Ora c'è un manuale per i calciatori che non vogliono finire sul lastrico
In Spagna la media dei giocatori che incorrono in problemi economici nella loro vita è circa del dieci per cento. Nel Regno unito supera il 50 per cento. Qualche regola da seguire per gli investimenti
Dalla Spagna, arriva il manuale per calciatori che non vogliono diventare poveri. “Ho speso molti soldi per alcool, ragazze e macchine veloci. Il resto l'ho sperperato”, è la frase per cui George Best divenne famoso ancora più che per il suo Pallone d’Oro.
Un terzo dei soldi che i calciatori guadagnano durante le loro carriere se ne va in fumo: non necessariamente in bagordi, ma comunque in errori evitabili. In Spagna la media dei giocatori che incorrono in problemi economici nella loro vita è circa del dieci per cento. Nel Regno Unito tre calciatori su cinque arrivano al default. La stima è stata fatta in uno studio a cura della Asociación de Futbolistas Españoles (Afe) e della società PKF Attest, che appunto per evitarlo hanno realizzato una guida ormai arrivata alla seconda edizione.
Non era solo Best, infatti. Da Lennart Skoglund a Paul Gascoigne passando per Garrincha o István Etienne Nyers è quasi uno stereotipo quello del giocatore che butta via una fortuna per finire in povertà. Lo stesso Pelè ha raccontato che in realtà lui i milioni li ha fatti più con la pubblicità dopo il ritiro che non in stipendi quando giocava. Certo, oggi i divi del pallone sono in media più smaliziati. Nell’Italia di oggi, ad esempio, Ivano Bonetti ha lanciato la start up SkudoWave per proteggere gli smartphone e ridurre i danni causati dai campi magnetici. Gianluca Vialli con la piattaforma di crowdfunding Tifosy ha curato il collocamento del primo mini-bond del calcio italiano da parte del Frosinone. Ciro Immobile ha investito nel food delivery della Moovenda. Sopratutto Stephen El Shaarawy ha messo prima un milione in Whoosnap: impresa incubata nell’acceleratore romano Luiss Enlabs per permettere alle aziende di ottenere foto e video in real time e on demand. Poi ha investito nella app per i pagamenti mobili Satispay, nella piattaforma di crowdfunding Charity Star, nel motore di ricerca per aziende Facility Live, nella app per influencer e per tifosi Zerogrado.
D'altra parte la brevità di una carriera che non oltrepassa i 10-15 anni spinge a fare passi falsi, nell’ansia di assicurarsi un futuro. Spesso il problema viene dall’affidarsi a imprese di consulenza raccomandate da avvocati, agenti, amici, colleghi o parenti. In Spagna un guaio ulteriore è venuto dal settore immobiliare, su cui il paese aveva basato la sua crescita, e dall’esplosione della cui bolla è venuta una crisi che non a caso ha scombussolato il sistema politico. Un primo consiglio è dunque quello di privilegiare gli investimenti nel settore sportivo. È quello su cui gli atleti professionisti possono capirne di più, ed quello in cui la loro immagine può avere più successo. Ci sono poi eccezioni. Come il ciclista Lance Armstrong che investì 100 mila euro in Uber nel 2009. L'americano ha perso tutti i suoi trofei, ma quei soldi gli hanno reso 27.000 volte di più. Secondo i redattori del manuale il settore immobiliare viene “consentito” solamente all'interno di un portafoglio diversificato, solo a patto di avere a che fare con una grande impresa.
Gerard Piqué ha invece puntato sui in videogames. E in molti sospettano che dietro ci sia lo zampino dei suoi figli. Qualcosa di rischioso, sottolineano gli analisti, ma ben supportato da più solidi investimenti: ha investito infatti nella società che gestirà la nuova Coppa Davis, in una marca di occhiali da sole, in una di bibite e ha comprato il Fc Andorra. Un altro calciatore spagnolo, Andrés Iniesta, ha invece comprato quote di First V1sion: impresa che sviluppa l’impianto di videocamere nelle maglie degli atleti in modo da consentire di vedere le partite in tv dallo stesso punto di vista dei grandi campioni, ossia da dentro il campo. Álvaro Morata ha invece investito nei “Manolitos”, un popolare tipo di dolci, convincendo per di più a metterci i loro soldi anche Sergio Busquets, Thiago Alcántara e i fratelli Nacho e Álex Fernández.
Più importante ancora dei settori secondo la guida è importante la tempistica: né troppo tardi ma neanche troppo presto. Meglio risparmiare il più possibile nei primi anni, per iniziare a investire attorno ai 30, un po’ prima del ritiro. Ma, soprattutto, le disavventure capitate a personaggi come Maradona o Neymar insegnano anche che è importante avere consulenti che di fisco ne capiscano davvero.