Ce lo chiede il calciomercato
Chi sono gli otto personaggi da seguire per capire come cambierà la serie A da oggi al 31 gennaio
Mino Raiola
Non si veste, abita in qualcosa che lo avvolge. Non parla, mastica uno slang. Spiega, con le virgole attaccate al discorso come palle di Natale appese all’albero. E adesso che viene la Befana, si palesa anche di notte, con le scarpe tutte rotte, in quanto l’abbigliamento è l’ultima delle sue preoccupazioni. Conduce le trattative dove vuole lui, dentro un vicolo cieco o in aperta campagna. Dipende da cosa gli è utile. Impossibile da lontano valutare il segreto dei suoi successi. Di sicuro, per qualsiasi dirigente, c’è il timore di trovarselo davanti a parlare di soldi. Perché sul tema sa mettersi elegante all’improvviso.
Pantaleo Corvino
Se ti piglia ti stordisce amabilmente di plusvalenze, ammortamenti, tetti d’ingaggi e cose simili. Ai tempi del Lecce stava attaccato alla rete del campo di allenamento e tra una partita e l’altra parlava pochissimo. Comprava giocatori a zero e li rivendeva a cento. Poi, salendo di grado, dopo i primi successi, gli è sfiorita lentamente la margherita. M’ama non m’ama, Firenze m’ama non m’ama. Intanto, con l’agilità di un gatto, ha effettuato il primo colpo soffiando Muriel al Milan. Volendo piacere oltre il necessario, si arrabbia quando lo contraddicono e si segna il nome della persona avversa. I Della Valle gli chiedono sovente qualcosa di problematico: fare mercato mercanteggiando. Cogito ergo suk.
Radja Nainggolan
Ha inventato il calciomercato vocale. Nel senso che in un vocale (di meno di dieci minuti), si è offerto alla Roma pensando di non essere ascoltato. Invece lo hanno sentito tutti e la trattativa non è nemmeno cominciata. Quindi il Ninja non è sul mercato neanche se Totti ci mette una bella parolina. Di buono per lui e per l’Inter c’è il fatto che in occasione del 31 dicembre non si sono visti mortaretti sui social. Spalletti sostiene che davanti al calcio, Nainggolan, metta tre cosine. Anche con l’arrivo dei Re Magi, c’è il fondato sospetto che non siano oro, incenso e mirra.
Giovanni Branchini
È nato procuratore prima ancora che inventassero il mestiere. Si occupava di boxe in nome del padre manager (Colonia Branchini vi dice qualcosa?). Poi ha scelto il Brasile, terra di calciatori. Da allora ha concluso affari in tutto il mondo, da mediatore e da agente. Vestendo ruoli diversi, ha contribuito a portare i Ronaldo in Italia. Sia il primo, l’interista Luis Nazario de Lima, sia il secondo, lo juventino Cristiano. È ironico, intelligente e quando parla mette in ordine soggetti e predicati. Si autodefinisce presuntuoso, ma se lo dice lui…
Enrico Preziosi
Amor, ch’a nullo amato amar perdona. Ma di quale amore stiamo parlando? Quello di un tempo è ormai smarrito. Solo poesie sgraziate in uno spazio dantesco. Preziosi viene atteso al varco dai suoi tifosi, barca su un fiume in rapida discesa, dentro un calciomercato difficile. Promette, il presidente, di non lasciare la stella Piatek cadere giù dal cielo perché sarebbe l’inferno, e poi di dare forse al Napoli Kouame, ma solo in un secondo tempo. Intanto ha abbandonato Ballardini e Juric sulla riva per navigare insieme a Cesare verso il mare. Ai tifosi che chiedono, una voce risponde: vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole, e più non dimandare.
Patrik Schick
Un prigioniero a Roma, di una bellezza senz’anima, di un contratto senza uscita. Patrik Schick fino ad ora è scivolato come il sapone sull’acqua, e le tracce del passaggio non si vedono. A Genova lo ricordano come un risveglio, ciò che sapeva dare alla partita quando si alzava dalla panchina. Alto e svelto, morbido e tagliente. Giampaolo lo rivorrebbe così, visto che il calcio si migliora con la qualità. Ma il ceco è cieco, e non vede futuro. A meno che certi segnali più recenti non rappresentino indizi di vita. Il fremito che a Schick è mancato ogni volta che la partita, i suoi tifosi, la maglia della Roma, avevano bisogno di un colpo superiore.
Claudio Lotito
Ha diversi campioni di cui non sa che fare. Potrebbe chiedere la luna, ma c’è il rischio che la luna rimanga intrappolata nel pozzo. Lotito guarda il pozzo e si riflette. Essere o avere? Lotito conosce le leggi del mercato, quasi le detta lui. Vuole tanto quando sa di poterlo pretendere, e non si accontenta. Mai. Anche con il rischio di restare a mani vuote. 100 vuole per Milinkovic, e 100 avrà. Però il serbo si è svegliato un po’ in ritardo, per cui l’affare sboccerà tra qualche mese, a giochi conclusi. In questo freddo gennaio la luna resterà nel pozzo, Lotito la guarderà e poi, con un sorriso, aspetterà l’estate.
Gianluca Di Marzio
È il notaio. Senza il suo timbro sulla pratica non si fa nulla. Anche i presidenti lo sanno e come un paradosso gli domandano, “chi ho comprato oggi?”. Quando c’è una notizia nell’aria la persegue come uno sceriffo e poi l’arresta. La mette nella pancia per poi tirarla fuori quando deve. Ne esce un prodotto oleoso, un misto fritto dal sapore gustoso. Popcorn zampillano dalla bocca del giornalista più social che esiste. E mentre la gente pende dalle sue labbra, il telefonino squilla di rosso come la linea calda di una guerra fredda. È la notizia che corre sul filo e il nostro, equilibrista, la coglie, la verifica e la sputa.