Beppe Sala (foto LaPresse)

Sulle Olimpiadi Sala lancia l'ultimatum al governo gialloverde

Daniele Bonecchi

Il sindaco di Milano conferma la disponibilità a ospitare gare o eventi ma si tira indietro dalla gestione della governance: "Le ragioni della politica stanno prevalendo su quelle sportive e territoriali"

E’ un vero e proprio ultimatum quello inviato dal sindaco di Milano Beppe Sala al presidente del Coni, Giovanni Malagò, con una punta di amarezza. “Con rammarico – scrive Sala – constato che nella scelta della candidatura per i Giochi Olimpici e Paraolimpici 2026 le ragioni della politica stanno prevalendo su quelle sportive e territoriali. Per spirito di servizio al Paese, Milano conferma la sua disponibilità, ove richiesto, solo come venue di gare o eventi, stante le attuali condizioni, non ritiene praticabile una sua partecipazione alla governance 2026. Qualora la nostra posizione non sia ritenuta accettabile accoglieremo di buon grado la decisione del Coni e, certamente, faremo il tifo per la candidatura italiana selezionata”.

 

Dunque Milano è pronta alla rinuncia se non prevarrà il buon senso. Che sembra svanire però, sotto i colpi del governo carioca. E pensare che Milano e la Lombardia (targata Lega) giocano una partita importante, ma evidentemente al Coni è arrivato l’aut aut pentastellato. Milano, per bocca del sindaco Sala, aveva usato parole chiare: “Ribadisco la necessità di una chiara identificazione della governance della candidatura. L’esperienza in Expo mi ha insegnato quanto sia fondamentale per il rispetto dei tempi e per la qualità del progetto una precisa identificazione delle responsabilità della gestione del processo di candidatura e poi, auspicabilmente, della realizzazione. Milano vuole essere un’opportunità per le Olimpiadi italiane, nella consapevolezza che un’impresa del genere è gestibile solo con scelte precise”. Appunto. E il governatore lombardo Attilio Fontana aveva condiviso la linea: “Non abbiamo mai avuto posizioni preconcette verso nessuno e apprezziamo gli sforzi del Coni per raggiungere una condivisione di intenti da parte di tutti gli attori in campo. Siamo però fortemente convinti che per centrare il traguardo finale sia necessaria una forte capacità di governance in capo a un soggetto ben chiaro e definito”.

 

Ma ora la partita si complica e le speranze di coinvolgere la Valtellina, terra tanto cara a Fontana, si allontanano. Milano, impossibile negarlo, è diventata la cattedrale degli eventi planetari ma ha bisogno di infrastrutture per lo sport. E il palaghiaccio nel nuovo quartiere di Santa Giulia (dove si è trasferita anche Sky) realizzato dal colosso australiano di Lendlease era ed è una condizione essenziale. Milano voleva guidare l’evento, ospitare l’apertura e la chiusura, magari nello stadio di San Siro, gestire una parte delle manifestazioni sportive. Ma il virus del signor no ha bloccato tutto. A Milano la carovana delle Olimpiadi era certa di poter trovare l’ospitalità migliore.

 

Il capoluogo lombardo è diventato di fatto una holding planetaria delle grandi manifestazioni. Dopo Expo 2015, il capoluogo lombardo ha vissuto una stagione crescente di manifestazioni in grado di attrarre un numero crescente di turisti da tutto il mondo e di operatori internazionali. E anche l’Albero della vita, che ha illuminato per sei mesi l’Esposizione universale in realtà non si è mai spento. Oltre alla sua conclamata capacità di attrarre grazie allo shopping e alla qualità dell’offerta ricettiva (ristorazione compresa) che ha portato in città 5 milioni di turisti in 6 mesi, ci sono spazi di grande prestigio da utilizzare come piazza Duomo, il castello Sforzesco, palazzo Reale. Il villaggio olimpico – nell’idea di Sala – poteva essere realizzato allo scalo Romana, una delle cinque aree messe a disposizione della città dalle Ferrovie dello Stato. Milano ha iniziato a diventare una macchina da eventi già a partire dagli anni Novanta, col Fuorisalone del design. A Lambrate e Brera e poi via via in zona Tortona e negli altri quartieri storici, dove i giovani designer hanno imparato a portare le loro novità. La Milano degli eventi è in competizione con Parigi e New York anche grazie alla moda. Dunque la scelta del Coni di penalizzare il capoluogo lombardo per i Giochi Olimpici e Paraolimpici Invernali del 2026 rischia di spalancare le porte agli altri concorrenti: l’Austria che propone Graz, il Canada con Calgary, il Giappone con Sapporo, la Svezia che lancia Stoccolma, la Svizzera che presenta Sion e la Turchia con Erzurum. Si vedrà cosa deciderà il Cio. Ma l’Italia rischia l’isolamento anche sul versante sportivo.