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Lettera di un ginocchio malato, quello di Icardi

Alessandro Bonan

Il riposo dell'attaccante ed ex capitano dell'Inter, i problemi fisici, il contratto e i consigli di Wanda Nara. I "calcoli" di Maurito

Buongiorno, sono un osso di Mauro Icardi. O forse un legamento. Insomma qualcosa di molto simile a ciò che si trova all’interno del ginocchio del mio proprietario. Da un po’ di tempo non mi sento bene, ho forti giramenti di testa (dove ho la testa?), e una tendenza a stancarmi quasi subito. Per questo Mauro, dopo una piccola chiacchierata con la moglie/agente Wanda Nara, mi ha consigliato un po’ di riposo, al massimo brevi corsette alla Pinetina. Devo dire che in questa situazione non mi trovo male. Al di là di certe rotture, tipo fastidiose visite mediche in centri diagnostici di Milano e sedute lunghissime sul divano, piegato, ad assistere alle partite degli altri, per il resto sto riscontrando notevoli vantaggi. Il primo è che piano piano mi sto scoprendo intelligente e molto remunerativo. Ho fatto un calcolo. Da quando non mi sento bene, Mauro percepisce la stessa cifra di prima, praticamente senza lavorare. Non so se per questo mi sia riconoscente o meno, ma di sicuro non è rimasto insensibile a certi numeri. Perché sapete di quanto sto parlando? Di circa quattordicimila euro al giorno che diviso per sette, classica giornata lavorativa, fa più o meno duemila euro all’ora – calcolo effettuato per difetto. Non compie il minimo sforzo e guadagna esattamente come quando si faceva un mazzo così sul campo. Continue le sollecitazioni a cui eravamo sottoposti. Ora a destra, ora a sinistra, ora avanti e indietro. Perché, vi assicuro, non è facile giocare nell’Inter.

 

Fatemi parlare per un attimo delle ginocchia dei miei compagni. Quelle di Perisic, leggermente valghe, non si addicono al mio. Io vado in profondità e le sue stringono al centro, io vado al centro e le rotule di Perisic si perdono sulla fascia. Dall’altra parte si verifica più o meno la stessa cosa con Politano. Se invece parliamo delle ginocchia che mi stanno dietro, apriti cielo. Nainggolan, un amico di tatuaggi e di vita (c’è un discreto legamento tra di noi), non ha avuto femori sufficientemente forti nella sua ancora breve esperienza interista. Non l’ho quasi mai visto (ma io ci vedo?). Il resto delle articolazioni dei centrocampisti non lo giudico nemmeno. Quelle di Borja Valero arrivano usurate e quelle di Gagliardini lasse. E mi scappa da ridere (ma io rido?) quando si scandalizzano se la moglie/agente del mio proprietario parla di cinque nuove ginocchia. Che poi vanno moltiplicate per due e quindi fanno dieci. In tutto questo c’è chi pensa che mi debbano tremare i menischi. Che se dovesse andare a fondo della cosa, l’Inter, potrebbe intentare causa alle giunture del mio padrone. Ma avete mai avuto a che fare con assicurazioni? Non si sa dove si va a parare, ci vogliono avvocati su avvocati. E gli avvocati costano. Meglio cambiare e andarsi a ritemprare dove c’è un’aria diversa. Perché sono un osso duro, io. E anche se mi piego, di sicuro non mi spezzo.

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