Storia di Donnarumma (Alfredo), l'attaccante che non si ferma mai
È uno che non solo sa segnare, ma anche uno che porta bene alle squadre per cui gioca. Domenica sera ha esordito in Serie A con il Brescia realizzando un rigore contro il Cagliari
C'è un Donnarumma (Gianluigi, quello del Milan) che ha debuttato in serie a a 17 anni da compiere. E c'è un Donnarumma (Alfredo, quello del Brescia) che il grande calcio lo ha assaporato sulla soglia dei 29 anni, dopo tanta attesa. Ci sarebbe un terzo Donnarumma (Antonio, anch'egli al Milan), ma di lui si conoscono soltanto parentela (è il fratello maggiore di Gianluigi), stipendio (ottimo e abbondante, per non giocare) e agente, l'ineffabile Mino Raiola: da qui si intuisce il perché dell'ingaggio. Quello che ci interessa oggi è il secondo, perché Alfredo Donnarumma si è affacciato domenica in serie A con il rigore che ha regalato al neopromosso Brescia la vittoria al debutto, in casa del Cagliari. Una circostanza che ai tifosi lombardi non è passata inosservata, perché così seppe fare Dario Hubner. Arrivava dalla serie B, aveva trent'anni e andò in gol nella giornata d'esordio in A contro l'Inter. E Hubner è uno che a Brescia ha scritto la storia.
Allo stesso modo l'aveva scritta Andrea Caracciolo, l'attaccante lasciato andare via nell'estate 2018 dopo 179 gol con la maglia biancazzurra. Per sostituirlo Massimo Cellino va su Donnarumma, uno che non solo sa segnare, ma anche uno che porta bene alle squadre per cui gioca, particolare scaramantico sempre presente nel cuore del presidente. Nel 2010 il centravanti va a Gubbio in prestito dal Catania e centra la promozione in B. Si ripete nel 2015 a Teramo, vincendo un campionato di C poi cancellato da un illecito sportivo. Lo stesso avviene nel 2018 a Empoli, dove Donnarumma arriva su richiesta di Vincenzo Vivarini, il tecnico con cui aveva costruito il miracolo a Teramo: 22 gol per Donnarumma e 21 per Gianluca Lapadula, con cui aveva formato una irresistibile coppia d'attacco. Vivarini dura poco, la fortuna del centravanti è l'ingaggio di Aurelio Andreazzoli e del suo gioco verticale che esalta lui (23 gol) e il partner Francesco Caputo (26).
La promozione è una conseguenza quasi logica, le scelte del mercato un po' meno. In serie A l'Empoli punta su Antonino La Gumina, l'acquisto più caro nella storia del club. Risultato? Una spesa da 9 milioni per avere in cambio due reti. Donnarumma passa al Brescia, cambia ancora allenatore come in Toscana (Eugenio Corini al posto di David Suazo) e riconquista una promozione in A. Lo fa migliorandosi rispetto all'anno prima, con due gol in più (25) a conferma del suo concetto guida: “Nel calcio chi si ferma è perduto, io non mi fermo mai”.
Lo ha dimostrato anche domenica sera a Cagliari. Primo contatto con la nuova realtà e conferma che se un giocatore vale, vale in tutte le categorie. Nessuna recriminazione dopo che il Var gli toglie il gol su azione, un colpo di testa annullato da un fuorigioco di pochi centimetri. La rete si concretizza nella ripresa, con un rigore trasformato in tutta sicurezza. Ma è l'episodio del primo tempo che racconta che tipo di giocatore sia Donnarumma, un normolineo vincente in un'epoca di centravanti palestrati. Il riferimento è Ciro Immobile, non soltanto per la comune origine di Torre Annunziata, un territorio che ha regalato in pochi chilometri alcuni dei migliori attaccanti del nostro campionato (come Fabio Quagliarella, nato a Castellammare di Stabia). Anche l'attaccante del Brescia si muove senza dare riferimenti, bravo a occupare l'area come a colpire in acrobazia - più con il senso del tempo che con la potenza -, leggendo in anticipo le situazioni. Uno che si sacrifica senza problemi per la squadra e che sa fare realmente reparto con chi lo affianca in prima linea. Di Lapadula e Caputo si è detto, lo scorso campionato Ernesto Torregrossa ha fissato il suo record in B a Brescia con 12 gol. E tra tre giornate (quando scadrà la squalifica), la sfida più affascinante: riuscire a fare lo stesso con il figliol prodigo Mario Balotelli.