Tifosi inglesi in Russia (foto LaPresse)

Al Bar Sport fogliante va forte l'Inghilterra. Vincerà la Francia

Piero Vietti

L’élite tifa Belgio, il popolo canta “It’s coming home”. Dichiarazione d’amore per Modric. Va bene tutto purché si brindi

Roma. E’ vero, non c’è l’Italia, e quest’anno durante i Mondiali il Bar Sport fogliante è rimasto triste e vuoto. Solo sporadicamente risuonava per le stanze di via del Tritone un urlo per un gol. Ma era più scena che altro. Con il passare dei giorni, però, quella meravigliosa droga che è il calcio ha cominciato a fare effetto anche su chi all’inizio ostentava cinica superiorità. Alcuni foglianti sono rimasti senza cuore, ma altri hanno provato a buttarlo sul bancone, rispondendo all’originale domanda: ora che siamo arrivati alle semifinali, chi vince la Coppa del Mondo (e perché?). Il primo a ordinare è Corrado Beldì: “L’Inghilterra, dalla Russia con amore, perché James Bond non perde mai”. Non poteva mancare la nostra epica esperta di calcio, la magnifique Marina Valensise, che gigioneggia: “Ma perché ci sono i Mondiali di calcio? Non me ne ero nemmeno accorta… scherzo eh, che credete. Io sono patriota ma in mancanza degli azzurri tifo Les Bleus. Dunque la semifinale la vince la France e la finale contro la Croazia forse pure. Bisous”. Paola Peduzzi è tutta orgoglio british: “Io dico solo: it’s coming home. E voglio il biglietto”. Le fa eco Piero Vietti, che da giorni canta ininterrottamente (tra sé e sé, è pur sempre piemontese) “It’s coming home”. Marianna Rizzini in realtà è Pollyanna: “Non ho visto neanche la minima partita sindacale ma dico Inghilterra (per amore di Londra, intanto)”. Giulia Pompili assesta il suo colpo di katana: “Io, come tutti, tifavo Giappone: ma tranquilli, vincerà i Mondiali di Kendo a settembre. La finale geopolitica ideale sarebbe stata Russia-Inghilterra: pure se la Russia è fuori dai giochi credo che vincerà lo stesso, in fondo basta hackerare il Var”.

 

Matteo Matzuzzi consulta fonti in alto e profetizza: “Vincerà la Francia perché purtroppo è la più forte. Lo dico con il cuore lacerato, da convinto anti tutto quello che la Francia rappresenta. Ma bisogna essere obiettivi, ça va sans dire”. Tutti fermi al bancone, è il turno del direttore Claudio Cerasa, che editorialeggia: “Alla fine, è tutta una questione di capitali. Vuoi tu che lunedì sia Parigi a diventare la Capitale del mondo? Col cavolo! Hanno già Macron, avranno pure le Olimpiadi, forse avranno pure la presidenza della Bce, e piuttosto che vedere Deschamps alzare la Coppa meglio bersi un litro di creatina. Stesso discorso per la Croazia: vuoi davvero che un paese da 4 milioni di abitanti possa vincere la Coppa del Mondo dando a tutti i sovranisti e indipendentisti del mondo il pretesto per dire: lo vedete, piccolo è bello? E ancora. Vuoi tu che lunedì sia Londra a diventare capitale del mondo? Col cavolo! Un paese che ha bruciato Cameron, che ha trasformato Blair in un nemico del popolo, che sta facendo di tutto per far tornare di moda il marxismo, meriterebbe di vincere i mondiali solo a condizione di mandare Corbyn in California con Dibba e di trasformare la soft Brexit in una no Brexit. Domanda finale: vuoi tu trasformare Bruxelles, ovvero la Capitale dell’Europa maltratta dai nemici dell’Europa simbolo della resistenza dell’Europa contro il cialtronismo sovranista, nella capitale del mondo?

