La rivincita di Domenico Criscito, 10 anni dopo
Non segnava con la maglia del Genoa da un'eternità. In mezzo tante delusioni, dalla Nazionale al Calcioscommesse
Tra tutti i giocatori del Genoa, sarebbe stato molto interessante vedere la faccia di Domenico Criscito all'annuncio dell'arrivo di Cesare Prandelli al posto di Ivan Juric, a inizio dicembre. Tra i due, in passato, non era andata benissimo, in coincidenza con l'esperienza dell'allenatore come selezionatore della Nazionale. Per due volte il terzino era stato candidabile a far parte di una spedizione a una fase finale, il massimo cui possa aspirare un giocatore in azzurro. E per due volte era stato escluso, proprio da Prandelli.
L'atto primo nel 2012, il più clamoroso. Criscito è nel gruppo che prenderà parte all'Europeo, quello perso in finale contro la Spagna, il traguardo più importante colto dal titolo mondiale 2006 a oggi. La Procura di Cremona fa deflagrare l'ennesimo calcioscommesse, una mattina di maggio cinque agenti su due auto si presentano alle 6,20 a Coverciano e consegnano un avviso di garanzia a Criscito, mentre si trova in ritiro con l'Italia. Viene tirato in ballo per una foto soltanto, quella in cui sta parlando con due capi ultrà del Genoa, “due amici” sottolinea. Ma nel clima che si è creato, è più che sufficiente per mettere in dubbio il derby giocato una settimana prima e vinto dai rossoblù 2-1: gli piomba addosso l'accusa di associazione a delinquere finalizzata alla frode e alla truffa sportiva. L'avviso stesso basta per depennarlo dai convocati, seguendo le direttive del Codice morale voluto da Prandelli, per un nuovo corso della Nazionale e della Figc. Criscito, che è stato appena ceduto allo Zenit San Pietroburgo, guarda i mancati compagni arrivare fino all'ultimo atto del torneo. A settembre brucerà ancor più l'assoluzione per mancanza di prove: “Fui lo stupido della situazione - il suo commento -, è una cicatrice che non andrà più via”.
Due anni dopo, il secondo atto. Criscito è tornato in azzurro, riportato nel giro da Prandelli. Ma al momento di comunicare i convocati per il Mondiale brasiliano, il nome del terzino sinistro non c'è. Ai giornalisti che gliene chiedono il motivo, il ct risponde in maniera poco elegante: “Ho escluso Criscito, non Cabrini o Maldini”. Parole inattese, da una persona abitualmente corretta come Prandelli e da cui il selezionatore prenderà in un secondo tempo le distanze, scusandosi con il giocatore al raduno a Coverciano. A posteriori, una fortuna per Criscito visto che quell'avventura, con una formazione costruita a misura di Mario Balotelli, si trasforma in un fallimento epocale, con eliminazione immediata al girone eliminatorio e dimissioni a catena, dal presidente federale Giancarlo Abete, al suo vice Demetrio Albertini fino a Prandelli medesimo.
Criscito cura le ferite in Russia, dove ha già vinto un titolo con Luciano Spalletti in panchina nel 2012 e dove ne vincerà un altro con André Villas-Boas nel 2015. In Russia vive da re. Va d'amore e d'accordo con l'ambiente, diventa capitano e uomo simbolo della squadra. Fino al 2018, quando sente il richiamo del Genoa, che lo aveva cresciuto e fatto esordire in serie B a 16 anni, nel 2003. È il terzo ritorno, dopo quelli del 2006 e del 2008, al termine di esperienze poco felici alla Juventus. In Russia lo salutano con affetto, allo stadio e all'aeroporto. In rossoblù rientra da uomo maturo e da leader innamorato della squadra. Atteggiamento che mantiene quando Enrico Preziosi gli piazza Prandelli come allenatore: “Acqua passata, da capitano gli ho dato una mano a inserirsi”. E da giocatore lo ha aiutato a sfangarla sul campo. Come capitato domenica, con quello splendido sinistro dalla distanza che ha regalato la vittoria in rimonta sulla Lazio in pieno recupero. Criscito non segnava a Marassi da un'eternità, da un 3-2 alla Roma del 23 agosto 2009. Sono passati quasi dieci anni, oggi lui ne ha 32 ma c'è il tempo per prendersi le rivincite. Anche in azzurro, con Roberto Mancini che lo ha avuto allo Zenit e sa quanto valga Criscito.