Luciano Spalletti il poeta dell'Inter
L'allenatore dei nerazzurri parla come pensa, rimescolando immagini che sono bagliori, piccole impressioni, sospetti, ma gioca a calcio con la chiarezza dell’acqua che sgorga dalla fonte
Con un alloro in testa potrebbe anche sembrare un poeta. Come lo fu il suo predecessore di Certaldo, il grande Boccaccio. E quando parla, con quell’allungamento vocale tipico della zona, sembra declami versi, magari un po’ sconclusionati, storti, ma sentiti, detti con il cuore.
Luciano Spalletti parla come pensa, rimescolando immagini che sono bagliori, piccole impressioni, sospetti, ma gioca a calcio con la chiarezza dell’acqua che sgorga dalla fonte. La sua bel-lezza sta nel trovare soluzioni prima ancora di stabilire delle certezze. Qualcuno la potrebbe considerare una piccola mancanza e invece è la sua virtù. Perché se osservi le sue squadre incontri sempre colpi di genio tipici di chi sa guardare in alto. Se ha vinto ancora poco rispetto al suo valore, è solo perché talvolta, bramando la perfezione, o quella che lui stesso ritiene tale, si per-de nell’oscurità di tutte quelle ombre che inevitabilmente popolano la nostra terra. E stiamo parlando di rapporti umani, amicizie improvvisamente offese, altre che nascono malintese, ordini a cui non ha seguito un chiaro ossequio.
Tra questi inceppi, Luciano da Certaldo si muove a volte rapido e a tratti incerto, smarrendo la giusta serenità necessaria al successo. Forse le sue capacità ave-vano bisogno di un lento assorbimento, una sorta di sedimentazione. Spalletti pensava “voglio sentirmi amato perché compreso”. In fondo c’è chi nasce certo e chi invece s’arrampica sul proprio ego tutta una vita per affermarlo in pieno. Ed è inutile aggiungere che delle due categorie la prima sia assai pericolosa.
La storia con Totti a Roma lo ha ferito, in quanto si aspettava una reazione logica del popolo che invece ragiona con la pancia anziché con il cuore. Infatti per Spalletti cuore e logica, ragione e sentimento, vanno a braccetto, contrariamente a ciò che credono in tanti. Con la sola ragione, un calciatore non ti segue. Se Nainggolan ama la scena - e co-me non dovrebbe se ha portato una cresta tanto visibile per così lungo tempo -, lo sposta avanti di qualche metro dove la scena si fa più illuminata. In certi slanci vitalistici (vedi il suo petto nudo sotto zero a Pietroburgo per festeggia-re) risiede la sua anima contadina, piuttosto che una smania di protagonismo.
Nella sua casa di Certaldo, dove con-serva strumenti artigianali dei lavori di una volta, qualcuno lo ha visto arrampicarsi su per il boschetto che la circonda, non per nascondersi, ma per trovare la giusta intimità. Come faceva il poeta al-la ricerca delle parole più adeguate.