L'apparizione del vero Milik a Napoli
Domenica c'è Napoli-Juventus e i partenopei si aggrappano al loro centravanti per impedire che lo scudetto sia assegnato con tre mesi di anticipo
Comincia la marcia di avvicinamento alla partita che deve provare a regalare un minimo di senso alla serie A in questa stagione. Domenica è il giorno di Napoli-Juventus, il passaggio in cui la squadra di Carlo Ancelotti è universalmente chiamata a fermare il cammino trionfale della capolista e a impedire che lo scudetto sia assegnato con tre mesi di anticipo, obbligando i giornali sportivi a dedicarsi unicamente al mercato per dare una parvenza di giustificazione alla propria presenza in edicola. Oggi la differenza, quella evidenziata dai numeri, è imbarazzante, con un vantaggio bianconero di tredici punti in classifica. Merito degli uomini di Massimiliano Allegri, demerito di chi insegue, se si pensa che il Napoli è a -10 rispetto alla passata stagione, quando era capolista con un punto di vantaggio proprio sulla Juventus. Avesse tenuto identico passo, domenica avrebbe affrontato il match con l'obiettivo aggancio alla vetta e non come tentativo di portarsi a dieci lunghezze di distacco.
Sarà una settimana in cui le due avversarie, eliminate in maniera chiara dalla Coppa Italia, potranno concentrarsi esclusivamente sull'appuntamento che le vedrà di fronte. Una settimana in cui la speranza (vana) sarà quella di uscire dai luoghi comuni della presentazione dell'incontro: quello di nord contro sud, quello di Cristiano Ronaldo che si presenta nello stadio che fu di Diego Maradona oppure di come si vincano le partite grazie ai bilanci. Un refrain, quest'ultimo, che dalle parti di Napoli, va sempre fortissimo. E se non c'è più Maurizio Sarri a ricordarlo a ogni piè sospinto, si presenta Aurelio De Laurentiis a farne prontamente le veci. Come se Sampdoria, Chievo, Fiorentina e Torino, quattro delle squadre che hanno tolto punti a quella di Ancelotti, fatturassero più del club azzurro.
Perché, alla fine, nel calcio sono gli uomini a fare la differenza. E il Napoli, in questo momento, ne ha uno da tenere particolarmente d'occhio. Arkadiusz Milik sta infatti tornando il giocatore che era stato preso nel 2016 per sostituire Gonzalo Higuain. Un affarone dal punto di vista economico, visto che l'argentino era stato ingaggiato dalla Juventus pagando i 90 milioni della clausola, mentre il polacco di milioni ne era costati 35. E un possibile affare dal punto di vista tecnico, perché arrivava un elemento finalizzatore come il neo-juventino, ma con la capacità di mandare a segno i compagni, visti i 21 gol e i 7 all'Ajax nell'ultima stagione prima del trasferimento in Italia. Il problema è che, a Napoli, il vero Milik stanno cominciando a vederlo solo adesso. Colpa delle ginocchia, che hanno fatto crack in due occasioni, sempre a inizio stagione. Nell'ottobre 2016 salta il legamento crociato anteriore destro in un match della Nazionale contro la Danimarca, mente nel settembre 2017 è la volta dell'anteriore destro in trasferta contro la Spal. È uno degli infortuni peggiori che possano capitare nei tempi moderni. Milik, per dare un'idea, perde complessivamente 52 partite e, quando torna disponibile a marzo 2018, si trova chiuso dalla scelta di Dries Mertens falso centravanti, operata da Sarri durante la doppia assenza del polacco. Una scelta che funziona e che, di conseguenza, limita le possibilità di Milik.
La prospettiva personale cambia con l'arrivo di Ancelotti in panchina. In attacco il tecnico dà spazio a tutte le possibili alternative, ma quello che diventa sempre più insostituibile è proprio Milik. Perché è un centravanti cui piace partecipare al gioco, non solo bravissimo a farsi trovare pronto in area ma anche più che valido nel consentire ai compagni di trovare gli spazi per poter colpire. Uno che, al tempo stesso, sa andare di forza e di tecnica, bravo a operare scelte non banali: basti vedere la barriera del Parma beffata domenica, mentre tutti saltavano per coprire una possibile parabola alta, con un rasoterra buono per il 2-0. Rete dopo rete Milik è salito a quota 14, per una serie A a trazione polacca, viste le 18 di Krzysztof Piatek. Su di lui sarà focalizzata l'attenzione domenica, sull'attaccante che ancora oggi sogna il Manchester United e che da adolescente aveva come idolo proprio Cristiano Ronaldo.
Il foglio sportivo - il ritratto di bonanza