Il Parma e la scommessa vinta di Bruno Alves
Il difensore portoghese, amico di Cr7, era considerato vecchio e a fine carriera. Invece è diventato il perno attorno cui sta crescendo la squadra che domenica prossima sfiderà il Milan per un posto vista Champions
Tre anni fa, il Parma ripartiva dalla serie D. La società era rinata da un secondo fallimento nel giro di una decina di anni: il primo, quello legato a Calisto Tanzi, aveva ricondotto alla realtà una città che sognava di vincere lo scudetto e che, comunque, sollevava coppe; il secondo, quello firmato da Tommaso Ghirardi, aveva fatto venire alla luce un disastro che era stato coperto da sotterfugi rivenduti come abilità dirigenziale. Oggi il Parma si ritrova non soltanto in serie A, ma la prossima giornata affronterà il Milan in uno scontro diretto che apre una finestra sul piazzamento in zona Champions League. Dal Lentigione a un Manchester City il passo è breve, se lo fai nel giro di tre promozioni consecutive.
Un passo possibile, comunque, quando le basi sono solide. Come quelle poste dalla Nuovo Inizio, la società dei sette imprenditori che hanno ricostruito il Parma da zero, con Guido Barilla a fare da fiore all'occhiello internazionale. Un gruppo che a ottobre ha riacquisito il controllo del club, la cui maggioranza da luglio 2017 era diventata a trazione cinese. Ma in città, visti i fallimenti di cui sopra, ormai hanno l'occhio allenato e non appena hanno capito che il fiato straniero cominciava a diventare corto, si sono ripresi in mano il giocattolo: gli imprenditori e quei tifosi che, con il 10% della Parma partecipazioni calcistiche, fanno parte a pieno titolo del club. Anche perché sarebbe stato un peccato non avere una proprietà forte nel momento in cui la squadra sta andando oltre le previsioni.
La salvezza tranquilla era infatti l'orizzonte fissato in estate, dopo la corsa a perdifiato per tornare in serie A. Lo si era visto al momento di allestire il gruppo, nato senza spese folli e puntando su molte scommesse. Troppe diceva qualcuno. Vero, ma il fatto è che il Parma sta cominciando a vincerle tutte. A cominciare da Bruno Alves. Tre campionati fa si era presentato in Italia per la prima volta. Era a Cagliari, aveva 35 anni, era già considerato vecchio. Una stagione dignitosa e poi il richiamo di Pedro Caixinha, portoghese come lui e tecnico dal palmares di basso profilo. Lo vuole ai Rangers, per un'avventura che si chiude con un esonero per l'allenatore e poche partite per il centrale. Per Bruno Alves sembra l'ora del tramonto, senonché si presentano quelli del Parma, che hanno avuto nel quarantenne Alessandro Lucarelli il capitano dell'ultima promozione. Il feeling, con tanto di fascia ereditata, scatta immediatamente, come per il centrale difensivo era scattato quello con Cristiano Ronaldo ai tempi delle nazionali giovanili. Approdano insieme in Italia: quando CR7 sbarca a Torino a metà luglio, a cena con lui c'è Bruno Alves; quando CR7 si presenta pochi giorni dopo al mondo, alla conferenza stampa allo Stadium, l'unico giocatore invitato è Bruno Alves. In entrambi i casi lo chiama Jorge Mendes, agente e mentore dell'ex madridista, che vuole vedere facce amiche a fianco del suo protetto nei primi passi nella nuova realtà.
A Parma scoprono comunque che Bruno Alves è qualcosa in più dell'amico fidato del Pallone d'Oro. Nonostante i 37 anni che compie proprio in queste ore (è nato il 27 novembre), il portoghese è integro e reattivo. Soprattutto leader, ciò di cui aveva bisogno una neopromossa. Per età dovrebbe sentirsi più vicino a Roberto D'Aversa, tecnico debuttante in serie A a 43 anni. Ma in difesa ora sta facendo da chioccia ad Alessandro Bastoni, che di anni ne ha 19 e che in Emilia è arrivato in prestito dall'Inter. Uno che sta crescendo intorno a Bruno Alves, come la squadra tutta, fatta sì di buoni elementi, ma che non avevano mai lottato per un'alta classifica. Una maturazione possibile grazie al portoghese che, in sovrannumero, ci ha messo anche uno dei suoi rari gol, con cui ha contribuito all'ultima vittoria contro il Sassuolo. Quel Sassuolo contro cui si era sbloccato in Italia l'amico Ronaldo, proprio alla quarta giornata, come Bruno Alves aveva vaticinato. Ricordate: aveva anche detto che CR7 avrebbe potuto segnare 30 gol da noi, alla fine si faranno i conti.