Il Cavalier Orlandi e la bella gioventù ancora in sella
E' stato l'ultimo italiano a vincere una medaglia olimpica nell'equitazione. Oggi è presidente della Fise Lombardia e si dedica anima e corpo a fare conoscere uno sport non più d'élite
Lui ha 81 anni, è stato l'ultimo italiano a vincere una medaglia olimpica nell'equitazione, a Monaco nel 1972, e oggi è presidente di una azienda di importanza nazionale. Lo potete incontrare a Castellazzo di Bollate in quello che fu il maneggio di Mancinelli che con lui, e i D’Inzeo, formavano quel dream team padrone dell’equitazione in Europa e nel mondo tra gli anni Sessanta e i Settanta. Ma naturalmente, per incontrarlo, dovrete aspettare sulle tribune del maneggio che sia sceso da uno dei suoi sei cavalli di alta genealogia e dal grande fisico provenienti da tutto il pianeta. Lui è il Cavalier Vittorio Orlandi. Non è mai andato in pensione e non ha ancora appeso la sella al chiodo. E oggi si occupa a tempo pieno dei problemi del mondo dell’equitazione. L’Orlandi cavaliere aveva iniziato a 9 anni a salire su un cavallo. Si chiamava Maremmano, come la razza a cui apparteneva. A 17 fece il suo primo concorso ippico. Poi le Olimpiadi e il Mondiale di salto ostacoli di Roma dove il suo Lianos vinceva il titolo sotto la sella di Rodrigo Pessoa, il grande cavaliere brasiliano.
Da ottobre, dopo l'esperienza nazionale dove ha risanato il debito della Federazione italiana sport equestri (Fise) frutto di scellerate gestioni, ha vinto con percentuale bulgara le elezioni per la presidenza della federazione lombarda, la più importante a livello nazionale con i suoi 340 centri ippici affiliati che visita quasi quotidianamente. Orlandi è un uomo dalla grande energia, “alimentata - ci dice - dai progetti che ho realizzato, dai risultati posativi che ho prodotto nel mio lavoro, in sella e nelle istituzioni ippiche”.
Ed è anche un uomo di coraggio perché non si monta a cavallo ogni santa mattina, in sella a soggetti che non sono propriamente delle “pecore” (così si chiamano in gergo equestre i cavalli fatti di legno), se non si ha del coraggio. Lo stesso che ad Aquisgrana lo portava a saltare ostacoli che superavano, e superano tutt’ora per i cavalieri che vi si cimentano, il metro e sessanta. O che lo hanno portato a “sfidare” cavalli come Samba: “Lo visionai e lo acquistai in America e, una volta portato a casa (in maneggio ndr), si fermava pericolosamente davanti agli ostacoli con i rischi che si possono immaginare”.
Ma ci vuole anche coraggio e passione per questo sport, se alla bella età di 81 anni diventi presidente della Fise Lombardia e ti metti a viaggiare in lungo e in largo per la regione per provare a risolvere i problemi dei cavalieri e dei maneggi. E soprattutto a dirigere una struttura complessa: “La Lombardia è una regione dove c’è ricchezza e passione per il cavallo e gli sport equestri e che ha le maggiori possibilità di sviluppo”. Il progetto è ambizioso. Ma Vittorio Orlandi non è nuovo a imprese che altri non si sognerebbero neppure. E' stato lui a promuovere negli anni Ottanta la trasformazione della fiera agricola di Verona nell’attuale Fieracavalli, una kermesse di fama mondiale visitata ogni anno da oltre 100 mila appassionati e operatori del settore. E sempre Orlandi ha “inventato” i Pony Club, strutture indispensabili sia per avvicinare i ragazzi all’equitazione sia per portare nuova linfa ai maneggi. Ora l’impresa sotto la sua presidenza si estende a più vasti orizzonti, con un'idea che da sempre è il filo conduttore delle sue azioni nel mondo equestre. “Con il progetto scuola vogliamo coinvolgere il maggior numero di ragazzi lombardi. Abbiamo calcolato in 5 mila gli istituti di primo e secondo grado che intendiamo contattare e in 700 mila i bambini possibili cavalieri. A questi abbiamo aggiunto 3 mila oratori, in cui spiegheremo cosa significa l’equitazione e quali siano i suoi benefici in modo da avviare al nostro sport il maggior numero possibile di ragazzi e famiglie, per offrire anche ai maneggi una fonte di 'reclutamento' di nuove energie”. Orlandi, per la passione che ha per il mondo equestre, ha dato vita anche a una fondazione che porta il suo nome e che raccoglie in sé le migliori figure del settore in cui operano istruttori e comunicatori, e dove si è dato vita a stage per groom (uomini di scuderia) in modo da fornire ai maneggi personale altamente specializzato e affidabile.