La Ferrari lancia la nuova SF90 e vince la disfida dell'immagine
Evento spettacolare molto “cool”. Il rosso della livrea leggermente smunto, quasi opaco. Negli sguardi del dream team di chi sa che questa volta non può dire che si vincerà la prossima
[Anticipiamo l'articolo di Fabio Tavelli che verrà pubblicato sul Foglio Sportivo in edicola sabato 16 e domenica 17 febbraio con Il Foglio del weekend]
Parola d’ordine: “rastremare”. Verbo transitivo non particolarmente utilizzato nel linguaggio popolare (ecco, le solite élite), che significa: “Ridurre le dimensioni trasversali di un oggetto”. Chiunque abbia presentato una monoposto nella settimana che ci porta ai test di Barcellona ha detto di aver “rastremato” tutto il possibile. Non potendoci fidare di competenze tecniche che non abbiamo, anche perché le macchine che abbiamo visto non sono quelle che gireranno da lunedì a Barcellona nei primi test, meglio affidarci al mai troppo fuorimoda “ufficio facce”.
Newborn #SF90
— Scuderia Ferrari (@ScuderiaFerrari) 15 febbraio 2019
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Quelle della rossa erano inversamente proporzionali al colore della livrea, leggermente smunto e quasi opaco. Al contrario degli sguardi del dream team, innervati dal purpureo vigore di chi sa che questa volta non può dire che si vincerà la prossima. Niente “svelo”. La Ferrari ha scelto di far levitare la rossiccia invece di denudarla dal timido drappo per consegnarla alla visione di occhi amici e diversamente tali. Vettel aveva una barba inconsueta, dopo che nei primi giorni di vacanza aveva sfoggiato improbabili baffi anni ’70. Piccolo particolare comune a tutti (piloti, team principal e presidente): le mani in tasca. Segnale variamente interpretabile. Chi pensa significhi timidezza, chi invece sostiene sia insicurezza. Una lettura benevola indica invece il voler comunicare apertura e fiducia. Anche qui, parlerà la pista.
Rivedi la presentazione della Ferrari SF 90
Mattia Binotto è uno e trino, un uomo solo al comando che incardina cariche che in Mercedes e Red Bull ricoprono almeno tre teste diverse. La galleria del vento che lo pettina lo fa assomigliare ad un Harry Potter dinoccolato in salsa emiliano-svizzera. Ma all’ufficio facce Binotto vince il derby con il passato recente, muscoli più rilassati e qualche sorriso in più. La cosa che rende unica la Formula 1 è che ci sono due Mondiali contemporaneamente in corso. Quello che vediamo tutti, quello che ultimamente vince sempre la Mercedes, e quello ombra, come gli shadow cabinet inventati dagli inglesi per opporsi costruttivamente. E’ il Mondiale che si disputa di nascosto, al riparo da occhi indiscreti ed è di totale competenza di ingegneri e progettisti che vivono un loro personalissimo 41bis per presentare le macchine della stagione successiva.
All’ufficio facce del MotorSport il premio per la migliore interpretazione lo prende senza dubbio Sergio Perez. Il “Checo” è nella scomodissima posizione di quello che porta in giro il figlio del capo. Il grande velocista americano John Carlos, pugno sinistro guantato di nero a Mexico ’68, capì tutto quando sentì il padre dire “sì, signore” al figlio di sette anni del padrone bianco. In Canada è andata in scena tutta la tracotanza di Lawrence Stroll. Dopo aver pagato al tenero Lance una stagione sulla Williams il premuroso daddy gli ha addirittura comprato una scuderia intera. E Perez? Che faccia avrà se, malauguratamente, dovesse tenersi dietro il figlio di cotanto padre? Attuerà il metodo-Bottas? Per intenderci, il messicano è uno con la garra charrua, ha fatto portierate contro Ocon come nemmeno nei peggiori barrios di Città del Messico. Ora, caro Checo, farai la stessa cosa? Metterai a muro anche supergiovane Lance con il rischio che il “papi” ti venga a dire che non è così che si fa?
L’ufficio facce in casa Mercedes è sempre qualcosa di unico. Lewis Quinto aveva treccine che ricordavano quelle di Latrell Sprewell dei Knicks di qualche anno fa. “Ho un po’ staccato”, ha candidamente ammesso dopo avere fatto qualunque cosa di costoso e spinto da Abu Dhabi fino l’altro ieri. Ma lui è fatto così, ti guarda e capisci che sei già un privilegiato a togliergli qualche secondo dal selfie che si spara a raffica per qualunque cosa stia facendo. Poco lontano da lui il timido Bottas era come sempre il tenero Giacomo della Settimana Enigmistica. In inverno ha provato a riprendere tono con il rally e le corse con le slitte. Ora però è di nuovo tempo di indossare la divisa da maggiordomo.
Faccia di Verstappen? La sua, la solita da io so io e voi nun siete... Gasly ha detto di avere scelto il 10 in onore di Zidane, Max tiene il 33, quello che fu di Larry Bird o di Kareem anche se quando il predestinato arrivò sulla crosta terrestre era già tempo di MJ. Kimi&Giovi in Alfa come in una strofa de “Il vecchio e il bambino” di Guccini si preser per mano e andarono insieme incontro alla sera. Color Lambrusco la nuova livrea e facce super rilassate. Il finnico, ci dicono perché non ha mai tolto gli occhialoni, con meno occhiaie degli scorsi anni e il giovanotto con il sorriso di chi ti prenderà presto la scia prima di aprire il DRS. La disfida dell’immagine la vince nettamente la Ferrari. Evento spettacolare molto “cool”. Il nome SF 90 evoca l’età della Scuderia ed elimina la H. Che stava per “hybrid” ma che troppo spesso aveva significato “Hamilton”.