Il ritratto di Bonanza
La perfezione di Ronaldo
La centralità del corpo in quella rovesciata contro la Juve non spiega solo il calciatore ma, parzialmente, anche l’uomo
Ecco Il Foglio Sportivo, quattro pagine settimanali interamente dedicate allo sport. Di seguito uno degli articoli del quarto numero. Il resto potete leggerlo qui.
A vederlo così, in qualsiasi posa a petto nudo, sembra finto. Dal collo in giù si scoprono intersezioni a noi “umani” sconosciute: buche, colline, dossi, canyon, trincee. Mai un calciatore di talento e destrezza del suo livello si è presentato al cospetto del mondo con un fisico del genere. Cristiano Ronaldo si rivela con il suo corpo e il resto arriva di scorta. Perché non si è atleti così perfettamente disegnati se non si è pensato ogni giorno a come rimarcarne i margini. Ronaldo è ciò che appare, un uomo perfetto alla ricerca della perfezione. Come non esiste un angolo del suo fisico che sia sbagliato, così non v’è traccia di gesti calcistici improvvidi e stilisticamente criticabili. La centralità del corpo nelle azioni di CR7 è assoluta, tanto che quando cade spinto dagli avversari sembra un fatto innaturale e come tale, a volte un po’ ridicolo. Nella “cilena” che ha conquistato il popolo juventino, Ronaldo si è rivelato per ciò che è, nel corpo e nella testa. La rovesciata lo ha definito. Di fatto ha lavorato su tre piani. Il primo è stato quello mentale. Ha immaginato che la palla potesse parabolare esattamente nella sua zona, si è bloccato, ha elaborato il gesto della rovesciata e lo ha visualizzato. Il secondo piano è stato quello fisico. Ha contratto i muscoli, gli addominali soprattutto e poi, come una cavalletta in retromarcia, si è messo in moto. All’inizio pareva qualcosa di già visto, una classica giravolta come ce ne sono molte in circolazione. Ma poi si è capito quanto fosse sbagliato il nostro pregiudizio. Ronaldo prima è lievitato, come vittima di un incantesimo, è poi è rimasto sospeso. Non c’erano tappeti volanti sotto di lui, né eliche rotanti. Il nostro rimaneva lì, fermo nel vuoto. In quella statica, estatica, posizione, ha completato l’opera mettendo in azione il piano numero tre, quello squisitamente tecnico. E’ stato piuttosto semplice a qual punto, colpire con il collo del piede il pallone e metterlo nell’angolo più alto della porta. Anzi no, quella è un’illusione del ricordo. La palla è ricaduta lentamente alla sinistra di Buffon, a mezza altezza, nemmeno troppo angolata ma imprendibile, in quanto inaspettata. La rovesciata di Ronaldo non spiega solo il calciatore, ma parzialmente, anche l’uomo. Solo un essere cieco verso la luna (l’egocentrismo conduce alla miopia) può fare qualcosa di simile. Una cecità che vuol dire-paradosso, padronanza assoluta. Giudicarlo per come si comporta fuori dal campo non ha senso. Non lo conosciamo e una certa fissità del suo sguardo non ci aiuta. Ancora oggi non sappiamo se sia sensibile, se pianga qualche volta, se si commuova. Non sappiamo in che maniera la pensi su di noi, la nostra cultura, la vita in genere. Ronaldo per noi è ciò che fisicamente appare: la perfezione. Quella cosa che affascina e spaventa, che illude e fugge via.