giovanili del Benfica, quando del suo talento se ne sono accorti prima a Lisbona, poi in Lusitania, infine tra gli scout di tutta Europa ecco che quel paragone ingombrante quanto lo stipendio del giocatore del Real è tornato fuori e si è appiccicato al ragazzino di Benavente.
"Abbiamo il nuovo Ronaldo", titolava il quotidiano O Jogo dopo il primo gol in Champions League dell'attaccante. Era il 30 settembre del 2015 e quel giorno il Benfica si prese il lusso di battere 1-2 l'Atletico Madrid a Madrid. Gol decisivo del ragazzo con il numero 20 che colpì il pallone da posizione quasi impossibile dopo essersi fatto oltre metà campo di corsa. "Corsa, forza, piedi buoni. L'erede c'è già: è Guedes", scrissero.
E a vederlo quel giorno, e poi nel corso della stagione, in effetti, un po' di somiglianza c'era. Perché quando si vede giocare un fenomeno è normale per un ragazzino prendere spunto, anche imitarlo. Lo stile arriva dopo, prima c'è l'emulazione. Ma quando arrivò la televisione portoghese a intervistarlo per sentirsi raccontare la vita di un adolescente che rincorre il mito di Cristiano Ronaldo, tutti rimasero delusi. "Beh sono portoghese, è normale stimare Cristiano Ronaldo. Ma io sono sempre stato tifoso del Benfica e stravedevo per Geovanni". Silenzio. Gelo. Stop. Perché Geovanni è stato un talento eccezionale, ma un giocatore che i grandi palcoscenici li ha solo sfiorati, uno che per estetica pallonara poteva competere con tutti i migliori, ma per voglia di lavorare molto meno. Però si sa, il tifo è strano e fa vedere le cose da un punto di vista tutto suo.
Gonçalo Guedes ha continuato a correre, dribblare e segnare indipendentemente da Cristiano Ronaldo. E lo ha fatto così bene da far scucire, nel gennaio del 2017, 30 milioni al Paris Saint Germain per portarlo a Parigi. "PSG, un profil à la Cristiano Ronaldo", titolò il Parisienne.
Andò malissimo.
Non fu certo il paragone con il capitano del Portogallo però a bloccare il talento di Benavente. Ben altro non gli permise di dimostrare il suo valore al Parco dei Principi. "Portare un giovane in una squadra nel mercato di gennaio è stato un grossolano errore. Quando si ha a che fare con un ragazzo di talento bisogna avere la pazienza di guidarlo. E per guidarlo bisogna avere un'estate per farlo crescere, spiegargli il gioco", spiegò Marcelino García Toral, allenatore del Valencia, che Guedes l'ha abbracciato nell'ultima stagione in prestito. Con lui Marcelino Guedes si è lasciato alle spalle quei mesi da spettatore a Parigi, quei pochi minuti in sette partite, quella incapacità di essere protagonista.
19 settembre 2017, stadio Mestalla, settimo minuto. Guedes prende palla sulla sinistra, con una finta di corpo mette a sedere il suo marcatore, con un doppio passo si libera del terzino, cross al centro, Zaza di testa la mette fuori. Ventesimo minuto. Il portoghese si libera dalla marcatura, scatta riceve palla e senza nemmeno stopparla con l'esterno libera Parejo. Palla alta. Ottantaseiesimo minuto. Rodrigo recupera palla, la passa a Guedes che la difende e con il tacco gliela restituisce liberandolo solo davanti al portiere. Gol del 5-0, l'inizio di una stagione pazzesca.
Perché Guedes ha fisico e corsa, ha dribbling e tiro, è, in pratica, un prototipo di gran giocatore. Uno di quelli che piacciono a Marcelino, perché quando riceve il pallone ha già le idee chiare, sa cosa fare, dove andare, a chi passare. Ché è attaccante ma del gol se ne frega il giusto, ché vuoi mettere l'assist, ché a Cristiano Ronaldo, che vive per essere il migliore, preferisce Geovanni, che viveva per correre il meno possibile e quindi si era specializzato nell'arte dei grandi pelandroni di talento, quella del far correre la palla. In trentatré partite 11 assist e sei gol. Soprattutto un'infinità di giocate e un applauso dietro l'altro al Mestalla. "Non faccio molta attenzione ai complimenti perché questo è il calcio: un giorno sei molto bravo e un altro sei il peggiore", ha detto il portoghese. E a chi continua a chiedergli del futuro, di Cristiano Ronaldo e del Mondiale risponde: "Non ci penso. Sai che goduria sorprendersi".
Il Foglio sportivo - IL RITRATTO DI BONANZA