Vichai Srivaddhanaprabha, il magnate fuori dal comune che ha reso vincente il Leicester
Il miliardario asiatico è morto sabato in un incidente con il suo elicottero. E' stato l’uomo che ha reso possibile un sogno che nemmeno i più pazzi avrebbero potuto immaginare: la Premier League vinta dalle Foxes di Ranieri
Non era un magnate come tutti, Vichai Srivaddhanaprabha, ma forse non tutti i miliardari asiatici che controllano il calcio inglese sono come ce li immaginiamo. La città di Leicester fissa ancora il luogo dove è morto sabato in un incidente a bordo del suo elicottero il proprietario indonesiano delle Foxes. E la sterminata coperta di fiori e bandiere svela un legame speciale tra i tifosi delle Volpi e il loro presidente, non collegabile unicamente all’incredibile vittoria della Premier League 2016. Non bastano nemmeno i 120 milioni di euro che nei primi quattro anni di gestione (dal 2010 al 2014) Vichai ha sborsato per riportare il club tra le grandi del pallone inglese, chiamando anche allenatori dal nome altisonante per la Championship come Eriksson e Paulo Sousa.
Foto LaPresse
A Leicester Vichai sarà ricordato per sempre come l’uomo che ha reso possibile un sogno che nemmeno i più pazzi avrebbero potuto immaginare. Forse nemmeno lui, sebbene già nel 2014, al ritorno in Premier, avesse pronosticato che nel giro di tre anni la squadra sarebbe arrivata tra le prime cinque del torneo, in una conferenza stampa tenuta nella sua Bangkok e rimbalzata dall’altra parte del mondo non senza qualche sorriso di giornali e tv british. Erano parole ambiziose ma pure ben centellinate, in una delle rarissime interviste concesse da Srivaddhanaprabha, nello stile di questo magnate che tutti ricorderanno per i modi gentili e silenziosi con cui si è imposto. Non era uno che appariva troppo davanti alla stampa, né irrompeva negli spogliatoi con modi decisi. Eppure riusciva a rimanere sempre vicino alla squadra, lasciata però debitamente in mano a chi ci sapeva fare. C’era sempre a vedere le partite, ma di rado metteva bocca in questioni manageriali. E quando lo faceva, lasciava il segno: oggi si ricorda, ad esempio, il suo intervento decisivo nel rinnovo del contratto del bomber Jamie Vardy, subito dopo la vittoria del titolo. Lo chiamò nel suo ufficio dopo che la trattativa con l’agente era entrata in stallo. Spiegò al ragazzo quanto era importante per il futuro delle Foxes e lo convinse, tanto che poi l’attaccante lo invitò perfino al suo matrimonio.
Non si era scomposto troppo, Vichai, nei primi anni da presidente, quando le promozioni in Premier non arrivavano, nemmeno quando nel 2013 perse la semifinale play-off col Watford di Zola con un rigore sbagliato dai suoi al 90esimo, e gol decisivo su rocambolesco ribaltamento di fronte. E ormai da un pezzo i tifosi gli avevano anche perdonato l’esonero di Claudio Ranieri, avvallato solo nove mesi dopo la vittoria della Premier League. Perché Vichai era silenzioso ma deciso, più di un semplice proprietario: non pubblicizzava troppo i gesti che faceva ma lasciava che fossero loro a parlare. Come le tante donazioni fatte alle charity cittadine, o gli abbonamenti che regolarmente donava a vari tifosi in occasione del suo compleanno.
Comportamenti tutt’altro che comuni nel calcio inglese di oggi, dove l’invasione di tycoon negli anni Duemila ha accompagnato la trasformazione della Premier League da passione collettiva a prodotto da vendere. Il primo a far parlare di sé fu Roman Abramovich, che nel 2003 rilevò il Chelsea e lo portò al successo nel giro di poche stagioni. Oggi la fama che accompagna il patron russo dei Blues non è certo degna dei risultati che ha garantito a Stanford Bridge, e a più di un tifoso i suoi modi non piacciono. Lo stesso si potrebbe dire della famiglia Glazer, osteggiata dal pubblico dei Red Devils al punto che qualcuno ha deciso, anni fa, di crearsi una squadra tutta sua da tifare che nulla avesse a che fare con la politica economica del club. La rassegna potrebbe proseguire: ci sono stati proprietari che hanno messo alla porta i tifosi, spostato il club da una città ad un’altra, sperperato tutti i soldi o infangato la storia centenaria di un club. Vichai tutto questo non lo ha fatto, e oggi la città di Leicester in silenzio gli rende omaggio.