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Perché la Premier League è pazza di Sarri

Jack O'Malley

Hazard lo vuole nel Belgio, lui si diverte più di Mourinho e Pogba. E in Italia si parla ancora di Totti

Confesso che nella mia vita mi sono sbronzato diverse volte. Dopo la vittoria del Chelsea contro il Barcellona in Champions League, e poi ancora qualche settimana dopo, quando la squadra di Di Matteo ha battuto il Bayern ai rigori in finale. Dopo le Champions vinte dal Manchester United con Ferguson, dopo la meravigliosa rimonta del Liverpool contro il Milan a Istanbul, ogni volta che lo Sheffield United batte quei cialtroni dello Sheffield Wednesday e ogni volta che sento Corbyn parlare (ma in questo caso, a differenza delle altre, è per dimenticare). Ho anche fatto pubblicare sul Foglio per anni foto di belle ragazze (per metterle sul piedistallo del mio cuore) – roba che appena il Congresso americano se ne accorge la mia carriera da giudice è fottuta. Fumo, anche in casa, guardando il camino che produce nuvoloni neri che accelerano i cambiamenti climatici; non potrei vivere in Svezia, dove la mia passione per l’altro sesso sarebbe additata come sessismo (come nel famoso meme che Stoccolma vuole bannare, mi giro spesso a guardare le belle ragazze mentre passeggio con la signora O’Malley).

 

Sono un essere orrendo, insomma, e forse anche per questo amo Maurizio Sarri (il suo poco british “mi tocco le palle, facci il titolo” al giornalista che gli chiedeva “se dico la parola scudetto, cosa fai?” fu da me festeggiato con un brindisi). Non sono l’unico, da queste parti, sia chiaro: in Inghilterra da inizio campionato siamo pazzi dell’allenatore toscano con la tuta e il mozzicone di sigaretta, il suo possesso palla ci eccita più di un Royal Wedding, certe azioni del Chelsea sono sorsate di birra fredda buttate giù al bancone del nostro pub preferito. Come non capire Hazard, che mercoledì sera ha segnato un gol commovente al Liverpool, che già lancia appelli alla Federazione belga perché Sarri sia il prossimo allenatore della Nazionale del suo paese. Con tutto il rispetto verso squadre sicuramente fortissime, il vostro Juventus-Napoli non vale un capello del nostro Chelsea-Liverpool. Lunga vita a Maurizio Sarri, che stupisce ancora uno come Gianfranco Zola, e si avvia verso un altro bellissimo campionato in cui arriverà secondo. Certo, la Premier League non è tutta bel gioco e complimenti. La parabola di José Mourinho al Manchester United è sempre più simile a quella di Matteo Renzi: ex vincente, prova a dare zampate decisive per uscire dal pantano in cui è fermo ma si incarta in continuazione. In conferenza stampa è stato bravissimo a liquidare le occhiatacce in allenamento con Pogba, ma che tra lui e il francese non vada tutto bene lo capirebbe anche un osservatore distratto della realtà come Maurizio Martina. Pogba è giocatore importante per la sua squadra, uno che quando vuole una cosa sa come ottenerla: l’altro giorno durante l’allenamento ha perso un orecchino di diamante, e ha subito mobilitato uno staff di venticinque persone per cercarlo. Un bel rompipalle, certo, ma mai quanto gli articoli sui 42 anni di Francesco Totti usciti in questi giorni. Chi sperava di essersi liberato della ricorrenza strombazzata su tv, social, giornali e siti internet con l’addio al calcio del Pupone è rimasto interdetto. Il Colosseo, le gag con Cassano, il libro con le pagine contro avversari e società, i tifosi che lo rimpiangono. L’eterno ritorno dell’identico. Meno male che c’è il derby.

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