Infinito Quagliarella
L'attaccante della Sampdoria, invecchiando, migliora. E il suo tecnico Giampaolo lo esalta: “È un patrimonio dell'Unesco. A Genova gode di amore, fiducia e stima: questo lo rende immortale”
A segno in sei partite consecutive, mai era successo a Fabio Quagliarella. Sembrava avesse raggiunto il top la passata stagione, quando aveva chiuso con 19 gol, record personale stabilito. Ma, come un grande vino rosso, l'attaccante della Sampdoria migliora invecchiando. E senza riposarsi in cantina. Il 31 gennaio saranno 36 anni, non si direbbe a vedere il ritmo che ha preso dal 28 ottobre, quando ha ricominciato a segnare dopo una pausa di sei partite. Gol al Milan, e poi a Torino, Genoa, Bologna (due), Lazio e, ieri, Parma. Ancora uno nel prossimo turno ed eguaglierà il primato stagionale fissato dal genoano Krzysztof Piatek, andato a segno nelle prime sette giornate. Se non avrà voglia di fermarsi, potrà provare a inseguire Gabriel Batistuta, che detiene il record per la serie A, con undici gare consecutive a rete nel 1994-95. Sette gol per giungere a nove stagionali, che lo hanno fatto salire ulteriormente nella classifica di tutti i tempi. Quagliarella è il giocatore in attività più prolifico, con 136 centri complessivi. Può superare presto un grande della Sampdoria come Enrico Chiesa (138) e pensare ad altri che hanno segnato la storia blucerchiata come Vincenzo Montella (141) e Adriano Bassetto, l'icona della società appena nata nel secondo Dopoguerra (149), fino ad arrivare a chi ha lasciato un segno indelebile come Roberto Mancini (156, di cui 132 con la Sampdoria).
Numeri che raccontano chi sia Quagliarella, ma che non lo spiegano. Da comprimario di lusso, si è ritrovato leader inatteso, nell'ultima fase di una carriera che non era mai sembrata sbocciare del tutto. Bloccata soprattutto dalla delusione di Napoli, dove arriva nel 2009 dall'Udinese per una ventina di milioni. Contratto di cinque anni, un'investitura per il futuro confermata dalle prove sul campo, fatte di determinazione (il massimo indossare la maglia azzurra per uno nato a Castellammare di Stabia) e gol impossibili, con conclusioni tentate da lunghissime distanze. I problemi nascono quando Quagliarella si trova zavorrato da quelle che in maniera elegante oggi chiamiamo fake news e che a Napoli erano (e sono) le certezze granitiche costruite sul chiacchiericcio comune. I sussurri che lo riguardano sono tutt'altro che belli: contiguità con la camorra, partecipazione a festini a base di droga con ragazzine annesse, scommesse clandestine. Un bombardamento originato dalle lettere anonime ricevute da famiglia, amici, società. Inutile sostenere che si tratti di calunnie, il presidente Aurelio De Laurentiis preferisce scaricare un giocatore diventato ingombrante, senza avere in mano uno straccio di prova.
Dopo una sola stagione Quagliarella va alla Juventus, dove vince tre scudetti, si procura il primo serio infortunio della vita (rottura del crociato anteriore destro) e aspetta che qualcuno gli renda giustizia. Attende sette anni quando, il 17 febbraio 2017, il tribunale condanna a quattro anni e otto mesi Felice Piccolo, un ispettore della polizia postale che aveva guadagnato la fiducia del giocatore, rivoltosi a lui per un'intrusione su Messenger. Un personaggio che aveva creato una rete di ricatti ai danni di professionisti di Castellammare di Stabia, tra cui Quagliarella, perseguitato con richieste di materiale sportivo e di autografi e punito dalla maldicenza quando questi non venivano recapitati.
La fine dell'incubo coincide con la ripartenza della carriera. L'attaccante nel frattempo è tornato alla Sampdoria, dieci anni dopo la prima esperienza nel 2006. Si presenta quando il Torino lo cede per via di un rigore realizzato al Napoli il 6 gennaio: Quagliarella alza le mani in segno di scusa, i tifosi granata non la prendono bene. Il 3 febbraio 2016 si veste di blucerchiato e ritrova Marco Giampaolo, suo allenatore ad Ascoli. Un giocatore e un tecnico fatti per stare insieme: “Fabio è un professionista esemplare - ricorda sempre Giampaolo -. Non arretra di un centimetro, un esempio di professionalità. Gli spiego le cose una sola volta e le fa meglio di come gliele spiego”. Oggi Quagliarella non può essere il giocatore esplosivo e acrobatico di inizio carriera. È maturato come uomo ed è maturato come atleta, si sa gestire nel privato e sul campo ha acquisito concretezza e un senso della posizione micidiale: basta andare a rivedersi il colpo di testa con cui ha tramortito il Parma. Una prestazione che ha sollevato l'entusiasmo di un Giampaolo insolitamente immaginifico (“Quagliarella è infinito, un patrimonio dell'Unesco. A Genova gode di amore, fiducia e stima: questo lo rende immortale”) e convinto la società a proporgli il rinnovo. Meglio giocare d'anticipo. Pochi giorni fa il suo nome era stato legato al Milan, come elemento d'esperienza per dare peso all'attacco. In società qualcuno ha stoppato (il nuovo ad Ivan Gazidis), sui social i tifosi hanno postato sdegnati e avvelenati contro il blucerchiato. Tutti più che soddisfatti di Gonzalo Higuain (5 gol) e Patrick Cutrone (3).