L'Uefa dice sì al Var, ma il problema è che mancano gli arbitri di livello
Dalla prossima stagione nel massimo torneo continentale per club. Rispettati i tempi voluti dal presidente Ceferin. Una toppa che nasconde l'assenza di fischietti top
Alla fine, i burocrati dell'Uefa hanno ceduto al Var, che farà il suo solenne ingresso in Champions League. Non da quest'anno, però, ma dagli spareggi della prossima edizione (agosto 2019). Ha vinto la linea del presidente del calcio europeo, lo sloveno Aleksander Ceferin, che chiedeva pazienza e ora dice: “Siamo fiduciosi che introdurre il Var nell'agosto del 2019 ci darà tempo per mettere in atto un sistema forte e di allenare gli arbitri in modo da assicurare un'implementazione efficiente e di successo del Var in Champions”. Dalla stagione successiva la moviola sarà adottata anche in Europa League.
Alla fine hanno capito che la più importante manifestazione per club a livello mondiale non poteva restare ancorata al Medioevo, soprattutto perché – ed è l'elemento meno discusso ma più importante – in questi ultimi anni il livello dell'élite arbitrale europea si è abbassato in maniera preoccupante. Mancano non solo i fenomeni, ma anche i dignitosissimi arbitri nordeuropei, con la loro corsa sui talloni, i due metri d'altezza e i dieci chili di peso di troppo sulla pancia. Ma avevano autorevolezza, bastava uno sguardo per incenerire la primadonna che protestava o simulava rotolando qua e là nelle aree di rigore. Nell'attesa della ricostruzione di un settore degno della Champions League, si mette una buona toppa per evitare brutture che il business contemporaneo non consente più.