Tutto quello che dovete sapere sul Mondiale di calcio balilla
Vietato rullare! Si è disputato in Spagna, a Murcia. Quello del biliardino è un mondo complesso: esistono cinque modelli di “campo” diversi
Per lei cominciò tutto in un piccolo bar di Bardonecchia, una sera qualunque. C’era il biliardino libero nel solito angolo, nessuno ci stava giocando, e Roberta guardò le amiche: “Ci facciamo una partita?”. Dieci anni dopo Roberta Begnis è a Murcia, nella Spagna più gotica e misteriosa, e insieme ai suoi compagni di Nazionale sta partecipando al Mondiale di calcio balilla. “Sai qual è il mio grande sogno? – racconta al Foglio Sportivo – Voglio diventare una campionessa del mondo nel singolo, a me i soldi non interessano, non è per questo che gioco a biliardino”. In Italia sono più di 10.000 i giocatori attivi nel calcio balilla, quelli cioè che lo praticano con frequenza e con una certa abilità. Ma tra bar, spiagge, oratori e circoli ricreativi, a smanettare sul gioco da tavolo più conosciuto al mondo sono almeno 150.000 persone. Pochi soldi, a tenere insieme tutto naturalmente è la passione. Che però in Italia ha iniziato a strutturarsi e a trovare un’organizzazione: nel 2017 è nata la Lega italiana calcio balilla (Licb) che ha chiamato a raccolta i più forti giocatori sul territorio per provare a diventare un giorno, chissà, una federazione. A Murcia, fino a domenica, sono stati impegnati 30 azzurri, c'erano 10 ragazze e Roberta era una di loro. Da ragazzina faceva le gare di sci, doveva prendere il diploma per diventare maestra, poi la vita le ha fatto imboccare un’altra strada. Fa la cameriera, si è trasferita a Rivarolo Canavese, sempre in Piemonte, ma non appena può si dedica all’allenamento. “Mi sono comprata un biliardino, lo tengo a casa. Mi alleno quasi tutti i giorni, dipende dal tempo che ho a disposizione”. Per lei è il terzo Mondiale.
Un evento che quest’anno ha messo insieme quasi 1.200 giocatori di 40 nazioni. Ci sono anche l’India, il Giappone, la Cina. Gli organizzatori hanno piazzato 160 biliardini nel palasport cittadino e le partite vanno avanti dalla mattina alla sera, il resto è goliardia. “È bello e appassionante, è uno sfogo, un divertimento, e come per tutte le cose per farlo bene ci vogliono costanza e tanta testa: se sei sotto di sette puoi sempre recuperare. Ci vuole tenacia”. Gli azzurri hanno già vinto vinto l’oro e l’argento nel rollerball, una delle specialità del made in italy esportata per l’occasione e presente per la prima volta ai Mondiali spagnoli. Nel weekend proveranno anche a vincere il titolo a squadre. I grandi favoriti sono gli statunitensi, e ovviamente il Belgio di Frederic Collignon, il giocatore più forte al mondo. E’ nel nostro girone maschile con Francia e Svizzera: non una passeggiata. Un’altra novità è l’introduzione del two legs, altra specialità (questa volta tutta iberica) che ha gli omini coi piedi staccati e una sorta di piano alla Holly&Benij: inclinato quanto basta. Ma quello del biliardino è un modo complesso, diversificato, pieno di tic, eccessi e stranezze. Esistono cinque calciobalilla differenti per interpretazione: il tedesco Leonard, l’americano Tornado, il francese Bonzini, il Garlando che usano in Austria e Svizzera, e poi c’è il Revolution che è il più utilizzato e diffuso in Italia. Ogni modello ha maniglie diverse, il piano in vetro o in legno, gli omini più grandi o più piccoli a seconda della provenienza. Il Tornado ha tre portieri, per esempio.
“I migliori li selezioniamo un po’ qua e un po’ là, magari ti segnalano qualcuno e tu vai a vederlo, gli spieghi qualcosa, provi a metterlo nel giro della Nazionale”. Roberto Giovannini è il ct azzurro, un vero selezionatore che da anni viaggia alla ricerca di campioni del calcio balilla. E’ nato a Torino, ha 41 anni, consegna le bibite nei bar. Cominciò a giocare a quattordici anni, “al bar: come tutti. Poi un amico più grande cominciò a portarmi in giro, alle manifestazioni, e lì ho scoperto un mondo”. Il primo campionato del mondo pionieristico lo organizzarono in Valle d’Aosta, parteciparono 80 giocatori da 20 nazioni. Nel 2006, mentre a Berlino l’Italia di Marcello Lippi vinceva il Mondiale di calcio, ad Amburgo si disputava per la prima volta il Mondiale di calcio balilla con tavoli ufficiali. Una rivoluzione. “Fu la prima esperienza per me – racconta Giovannini – c’era moltissima gente ed è lì che ho capito anche il valore di rappresentare la Nazionale”. Prima delle partite ci sono gli inni, chi non ha la divisa non può giocare. Il contesto è però di grande allegria, si partecipa attivamente alle partite di altre nazioni, si sta insieme, in un terzo tempo continuo e infinito. Chi è lì, però, rivendica un senso di appartenenza profondo. Nicola Colacicco, presidente Licb, per dire, cominciò a sette anni: “Io sono di Santeramo in Colle, feci di tutto per farmi regalare un biliardino da papà e mamma, prendevo la sedia, ci salivo sopra e giocavo ore senza sosta”. Lo fa ancora oggi, senza salire in piedi su una sedia ma con lo stesso coinvolgimento. “Lo dico sempre: quello del calcio balilla è un mondo bellissimo, crea un’adrenalina sana, è l’antistress per eccellenza. Consigliato a tutti, una partita ci sta sempre bene”. Oh, però vietato rullare.