Barreto nel luglio del 2014, quando giocava nel Torino (foto LaPresse)

La nuova scommessa di Barreto

Leo Lombardi

Il brasiliano è stato ingaggiato dal Gozzano. Accordo di una stagione, per vedere l'effetto che fa dopo quattro anni in cui l'attaccante è rimasto fermo

L'avevamo dato per perso, Paulo Victor Barreto de Souza. Come allo stesso modo avevamo dato per perso Reginaldo Ferreira da Silva. Sono i due brasiliani che avevano infiammato Treviso, attaccanti atipici ma efficaci. Nessuno dei due possedeva il fisico del centravanti classico, ma facevano impazzire gli avversari con scatti, movimenti, finte e controfinte, trovandosi a meraviglia e rendendo una cosa seria il calcio in una città che, fino a quel momento, aveva avuto occhi soltanto per basket, volley e rugby, grazie alla polisportiva targata Benetton. Nel 2005 guidano il Treviso fino a un quarto posto in B, un piazzamento che si trasforma in serie A quando il Genoa (promosso) viene retrocesso per illecito sportivo, mentre Torino e Perugia non si iscrivono per problemi finanziari. Una apparizione tra le grandi che dura un anno, con un ultimo posto che diventa penultimo soltanto perché la Juventus viene travolta da Calciopoli.

 

Oggi quel Treviso non ha neppure trovato i soldi per iscriversi in Promozione, dopo essere caduto dall'Eccellenza. E i brasiliani che facevano godere i tifosi, si sono persi progressivamente per strada. Lineare la parabola a scendere di Reginaldo, che non avrebbe più trovato la continuità sul campo, mentre fuori del campo avrebbe fatto parlare per la relazione con Elisabetta Canalis. Più combattuto il declino di Barreto zavorrato, rispetto al compagno, dagli infortuni. Impressionante quello all'ultima apparizione con il Treviso della promozione, in trasferta a Bari il 29 aprile 2005. Il brasiliano salta per contendere un pallone ad Anaclerio e, in ricaduta, va dritto con la testa nel terreno, schiacciandola con il resto del corpo. Una botta che avrebbe significato paralisi per qualsiasi essere umano, mentre lui si salva grazie all'elasticità del corpo, cavandosela con un trauma distorsivo del rachide cervicale. Un infortunio che comunque lo condiziona nei successivi due anni a Udine, trascorsi senza particolari glorie, e che dimentica tornando a Treviso nel 2007: 17 gol che convincono il Bari a prenderlo. Qui incontra in successione Antonio Conte (“Il miglior allenatore che ho avuto in assoluto”) e Gian Piero Ventura. Contribuisce alla promozione in A e nella stagione 2009-10 si toglie la soddisfazione di segnare - sempre su rigore, è vero, ma occorre essere bravi a realizzarli - una doppietta nel 2-2 all'Inter di José Mourinho e un gol nel 3-1 alla Juventus. Sono però gli ultimi fuochi, perché se la colonna vertebrale non dà problemi, a frenarlo ci pensano i fragili tessuti: “Quattro gravi strappi alle gambe - avrebbe raccontato -, lesioni ovunque: alcuni muscoli non ci sono praticamente più. Se fatico troppo sono costretto a fermarmi”.

 

Ventura prova a rilanciarlo chiamandolo a Torino nel gennaio 2013, tutto inutile. Gioca poco, chiede al tecnico di andare via, non viene accontentato e sparisce letteralmente. Si congeda nel 2015, tentando una successiva ripartenza in serie D a Venezia, ma a dicembre si arrende: a 30 anni non ci sono alternative all'abbandono. Per questo è stata grande la sorpresa all'annuncio dell'ingaggio da parte del Gozzano, inseritosi in una trattativa che il brasiliano stava portando avanti con il Monopoli. Accordo di una stagione, per vedere l'effetto che fa dopo quattro anni in cui l'attaccante è rimasto fermo. Squadra inserita nel girone A, Barreto avrebbe potuto incrociare la strada di Reginaldo. Ma negli stessi giorni il suo vecchio amico e compagno veniva annunciato dalla Reggina, dopo essere riapparso nel Monza berlusconiano. Barreto esordirà in campionato ad Alessandria, stadio dove il Torino ha appena debuttato in maniera vincente in Europa League. È una competizione che il brasiliano ricorda volentieri: il 31 luglio 2014, nel preliminare vinto 3-0 in trasferta con il Brommapojkarna, aveva segnato l'ultima rete in granata, e personale. Da allora il buio, fino alla scommessa targata Gozzano.

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