Così sta rinascendo il Cesena
L'Associazione calcio Cesena è fallita a metà luglio a causa di un debito di poco superiore ai 50 milioni. La città è ripartita dall'Eccellenza, con ventisette soci al timone e Agliardi, Biondini e De Feudis in campo
Sono bastati poco più di due mesi per cancellare quasi ottanta anni di storia. Quella che era l'Associazione calcio Cesena è stata seppellita a metà luglio da un debito di poco superiore ai 50 milioni, e con lei se ne è andata una fetta significativa di ciò che una volta, in Italia, era conosciuto come il calcio di provincia. Quello che arrivava in serie A e che, inaspettatamente, si concedeva il lusso di dare fastidio alle grandi, di acquistare giocatori che oggi sarebbe follia vedere a simili livelli (Walter Schachner), di farne crescere altri che avrebbero vinto scudetti e coppe (Massimo Bonini), di allevare allenatori che hanno scritto la storia del nostro pallone (Arrigo Sacchi), di qualificarsi per l'Europa quando anche una semplice partecipazione alla Coppa Uefa era segno di prestigio (come avviene nel 1976). Un fallimento giunto a chiusura di un ciclo terribile, segnato prima dalla retrocessione in serie C, poi dall'inchiesta sulle plusvalenze, che ha portato a una penalizzazione di 15 punti che nessuno avrebbe potuto scontare, in quanto la società condannata non esisteva più.
Un fallimento che ha chiuso l'epoca della famiglia Lugaresi, per decenni al comando di un club fondato nel 1940 dal conte Alberto Rognoni, l'inventore del calciomercato. Decisivo è stato il no dell'Agenzia delle entrate a un progetto per azzerare la parte più consistente del debito: 38 milioni da ridurre a 20 e da rateizzare in un piano di rientro ventennale. Un atteggiamento sostenuto dalla mancata garanzia di fideiussioni che andassero oltre il primo anno. A metà giugno si è capito che si era giunti a un punto di svolta, dopo i primi segnali negativi giunti a marzo. Segnali captati dall'amministrazione comunale che, mentre il Cesena di Lugaresi faticava a restare a galla, nella persona del sindaco Paolo Lucchi si muoveva per cercare un'alternativa. Un'alternativa che aveva già in casa con il Romagna Centro, una società che traccheggiava in serie D e che registra un nuovo nome come Romagna Centro Cesena. Il passaggio nega alla vecchia società la possibilità di ricominciare da questa categoria: i regolamenti non lo consentono se c'è già un'alternativa della stessa città, si deve scendere in Eccellenza. Un'operazione che ha azzerato l'eventuale possibile ripartenza da parte dei vecchi dirigenti e che ha fatto sì che la nuova realtà restasse in mani cesenati, con un bando che ha mandato a vuoto i tentativi di inserimento di Enrico Preziosi (Genoa), Massimo Ferrero (Sampdoria) e Aurelio De Laurentiis (Napoli, poi direttosi a Bari) per possedere una seconda squadra tra i Dilettanti.
Oggi il Cesena è proprietà di un gruppo di imprenditori della zona. Inizialmente erano venti, poi sono cresciuti fino a ventisette. Tutti hanno versato 10.000 euro a testa, con la condizione di immetterne altri 25.000 nel giro di tre anni. Il presidente è Corrado Patrignani, l'uomo di riferimento è Bruno Piraccini, presidente di Orogel, potenza tricolore nel food.
L'obiettivo è quello di risalire subito tra i professionisti, per poi coinvolgere altre realtà di altissimo profilo della zona, come Technogym e Amadori, sul modello di quanto fatto da Barilla e soci per far rinascere il Parma. La squadra è stata affidata a Giuseppe Angelini, uno che in D ha già vinto (Bellaria e Santarcangelo) e che a Cesena aveva allenato nelle giovanili. Sono stati fatti tornare volti noti come Federico Agliardi tra i pali e Davide Biondini e Giuseppe De Feudis a centrocampo: gente che fa la differenza in categoria e che dà un valore aggiunto allo spogliatoio. Il bomber è Giovanni Ricciardo, il giocatore più pagato è Loris Tortori, dall'alto dei suoi 50.000 euro annuali. Il patrimonio sono i tifosi, che si sono abbonati in 8.500 e che hanno avuto parte attiva nel trapasso di società. La classifica dice primo posto nel girone F, con quattro punti di vantaggio sul Matelica, prossimo avversario il 16 gennaio, in un insolito big-match di mercoledì pomeriggio, 90 minuti che potranno dire una parola decisiva in chiave promozione. Poi, se sarà serie C, ci sarà da ricostruire di nuovo, a cominciare da un settore giovanile che era stato venduto male per fare fronte alle urgenze di liquidità. Come Elia Petrelli, oggi centravanti nella Juventus Primavera, come Marco Carnesecchi, portiere finito all'Atalanta, o come Samuel Giovane, un 2003 anch'egli oggi all'Atalanta e che gioca con quelli più grandi di lui, tanto è bravo a centrocampo. Cesena ha bisogno di ritrovare gente così, per ritrovare definitivamente se stesso.