E' troppo tecnico, dicevano. Ma ora Romagnoli salva il Milan
Il difensore dei rossoneri continua a segnare (oltre il 90esimo) e a regalare punti a Gattuso. Storia del ragazzo che segue le orme di Nesta
La scelta estiva di Leonardo Bonucci è stata un affare per tutti. Per la Juventus, perché ha confermato ciò che era già intuibile: lui e Giorgio Chiellini sono nati per giocare assieme. Una coppia tornata subito formidabile e incoronata da José Mourinho, immaginifico come al solito nella serata del trionfo bianconero all'Old Trafford: “Quei due possono essere professori di difesa ad Harvard”. Per il Milan, ma non nel modo che tutti si aspettavano. Perché la cessione di Bonucci aveva portato all'ingresso di Mattia Caldara, considerato uno dei migliori talenti tra i centrali di difesa italiani. Però l'ex atalantino si è perso tra incertezze iniziali e infortuni e così i rossoneri hanno riscoperto le qualità di Alessio Romagnoli, troppo spesso ignorato in passato.
Oggi parlano i due gol nella fase di recupero che hanno dato sei punti al Milan, con le vittorie nel match infrasettimanale contro il Genoa e subito dopo domenica sera in casa dell'Udinese. Al primo minuto dopo il 90' con i rossoblù, addirittura al 96' contro i friulani. Due gol non da difensore: il primo con un tocco al volo di sinistro fuori area, sull'improvvida respinta di Radu; il secondo dopo aver recuperato palla a metà campo e aver ribaltato l'azione, con una conclusione ancora di sinistro dopo dialogo da attaccante vero con Suso, in area. Due gol che eguagliano già quello che era sempre stato il massimo bottino nell'arco di una stagione. Due gol di tecnica, per far capire quali siano le qualità di Romagnoli.
Qualità che erano sempre state la condanna del centrale. Potrebbe apparire un controsenso, ma è così. Perché tali doti lo avevano sempre fatto apparire un po' “fighetta” rispetto a tanti colleghi di zona. Questo fin dal suo apparire da giovanissimo, all'esordio in serie A nella Roma. Un 4-2 al Milan il 22 dicembre 2012, poco prima di compiere i 18 anni il 24 gennaio. In panchina, manco a dirlo, Zdenek Zeman, uno che – è vero – non avrà mai vinto nulla, ma cui il calcio italiano è debitore del lancio coraggioso di tanti giovani (ricordare solo il trio Verratti-Insigne-Immobile a Pescara). E lo stesso vale per un altro allenatore contrastato come Sinisa Mihajlovic, che lo vuole prima alla Sampdoria e poi al Milan. Romagnoli ci arriva nell'estate 2015, ultimi fuochi del ciclo berlusconiano. Dà credito al club rossonero anche quando si presenta l'improbabile Li Yonghong, rinnovando fino al 2022. Quest'anno si ritrova capitano e leader, non solo della difesa, dopo l'addio di Bonucci.
La stagione con lo juventino è stata breve ma intensa. Di crescita, soprattutto dopo l'avvento di Rino Gattuso, quando i due centrali trovano un affiatamento come mai visto prima. Oggi il difensore ricorda davvero l'idolo della sua infanzia, quell'Alessandro Nesta di cui indossa la maglia numero 13. Romagnoli è sempre stato laziale, anche quando giocava nella Roma, e si può immaginare quali fossero i suoi patimenti. Una passione che alcuni tifosi hanno evidenziato in maniera vigliaccamente plastica andando a scrivere carinerie sui muri della casa dei genitori ad Anzio, come “Romagnoli laziale, presto il tuo funerale” e “Romagnoli come Zanardi”. Il tutto quando la Roma era già un ricordo per il difensore.
E il paragone con Nesta regge anche in rossonero, maglia che il centrale indossò in una maturità vincente dopo i tanti anni alla Lazio. Un paragone che la fascia da capitano rimanda ancora più indietro nel tempo, a quel Franco Baresi cui Arrigo Sacchi pretendeva di insegnare il ruolo facendogli vedere le videocassette di Gianluca Signorini. Il libero rossonero era la pietra angolare di un irripetibile Milan, con una difesa composta esclusivamente da italiani: da Tassotti a Maldini, da Galli a Costacurta, con Galli o Rossi tra i pali. Come di italiani è la difesa attuale dei rossoneri: da Donnarumma tra i pali a Calabria e Abate, in attesa del ritorno degli infortunati Conti e Caldara. In mezzo Romagnoli è il punto di riferimento, capace di dare certezze anche a gente come Zapata e Musacchio. Che poi il centrale possa ripercorrere il cammino dei più grandi, sarà il tempo a dirlo. Ma la direzione è quella giusta.