Foto di Giorgio Coluccia

Dove a Mosca il Mondiale non è arrivato

Giorgio Coluccia

Viaggio nelle periferie della capitale della Russia, dove "i palazzi sono stati restaurati solo all'esterno per dare un minimo segno di modernità"

Mosca. Darina è bellissima. Occhi verde ghiaccio, magnetici, più li guardi e più ti ipnotizzano. Come ha scritto il poeta Nikolaj Nekrasov qui “certe donne hanno gli sguardi e l’andatura delle regine”. Il viaggio nella sconfinata periferia di Mosca inizia con lei, studentessa dell’Università statale, nata nel sobborgo di Bibirevo, uno dei tanti dove l’eco del Mondiale non arriva e i problemi di sempre restano tali. Come se nulla fosse. Questa zona dista quasi trenta chilometri dalla Piazza Rossa, in macchina con il traffico infernale che c’è, ci vuole un’ora e un quarto per raggiungerlo, nonostante da qui si possa imboccare subito il Mkad, la strada a scorrimento veloce a forma di anello che circonda tutta la città sin dal 1950. Ci sono altre strade circolari che cingono la capitale, le hanno costruite proprio per risolvere il problema degli ingorghi, che qui chiamano propka. Funziona così: le ampie carreggiate del centro si estendono tutte verso l’esterno confluendo in questi cerchi di asfalto interminabili. Darina sta seguendo poco il Mondiale, si sente defraudata perché come tanti altri studenti è stata sfrattata dal campus situato sulla Vorob'ëvy gory, per far posto alla Fan Zone allestita dalla Fifa proprio a breve distanza dallo stadio Luzhniki: “Mi ritrovo a studiare in casa, anche gli alloggi sono inaccessibili e c’è troppo caos per concentrarsi” afferma. “Per fortuna abito fuori dal centro, in questi sobborghi è impossibile trovare tifosi di altri Paesi e chi vuole la Coppa del Mondo la guarda in tv. Ma ammetto che si sta parlando sempre più spesso della nostra Nazionale, le prime due vittorie hanno avuto grande risalto”.

 

Lo scetticismo e il disinteresse iniziale sono evaporati dopo che la selezione di Cherchesov ha stracciato Arabia Saudita ed Egitto, ora ai russi per vincere il gruppo A e passare come primi basterà pareggiare contro l’Uruguay nell’ultimo match della fase a gironi. E’ la prima volta che la Russia si qualifica agli ottavi dall’epoca sovietica, fin qui aveva disputato tre tornei iridati ma senza mai passare un turno: per ritrovare due vittorie nei primi 180’ bisogna tornare al Mondiale ospitato dall’Inghilterra nel ‘66, quando c’era Lev Yashin, mentre a Messico ‘86 esisteva ancora il muro e l’incantesimo agli ottavi lo spezzò il Belgio, dopo un rocambolesco 4-3. Da quando è iniziato il torneo il caldo a Mosca si è imposto con decisione, ormai la minima non scende sotto i 15 gradi, ma viene da immaginare come questa periferia, a tratti deprimente, possa essere in pieno inverno, gelida, sconfinata e ricolma di neve. Da Bibirevo a Novokosino, oppure a Razvilka, lo scenario non cambia, costellato da palazzoni in rapida successione, senza alcuno stile e con oltre quindici piani ciascuno. Li chiamano spalnye raiony, ossia quartieri dormitorio, e furono costruiti dal regime comunista negli anni Sessanta per dare un’alternativa a tante famiglie rispetto alle komunalki, dove a parte la stanza era tutto in comune con altri nuclei familiari.

 


Foto di Giorgio Coluccia


  

A queste latitudini è difficile trovare qualcuno che parli inglese, anche se conoscere un’altra lingua oltre al russo è una tendenza che si sta diffondendo soprattutto nei più giovani. Yuri ha viaggiato tanto in Europa, è stato spesso a Londra, ora lavora negli uffici amministrativi della metropolitana e vive a Butovo, a sud dal centro: “Tanti, tantissimi come me ogni giorno spendono ore e ore per andare e tornare dal posto di lavoro” dichiara. “Mosca è una città attrezzatissima per ospitare tutti, ma ancora non basta. Basti pensare che la metro muove ogni giorno quasi dieci milioni di persone, più di quelle di New York e Londra messe assieme. Il Mondiale? Guardo la Russia e le squadre più importanti, tra l’altro sui treni più moderni ci sono le tv in ogni vagone che trasmettono le gare in diretta. Non credo che Golovin e compagni arriveranno fino in fondo, con la dissoluzione dell’Urss è scomparsa ogni eterogeneità che ci faceva sentire più forti di molti altri”.

 


Foto di Giorgio Coluccia


 

Per chi vive in questi sobborghi, anche detti microraiony, è impensabile trasferirsi verso il cuore di Mosca, in virtù di prezzi da capogiro che in pochi possono permettersi. Non a caso la Russia è sesta nel Pil mondiale, ma è solo alla posizione numero 69 per quanto riguarda il Pil pro capite tenendo in piedi una contraddizione che però non s’è riverberata sulle elezioni del marzo scorso, dove tre cittadini su quattro hanno votato ancora per Putin. “In questi palazzoni vi inviterei ad entrarci” sottolinea Yuri “parecchi sono stati ristrutturati solo all’esterno, per dare un minimo segno di modernità, ma all’interno è come tornare ai tempi dell’Unione Sovietica”. Intanto sono le nove di sera, c’è ancora tanta luce e in questo periodo dell’anno a Mosca le notti durano pochissimo. Poi ci si rimette in viaggio. Andata e ritorno dal centro.

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