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Siete tutta difesa e moviola in campo. Le polemiche post Super Bowl

Leonardo Rafanelli

Riflettori, maxi schermi e fuochi d'artificio. I Maroon 5 e gli spot. Ma il risultato inedito di quest'anno apre la strada a una nuova stagione che rischia di essere cauta e pulitissima

L’America è ripartita. I riflettori, i maxischermi e i fuochi d’artificio che hanno fatto da cornice al 53° Super Bowl si sono spenti, e le strade insolitamente deserte attorno al Mercedes-Benz Stadium di Atlanta sono tornate quelle di sempre.

 

E' una mattinata complicata per tanti, a quel che si dice. A partire dagli appassionati che, reduci da una notte di bagordi, sui social chiedono l’istituzione di una festa nazionale il giorno successivo al Super Bowl. Per quanto riguarda i giocatori, invece, che si vinca o che si perda i racconti coincidono: la notte dopo la partita non si dorme, e che si tratti di festeggiamenti o di rimpianti, le ore scivolano via più veloci di un running back lanciato sulle 20 iarde.

 

E' uno dei momenti più misteriosi della stagione, e a chi guarda da fuori sono riservati i frammenti sapientemente selezionati da chi gestisce uno sport che forse come nessun altro è un grande show, dove nulla è lasciato al caso.

 

 

Sul piatto c’è prima di tutto un risultato inedito: i New England Patriots hanno sconfitto per 13 a 3 i Los Angeles Rams, e si tratta del punteggio più basso mai registrato in tutta la storia del Super Bowl. Partita noiosa, dicono alcuni. Partita dominata dalle difese, dicono altri, citando per l’ennesima volta il detto di John Madden, secondo cui l’attacco fa vendere i biglietti, e la difesa vince le partite. Ma poco importa: i biglietti per questa finale si vendono comunque, così come gli spazi pubblicitari, il cui costo record è arrivato quest’anno a 5,25 milioni di dollari per 30 secondi.

 

Incassi da capogiro nonostante le critiche sui social rivolte persino all’half time show dei Maroon 5, giudicato da molti tra i più brutti di sempre. E c’è da dire che il percorso per la selezione dei musicisti per questa edizione era stato tutt’altro che lineare, dopo i rifiuti di star del calibro di Pink, Jay Z e Rihanna. Un no arrivato come gesto di solidarietà al quarterback Colin Kaepernick, licenziato dalla Nfl dopo le proteste per le violenze della polizia statunitense contro gli afroamericani.

 

 

Sul piano sportivo, comunque, si tratta di un’esito di grande peso per i Patriots guidati dal quarantunenne Tom Brady, considerato uno dei migliori quarterback di tutti i tempi. Sia lui che la sua squadra sono arrivati a quota 6 trofei: tra i giocatori nel suo ruolo ce l’ha fatta solo lui, tra le squadre ci sono riusciti anche gli Steelers di Pittsburgh, ma poi nessun altro. Numeri da leggenda, considerando anche che per New England la stagione non era partita proprio a gonfie vele. Determinante, è il caso di sottolinearlo, il wide receiver dei Patriosts Julian Edelman, nominato miglior giocatore della partita, e del resto sempre pronto a fare la sua parte nei cruciali terzi down, quei momenti in cui si ha l’ultima possibilità di mantenere il possesso del pallone, prima che le regole lo riassegnino agli avversari. Più amara la partita di Jared Goff, quarterback ventiquattrenne dei Rams, che, al pari del suo attacco non ha brillato come nelle precedenti fasi della stagione.

  

 

Ma non c’è tempo per fermarsi più di tanto. A settembre si ricomincia, con la stagione che segnerà il centesimo anniversario della National Football League. E di spunti su cui riflettere, dopo il campionato appena disputato, ce ne sono parecchi. A cominciare dalla nuova regola contro l’utilizzo del casco come ariete per colpire gli avversari. Una novità arrivata dopo gli allarmi per il problema delle commozioni celebrali riportate dai giocatori di football. Ma qualcuno dice che quanto fatto finora non è sufficiente, e l’applicazione delle regole di sicurezza da parte della Lega è stata troppo blanda, considerando la gravità delle conseguenze sulla salute dei giocatori.

 

 

C’è poi un altra questione, che qui in Italia suona familiare: quella, si potrebbe dire, della moviola in campo, di cui si è tornato a discutere dopo la mancata chiamata di un fallo che, specie secondo i tifosi dei New Orleans Saints, ne avrebbe determinato la sconfitta nel Championship Game (la semifinale) proprio contro i Los Angeles Rams. Giornate difficili, quelle successive, per Bill Vinovich, l’arbitro responsabile della decisione, fischiato persino a una partita di basket universitario. E il commissario della Nfl, Roger Goodell, ha dichiarato l’intenzione di riflettere su un eventuale ampliamento dell’utilizzo del replay in campo, che pure già c’è. Tutto il mondo è paese.

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