I giocatori dell'Ajax festeggiano dopo la vittoria di Torino contro la Juventus (foto LaPresse)

Altro che Messi, l'Ajax è già un luogo comune

Jack O'Malley

Dopo lo 0-3 a Barcellona Klopp è più nudo di Icardi nelle foto con Wanda. Io brindo allo Sheffield

Maledetti catalani, maledetto Lionel Messi, maledetto Alisson che ha messo una barriera più inutile di un appello di Aldo Cazzullo sulle radici cristiane dell’occidente, costringendoci a mesi di mutande bagnate dei commentatori per il seicentesimo gol della Pulce. Maledetto Liverpool che ha confermato la dura verità per cui nel calcio vince chi segna, non chi produce più gioco, occasioni e orgasmi di Lele Adani in diretta. Maledetto Klopp, che continua a essere il perdente più simpatico d’Europa e quasi sicuramente chiuderà un’altra stagione con la bacheca piena di complimenti e vuota di trofei come un Napoli-di-Sarri-qualunque.

 

  

Maledetto Ajax, che ha vinto a Londra e vincerà ad Amsterdam, ed è già diventato un luogo comune, il rifugio pigro di chiunque voglia fare una metafora pop – l’Atalanta è come l’Ajax, l’Italia di Mancini deve fare come l’Ajax, il Napoli deve fare come l’Ajax, il Pd deve essere come l’Ajax, mia nonna cucina bene come l’Ajax, tua mamma sta in vetrina ad Amsterdam come l’Ajax. Meno male che c’è l’Europa League, dove forse vedremo due squadre inglesi in finale, e se Rio Ferdinand e Lineker esulteranno come per il secondo gol di Messi dell’altra sera non saremo costretti a sorbirci polemiche sull’opportunità o meno di urlare al gol dell’unico argentino più insopportabile di Bergoglio.

 

  

Leo è insopportabile perché ogni volta che segna o gioca bene trasforma tutti in talent scout con l’Alzheimer: improvvisamente orde di esperti di calcio spagnolo e sudamericano si affrettano a farci sapere – sui maledetti social – che loro stanno guardando le imprese della Pulce barbuta, ci tengono a dire per primi che quel ragazzo è proprio forte, gioca davvero bene, considerano necessaria una pisciatina per marcare il territorio, come a dire “ehi, io l’avevo sempre detto che il più forte è lui”. Ovviamente fino al primo gol di Cristiano Ronaldo, quando il portoghese diventerà “più decisivo del pur fenomenale Lionel che-infatti-in-nazionale-non-ha-mai-vinto-niente”. Dopo le lezioni sul fatto che Messi è forte mi aspetto quelle su Ibrahimovic che è un campione arrogante, Suárez che è un fenomeno ma ha un caratteraccio, Balotelli che è un talento discontinuo, le donne che a calcio giocano più lente degli uomini ma con più fair play, Icardi che è succube di Wanda Nara.

 

 

A proposito, il mio personale spacciatore di perle di saggezza su Twitter, Aldo Serena, ha commentato la foto in cui si vede il tatuato ex capitano dell’Inter abbracciare le gambe della moglie in ginocchio, completamente nudo: “Foto molto bella. Mi sembra però una dichiarazione neanche tanto implicita di subordinazione”. Appena le femministe si accorgono di quel tweet lo appendono per le palle fuori dalla redazione dell’inserto femminile dell’Osservatore Romano e lo costringono a farsi chiamare Serena Aldo in nome della parità. Per fortuna ci sono cose più serie da fare, tipo aprire un’inchiesta perché Claudio Ranieri in conferenza stampa dice che nove anni fa la Lazio si è scansata contro l’Inter. Brividi di divertimento, insomma. Io brindo da una settimana alla promozione in Premier League del mio Sheffield United, e cerco qualche italiana tra le semifinaliste di Champions ed Europa League. Ma non riesco a trovarla.

 

[Questo articolo è pubblicato sull'edizione del Foglio Sportivo in edicola il 4 e 5 maggio.
Potete leggerlo cliccando qui dalle 23.30 del 3 maggio]