La rinascita del Brescia che sogna la serie A (e Balotelli)
La squadra di Cellino, allenata da Corini, è in lotta per la promozione diretta. E a giugno scade il contratto dell'attaccante che oggi gioca al Marsiglia. E che abita a 200 metri dalla stadio
Ha rischiato di fare un brutta fine, il Brescia. Succede nella lunga fase declinante del pluriennale regno di Gino Corioni, l'imprenditore che, raccontando di sé, diceva: “Ho fatto i soldi con i cessi”, plastica definizione della sua azienda di sanitari. L'uomo che aveva consentito a Gigi Maifredi di organizzare il calcio-champagne a Bologna, trampolino per una personale (e disastrosa) avventura alla Juventus. L'uomo che aveva acquistato nel 1992 il Brescia, dietro la promessa di poter costruire uno stadio nuovo. L'impianto è rimasto sulla carta, sul campo i lombardi hanno regalato spettacolo con Roby Baggio sottoporta, organizzazione con Pep Guardiola a centrocampo e immagini memorabili con Carletto Mazzone in panchina. Una gestione lunga ventidue anni, segnata negli ultimi tempi dalla rovinosa caduta in serie B nel 2011, dalla malattia di Corioni, dal sommarsi dei debiti e dall'alternarsi di personaggi poco commendevoli: gente che cercava di accaparrarsi la fiducia dell'anziano presidente oppure di impossessarsi senza colpo ferire del club. Come Giampietro Manenti che, prima di essere sbugiardato nella trattativa per acquistare un Parma in crisi, era stato colto con le mani nel sacco a Brescia.
La fortuna dei lombardi è la discesa in campo del capo degli industriali locali, Marco Bonometti, che permette il passaggio a una fiduciaria milanese, gestita da Rinaldo Sagramola, una vita nel calcio. La società riesce a sopravvivere e a rilanciarsi, la squadra retrocede in Lega Pro nel 2015 e si salva grazie al ripescaggio per completare l'organico. Nel frattempo si affaccia Massimo Cellino, che aveva tenuto per lunghi anni il Cagliari in serie A e desideroso di rientrare in Italia, dopo un'avventura con poca gloria a Leeds, Championship inglese. Per rilevare il club, nell'estate del 2017, gli bastano 6 milioni e mezzo. Per rilanciarlo gli occorre almeno una stagione.
Perché la rivoluzione è iniziata all'ultimo mercato estivo, quando il presidente costruisce una squadra che tutti definiscono la favorita per la promozione. Il problema è che, come sovente gli capitava al Cagliari, Cellino toppa in pieno l'allenatore. Dalle giovanili rossoblù chiama David Suazo, suo storico attaccante sull'isola, e gli affida la prima squadra più per amicizia che per competenze. Il risultato sono due punti in tre gare, con licenziamento e ingaggio di una vecchia gloria come Eugenio Corini, nato a Bagnolo Mella e cresciuto nel Brescia. Con poche mosse, rimette la squadra in linea di galleggiamento, togliendo il trequartista e piazzando un bel mediano a protezione della difesa. I risultati positivi sono una conseguenza. Oggi i lombardi sono lassù, a lottare per la promozione diretta su cui avrà peso anche la battaglia in Lega di Cellino, pronto a sostenere Claudio Lotito nella scelta di non effettuare ripescaggi: una serie B a 19 squadre ha garantito loro meno concorrenza.
La squadra vive del rilancio di anziani mestieranti come Daniele Gastaldello, cui a gennaio si è aggiunto Daniele Dessena, fedelissimo di Cellino a Cagliari. A centrocampo il leader è Sandro Tonali, 19 anni da compiere a maggio e una somiglianza che lo accosta ad Andrea Pirlo, altro grande del Brescia. Più per i tratti del viso che per il gioco. A Tonali mancano ancora il lancio e la forza fisica della pietra di paragone, per il resto ha personalità e tecnica come pochi. Sarà una grande plusvalenza, visto che è arrivato a costo zero dopo il fallimento del Brescia. Cellino lo valuta oggi 40 milioni e ha già fatto sapere che, in caso di promozione, lo terrà, per aumentare ulteriormente la quotazione. In attacco, poi, Alfredo Donnarumma continua a segnare gol che valgono promozioni. Gli era riuscito nel 2015 a Teramo, in coppia con Gianluca Lapadula. La passata stagione ne aveva realizzati 23 a Empoli, a Brescia tiene un passo impressionante, con 15 centri in 16 partite. Ha fatto dimenticare in fretta Andrea Caracciolo, che Cellino ha salutato in estate dopo un lungo tira e molla. Chi ha segnato più di tutti nella storia del Brescia (169 gol), oggi è in serie C, alla FeralpiSalò. Una vicenda che ha diviso i tifosi, già diffidenti di loro - da veri bresciani - nei confronti di Cellino, una delle persone più spigolose e meno diplomatiche che si possano incontrare nel calcio.
I risultati hanno però messo a posto tutto, come d'abitudine. E Brescia potrebbe perfino avere il nuovo stadio, sogno mai realizzato di Corioni. Il Rigamonti viene considerato uno degli impianti più inadeguati d'Italia, anche dopo che la curva Nord è stata avvicinata in maniera posticcia alla porta. L'amministrazione comunale ha preso in mano la situazione, dando il via libera alla possibilità di depositare il progetto. Uno c'è già, di una cordata italo-australiana, e piace molto. I tempi prevedono una ipotetica partenza dei lavori nel 2020, per completare un circolo virtuoso dell'impiantistica cittadina, dopo il nuovo palazzetto dello sport e la nuova piscina: non a caso basket e pallanuoto sono diventate protagoniste in serie A.
Una serie A che il calcio insegue con determinazione, da accompagnare a un altro obiettivo ambizioso. A giugno scade il contratto di Mario Balotelli con il Marsiglia. Lui abita a 200 metri dalla stadio, mamma Silvia spinge perché torni a casa e Roberto Mancini gli ha consigliato di tornare in Italia per riguadagnarsi la Nazionale. Le basi sono state gettate, la promozione farà il resto.
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