 

Vuoi tu che lo stesso allenatore campione dell’ottimismo – che ha fatto sognare il mondo vincendo nel 2013 la Fa cup in Inghilterra con il suo piccolo Wigan contro il Manchester City di quel sola di Roberto Mancini – possa far diventare la Capitale dell’Europa anche la Capitale del mondo? La risposta può essere solo una: forza Belgio!”. La redazione tenta subito di allinearsi, ma ecco irrompere Manuel Peruzzo, che ha scoperto il calcio grazie al Foglio: “Tra magliette rosse, blu e rolex cafonal a me basta vincano i poteri forti e non qualche mezza sega miracolata. In questo caso direi forza Francia, i più adatti a un vero gesto rivoluzionario: levarsi la maglia”. Mattia Ferraresi smentisce il luogo comune per cui in America è tutto più grande, e tifa per la più piccola: “Vince la Croazia perché è quella su cui è più difficile costruire una grande metafora geopolitica”. Femmina e provocatrice, Simonetta Sciandivasci tifa “un altro paio di mondiali senza l’Italia”, ed Eugenio Cau raccoglie: “Viva i mondiali senza l’Italia, così non si deve fingere di essere interessati”. A questo punto, da un tavolo poco illuminato, si alza Luca Gambardella, scommettitore in attesa, che si deprime: “Per me questo Mondiale, dopo avere ascoltato le vostre conversazioni tra tifosi da giorni feriali, non ha più senso”. Marco Archetti, maestro di lettere, pugilato e da poco persino di calcio, tifa Belgio, “anche se Simenon è un Dostoevskij minore”. Maurizio Crippa fa outing: “Modric è il giocatore più forte (e più bello) del Mondiale. E sarebbe la prima volta di una Coppa vinta da un centrocampista, e non da un puntero. Ma vincerà l’Inghilterra, questa squadra di post siderurgici allevata in batteria. Perciò viva Mbappé e il suo talento irresponsabile e spavaldo. L’unico che faccia sognare noi ragazzini”.

 

Pompili non ci sta: “Maurizio ho googlato, Modric al massimo vince il Mondiale dei calciatori brutti”. Crippa pronto ribatte: “Non hai mai avuto talento per l’effrazione estetica, Giulia”. Alberto Brambilla vaga confuso: “Nella partita Russia-Croazia non riuscivo a capire chi erano i rossi e chi i neri. Contento che abbiano vinto i neri (battere la nazione ospite è sempre divertente). Tifo Inghilterra. E che Dio salvi Meghan”. Poi rinsavisce e propone “un brindisi di metà pomeriggio”. Massimo Adinolfi fa un’entrata surrealista: “Vince l’Italia. A seguito di una rivoluzione giudiziaria che squalifica tutte le altre. (Oppure vince il Belgio, tanto non esiste)”. Antonio Gurrado alza bandiera bianca: “Tifo Inghilterra ma vincerà la Francia perché saldamente convinta di essere la nazione più importante del mondo e, nei momenti di tensione, l’autoconvincimento può trascendere in ipnosi (come dimostra la parata di Muslera sul tiro di Griezmann). I miei beniamini invece sono talmente portati a rimpicciolirsi, per modestia e per educazione, per fair play e per correttezza politica, che se anche dovessero giocare la finale soli contro metà campo vuota riuscirebbero a trovare una maniera per perderla, e se negoziassero la Brexit da soli riuscirebbero a concludere un accordo svantaggioso”.

 

Valerio Valentini confessa la sua vera passione, l’altra: “L’unica volta che la Francia ha vinto il Mondiale, mentre Zidane e compagni esultavano al Tour de France (che è poi la sola cosa che conti, a luglio, come tutti sanno) trionfava un italiano. Verrebbe dunque da cantare la Marsigliese con la mano sul cuore, sperando che sui Campi Elisi, tra tre settimane, a risuonare sia l'inno di Mameli. Ma ormai i nostri alleati naturali – Salvini e Di Maio docent – vanno cercati a est. E allora Forza Croazia. Nibali s’arrangerà lo stesso”. Conclusiva, arriva la letterina di Giuseppe De Filippi: “Vorrei una bella finale di impronta medievale, quindi Francia-Inghilterra, e lì poi cavallerescamente non saprei chi tifare. Facciamo così, 90 minuti pari e poi si afferma il macronismo europeista mentre i tifosi inglesi fanno un appello anti-Brexit”. Il Bar Sport fogliante chiude, ma riapre stasera per la prima semifinale (sappiatelo, se sul giornale di domani trovate errori). 

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  • Piero Vietti
  • Torinese, è al Foglio dal 2007. Prima di inventarsi e curare l’inserto settimanale sportivo ha scritto (e ancora scrive) un po’ di tutto e ha seguito lo sviluppo digitale del giornale. Parafrasando José Mourinho, pensa che chi sa solo di sport non sa niente di sport. Sposato, ha tre figli. Non ha scritto nemmeno un libro.