It's not coming home. Bastava guardare le facce dei croati per capire perché l'Inghilterra ha perso
I ragazzi allenati da Southgate erano arrivati a questa semifinale senza averlo mai potuto prevedere, ne sono usciti dopo aver fatto l’errore di credersi in finale
Il peso della storia, sicuramente. I ragazzi allenati da Southgate erano arrivati a questa semifinale senza averlo mai potuto prevedere, ne sono usciti dopo aver fatto l’errore di credersi in finale. Inesperti e giovani, bastava guardarli in faccia i nostri Leoni, e poi guardare le facce da vecchi, brutti e cattivi dei croati, per capire che nemmeno giocando altri dieci giorni, con gli avversari a terra per crampi, sarebbero riusciti a pareggiare. L’1-0 è arrivato inaspettato e benedetto come un giro gratis di birra al pub, troppo distante però il fischio finale per potersi credere al sicuro. L’Inghilterra ha fatto l’errore già fatto con la Colombia agli ottavi, ha pensato che difendersi e ripartire fosse una buona idea. La Croazia non è squadra sudamericana, però, non cazzeggia né crolla sul più bello. Non è bastato il commovente Trippier, e forse Harry Kane sognerà per mesi quel palo colpita da venti centimetri (non era fuorigioco, il Var lo avrebbe convalidato, staremmo commentando un’altra partita e la mia sbronza non sarebbe così triste). Tanti avevano scritto che comunque fosse finita questa Inghilterra è destinata a tornare ad essere una delle grandi favorite a Mondiali ed Europei. È probabilmente vero, ma oggi non me ne frega niente. Il calcio è da sempre impastato di illusione e lacrime, e la fottuta illusione ci ha cullati per giorni, fino alle lacrime della semifinale. Ci direte che ci abbiamo creduto troppo, che abbiamo esagerato con gli “it’s coming home”, che tutto quell’entusiasmo non poteva che essere punito. Ma chissenefrega, abbiamo riassaporato il gusto dell’impresa sfiorata, battuti da una squadra che avremmo potuto battere ma che in una semifinale girata così non avrebbe potuto perdere. Il giorno in cui Rashford avrà la stessa faccia di Mandzukic vinceremo il Mondiale. Nel frattempo non vediamo l’ora di ricominciare a cantare “it’s coming home”, con i calici di birra alzati verso il cielo. O il soffitto del pub, che è lo stesso.