La sfida vintage di Ranieri nel teatro vintage del calcio inglese
Quella rimonta sotto la neve e la difficile impresa di salvare il Fulham. Una partita vista a Craven Cottage, lo stadio che più di tutti sa di passato e appartenenza
Anticipiamo il racconto di Emanuele Corazzi che troverete dalle 11 di venerdì sera all'interno del Foglio sportivo
Londra. Nevica al Cottage. E a bordo campo c’è questa sorta di iglù umano. Un cappotto nero lungo fino ai piedi e un cappuccio dal quale sbuca appena appena la testa di uno dei tre allenatori ora in Premier ad averla vinta.
Nevica, e si muove il minimo necessario quest’uomo di 67 anni. Ma chi gliel’ha fatto fare, ti viene da pensare. Lui l’ha vinta la Premier League l’ultima volta che c’è stato e ora è qui a lottare per una durissima salvezza.
Nevica, e si muove il minimo necessario quest’uomo di 67 anni. Ma chi gliel’ha fatto fare, ti viene da pensare
“Questa ci cambia la stagione”, mi dice il mio vicino di posto, un calabrese trasferitosi
qui quindici anni fa
Nemmeno 20 minuti e il suo Fulham è sotto 2-0, in casa, contro il Brighton, mica contro il Manchester United. La quartultima dista 7 punti. Il freddo è più fastidioso della voce in aereo quando vuoi dormire. E il campo continua a emanare sensazioni di disagio lato Cottagers.
Non c’è gioco, non c’è fuoco: una squadra così, se rinuncia anche alla battaglia, è finita. Più di 100 milioni spesi in estate, per cognomi più che calciatori. Schurrle, l’uomo dell’assist mondiale 2014 a Goetze, non azzecca uno stop. Mitrovic, punta centrale del 3-4-3, non riceve un pallone in area. Babel, ora tinto di rosso, è scolorito.
Ma chi gliel’ha fatto fare a Ranieri?
Si gira, dice qualcosa ad Orlandoni (sì, il portiere dell’Inter del Triplete, oggi uno dei tre italiani nel suo staff). Primo cambio subito. Fuori un difensore, dentro il 10, Cairney, classico talento che si esprime solo in Championship. E infatti: nulla. Anzi: colpisce una traversa il Brighton. Intervallo. Cosa dirà Ranieri ai suoi? Come li motiverà?
A questo punto, sembra una stagione già chiusa. Dove troverà quest’uomo le energie e le parole giuste per instillare desiderio in questa banda senz’anima? Secondo tempo, dentro anche Luciano Vietto, in prestito dall’Atletico Madrid. 4-4-2 offensivo (o disperato?). Chambers, terzino ex Arsenal sapientemente adattato a centrocampo, calcia al volo sotto l’incrocio. 1-2. Mitrovic usa il fisico da buttafuori su una palla sporca e pareggia.
Nevica, ma si è acceso il fuoco. Believe. Ogni tanto basta una parola, ben focalizzata. Altra zuccata di Mitro, 3-2. Ora il Fulham non lancia palloni come una squadra di Championship: palleggia per bene al ritmo di Seri, uno che era seguito dal Barça in passato. E’ l’entusiasmo a spingere nuovamente la palla in rete, Vietto, 4-2. “Questa partita ci cambia la stagione”, mi dice il mio vicino di posto, un calabrese trasferitosi quindici anni fa a Londra che tifa come se fosse nato in un ospedale di Hammersmith.
Ecco cosa gliel’ha fatto fare a Claudio. A 67 anni, quella di Ranieri è la sfida vintage nel teatro vintage. Già, Craven Cottage è tappa preziosa per i feticisti da stadio, la Londra più Londra che ci sia, una linea di confine nella quale l’omologazione è rimasta fuori. Sembra di tornare indietro di anni, quando a Londra ci venivi per comprare due dischi e tre vestiti che trovavi solo qui, poi tornavi in Italia e ti sentivi un figo.
Tutta l’area di Craven Cottage sta agli stadi britannici come le cabine telefoniche rosse stanno alla città. Si respira storia.
Ci si arriva con due possibili passeggiate tra le più belle del calcio inglese. I confini del Cottage sono Londra. A est: il Tamigi. A sud: Bishop Park, parco verdissimo dove potresti giocare a calcio con gli amici mentre a pochi passi lo fanno i tuoi idoli. Per capire la distanza, sappiate che hanno messo del filo spinato in cima al cancello del parco, per evitare che la gente scavalchi ed entri gratis allo stadio.
Infine, a nord e a ovest: tutta una sfilza di villette a schiera. Quelle tipiche inglesi su due piani, con la scala in legno e moquette al centro, con la finestra in vetro sporgente e il giardinetto verde davanti. Esci, attraversi, e sei a Craven Cottage. Il prepartita è da solo un sapore.
E se negli stadi moderni siamo abituati a dover alzare la testa per vedere tutto quello che abbiamo davanti, qui non serve. Niente colli da giraffe. Un anello solo. Una tribuna con i seggiolini ancora in legno. Facciata in mattoni originali di fine 800, 1896 per la precisione, anno dal quale il Fulham gioca qui. E infine, appunto, il Cottage, la casetta da campagna che oggi contiene gli spogliatoi, ma che fu originariamente costruita nel 1780 dal barone William Craven per incontrare personaggi nobili e intellettuali.
A breve inizieranno dei lavori di modernizzazione dello stadio che si concluderanno entro il 2021. 4.200 posti in più, una ventata di modernità architettonica con una facciata stilosa in vetro nel lato che si affaccia sul fiume, sei appartamenti, nuovi bar e ristoranti, ma non molto di più. 125 anni di storia non verranno trasferiti in un archivio fotografico, come ha fatto il West Ham.
Questo significa che se sei appartenente a una generazione di Cottagers potresti portare tuo figlio dove si è seduto tuo bisnonno. In una città con 17 squadre professionistiche, dove l’identità territoriale è un tatuaggio e un vanto, tutto ciò sa di rispetto e di mutuo firmato con il tifo della zona.
Andare a vedere un match del Fulham continuerà a essere come entrare in un negozio di dischi. E se alla cassa c’è un uomo di 67 anni che a Calcutta preferisce Venditti, tutto torna.