Icardi è stato falso e cortese, andrà a Torino
Il calciomercato fatto sui social, l’addio di Torres e l’eterosessualità corretta dei giornali sportivi
Venerdì ha lasciato il calcio uno degli attaccanti più forti dell’ultimo decennio, Fernando Torres. Ha 35 anni, l’età in cui gran parte dei suoi coetanei continua a imbrogliare i tifosi riciclandosi in paesi lontani con squadre dai nomi esotici (Los Angeles Galaxy, Guangzhou, Fiorentina…). Ci era cascato anche lui, andando in Giappone tra le file del Sagan Tosu. Grazie a Dio si è reso conto in fretta che il calcio aveva già lasciato lui prima che lui decidesse di lasciare il calcio. Brindo a lui, che pur essendo spagnolo mi ha dato uno dei più grandi orgasmi sportivi della mia vita, l’eliminazione del Barcellona dalla Champions, quando giocava nel Chelsea. Sulla superiorità del calcio inglese su qualunque altra forma di vita presente sulla Terra non penso debba aggiungere altro, mi fanno anzi tenerezza quegli italiani seriamente convinti che il Torino avrebbe potuto battere i Wolves in Europa League. Il fatto che nessuna inglese volesse Dybala avrebbe dovuto farvi capire qualcosa, invece è bastato un pallonetto alla Triestina per farvi tornare a gridare al miracolo. Che fine farà l’argentino? Difficile da dire, perché per saperlo bisognerebbe fare del lavoro giornalistico. Ma poiché la nuova frontiera dell’informazione è divinare gli account social dei calciatori, è molto più facile inventare notizie su Icardi, e poco importa se sono contraddittorie. E quindi ecco che la foto di Wanda con le compagne degli altri giocatori dell’Inter con didascalia “un altro anno insieme” per i giornalisti sportivi è un chiaro segno della permanenza dell’ex capitano nerazzurro a Milano. Basta però leggere la notizia successiva per avere i primi segnali di emicrania. Uscendo dalla stessa cena di Wanda, Maurito avrebbe risposto “sì” alla domanda “pronto per una nuova avventura?”. Ecco l’indizio: Icardi se ne va. Dove? Ma ovvio, basta guardare un video su Instagram per capirlo: Mauro canta ‘O surdato ‘nnamurato, è certo che andrà al Napoli. E se fosse stato falso e cortese con i giornalisti cosa avrebbero detto, che era pronto per Torino? O se gli fosse scappata un’imprecazione, per il Veneto?
Mi consolo brindando a una delle ultime riserve di eterosessualismo del pianeta, i giornali sportivi. Sanamente morti di passera come pochi, i colleghi in questi giorni si destreggiano abilmente sul pericoloso crinale dell’accusa di sessismo per segnalare la figaggine della traduttrice di Ribery. Altro che vedo-non vedo, per parlare di Alessia Enriquez è tutto un dico-non dico: “Non è passata inosservata”, “ha stregato i viola e il web”, “la Rete ha iniziato a parlare di lei, in termini lusinghieri s’intende” (chissà con che registro poetico, roba da fare impallidire Petrarca). Li capisco, visto l’andazzo generale. La Federazione mondiale di rugby ha appena deciso di togliere la definizione di “femminile” dalla Coppa del mondo femminile in modo da raggiungere la “gender equality”. E allora perché non togliere la definizione di “analcolica” alla birra analcolica, così da non discriminare gli astemi? Aspetto, rigorosamente al bancone del pub, la fase kitesurf per rugby e calcio: squadre miste, vera uguaglianza. E gran rottura di palle.