Culona a chi?!?
L’idiozia di chi ha offeso la juventina Girelli per tutta la partita contro la Fiorentina. Lasciate il calcio femminile libero da certi insulti, grazie
Se un tifoso maleducato insulta pesantemente una calciatrice in uno stadio, fa rumore?
Sì.
Fa tanto, rumore.
Soprattutto se lo stadio è piccolo, come il Bozzi di Firenze, le tribune sono praticamente in campo e ci sono un centinaio di appassionati.
Si sentono, tanto, soprattutto quando stridono. Con l’ambiente, la gente, la circostanza.
Si sentono, se colpiscono la sensibilità.
Questo è successo domenica scorsa, quando durante Fiorentina-Juventus un gruppo di personaggi ha insultato pesantemente Cristiana Girelli, attaccante bianconera e della Nazionale.
L’idiozia di chi ha offeso la juventina Girelli per tutta la partita contro la Fiorentina. Lei che ci ha portati al Mondiale
In uno stadio piccolo e accogliente, con i balconi dei palazzi di fronte con le famiglie affacciate, sedute ai tavolini, tra panni stesi e un bicchiere di vino per aperitivo. Altro che box privati di San Siro. Il tutto, ecco qui la coincidenza, nella Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Come se la violenza verbale non fosse un insulto, come se certe parole allo stadio di colpo non fossero più pesanti di macigni in faccia.
Gli insulti a Cristiana Girelli, quel “culona” urlato a squarciagola ad ogni suo tocco di palla, quello “schifosa” ad ogni suo contrasto, erano indirizzati a lei, a me, a tutte le persone che non ci stanno. Che si sentono offese dalla cattiveria, dalla volgarità. Io non ci sto. E non ci devono stare neppure tutte le persone innamorate dello sport, del calcio, del calcio femminile.
Perché poi, a pensarci bene, i ripetuti riferimenti alla presunta pinguedine sono anche una ferita simbolica inferta alle tante ragazze che spesso si trovano a dover lottare con l’immagine del proprio corpo, in una sofferenza fisica e psicologica che investe loro e le loro famiglie. In Italia 3 milioni di persone soffrono di disturbi del comportamento alimentare, nel 90 per cento dei casi si tratta di donne, 10 ragazze su cento hanno tra i 12 e i 25 anni.
Colpire Cristiana Girelli è stato colpire un simbolo di qualcosa più grande delle rivalità fra i club, ovvero quella maglia azzurra che nel calcio femminile conta ancora più di tutto il resto. Se oggi questo movimento si vede riconosciute attenzioni mediatiche impensabili fino a pochi mesi fa è anche e soprattutto perché le nostre ragazze si sono qualificate per la fase finale dei Mondiali che si disputeranno il prossimo giugno in Francia. E se siamo ai Mondiali lo dobbiamo anche in misura non indifferente a Cristiana e ai suoi gol, soprattutto a quello casalingo contro il Belgio, arrivato nei minuti conclusivi di una partita che inizialmente ci vedeva in svantaggio. È lei, fra quelle in attività, l’attaccante con più reti all’attivo con la maglia della Nazionale. Del gruppo azzurro, sempre lei è quella con più scudetti vinti. Chi era al Franchi di Firenze lo scorso 8 giugno non potrà mai dimenticare l’ebbrezza da felicità impressa sul suo volto nei minuti seguenti il fischio finale. Già perché Cristiana, ragazza bresciana cresciuta nel mito di Roby Baggio, è un mostro di simpatia travolgente e inarrestabile. E anche di sangue freddo. Lei domenica ha risposto agli insulti giocando una partita eccezionale e citando il suo collega Bonucci: la mamma dei cretini è sempre incinta.
La cosa positiva è stata la reazione. Si poteva derubricare il tutto a piccolo fatterello da dimenticare. Invece no.
Ecco, di fronte a queste cose oltre alla maleducazione andrebbe tirata in ballo la stupidità. A voler indagare bene infatti si potrebbe leggere nell’episodio un’applicazione sportiva della Terza Legge di Carlo Cipolla, che spiega come le persone stupide siano quelle che non solo non traggono beneficio dalle proprie azioni, bensì procurano danni a proprio svantaggio. I tifosi viola che hanno insultato Cristiana hanno subìto l’effetto inverso, motivando ancora di più le avversarie in campo, cosa che ha sicuramente contribuito alla vittoria finale della Juventus.
La cosa positiva di questa vicenda è la reazione. Si sarebbe potuto derubricare il tutto a un piccolo fatterello che in fondo non ha inciso sull’ordine pubblico. Se non è stato così è perché quello del calcio femminile, a tutte le latitudini, è un mondo ricco di valori e comportamenti condivisi nel tempo fatti di rispetto e correttezza. Intendiamoci, il calcio femminile non è buono e virtuoso per una legge di natura, e non ha bisogno di retoriche melense per promuoversi. Niente ci assicura che crescendo nei prossimi decenni non potrà essere interessato da scandali, corruzione ed episodi di inciviltà tanto quanto avviene nel calcio maschile. Però, proprio perché negli aspetti che riguardano la sua spettacolarizzazione mediatica è uno sport ancora giovane, si può attrezzare meglio per prevenire questi problemi. Per non far diventare il calcio femminile italiano una versione remix della gazzarra di insulti che ci tocca sentire sui campi di calcio dei campionati maschili.
Il Foglio sportivo - In corpore sano