Le scontate lodi alla Frappart
L’adeguamento al politicamente corretto esigeva che il primo arbitro donna a dirigere una finale di coppa europea tra maschi facesse comunque una straordinaria figura
Puntuali come il caldo ad agosto, ecco i titoli sul trionfo di Stéphanie Frappart, la “vera vincitrice” della Supercoppa europea tra Liverpool e Chelsea che ha arbitrato “con precisione e puntualità”. Lodi scontate, che sarebbero state innalzate anche se il fischietto francese avesse offerto una prestazione à la Byron Moreno.
L’adeguamento al politicamente corretto esigeva che il primo arbitro donna a dirigere una finale di coppa europea tra maschi facesse comunque una straordinaria figura. Siccome qui non si è mainstream, diciamo pure che madame Frappart ha arbitrato in modo sufficiente. Niente di più. Un giallo esagerato, un rigore dato che non c’era e probabilmente uno non dato che c’era. Gli esperti le darebbero un cinque e mezzo. Ha ragione chi, commosso, spiega che ora il calcio non sarà più lo stesso. E’ vero, perché la sua designazione ha seppellito per sempre la meritocrazia.
Il riconoscimento al sudore, al sacrificio e alla capacità (questo era, per un arbitro internazionale, la Supercoppa d’agosto) sono stati cancellati in nome della politica, che ha preteso di mandare a Istanbul una ragazza che ha iniziato ad arbitrare nella serie maggiore del suo campionato solo quattro mesi fa. Un po’ come se un fischietto al suo primo anno in Serie A fosse designato di colpo per la finale di Europa League. Una follia che apparirebbe tale anche a un bambino.
Ora all’Uefa si domanda, qui, coerenza. Il che significa che madame Frappart dovrà essere designata anche per le coppe, Champions league compresa. Altrimenti il papocchio pol. corr. sarà svelato in tutta la sua imbarazzante fuffa e per la categoria arbitrale femminile – che si avvale di elementi di ottimo livello – l’alloro di Stéphanie altro non sarà che un’umiliazione.