La Ternana è l'università del calcio
Quello della squadra umbra resta un caso (singolare) del calcio italiano: l'unica società proprietà di una università
La ragione sociale non è più nel nome, ma la Ternana resta un caso (singolare) del calcio italiano: quello di una società di calcio proprietà di una università. L'ateneo in questione è l'Unicusano, nato a Roma nel 2006 per organizzare corsi telematici e poi evolutosi anche in una struttura fisica, con tanto di campus nella zona ovest della capitale, da dove trasmette una radio protagonista di interviste rivelatesi in più occasioni piccoli scoop. Il proprietario è Stefano Bandecchi, uno sempre attento alle vicende del pallone. Nel 2014 rileva il Fondi, club in provincia di Latina che conduce fino in serie C. Nel 2017 il trasferimento a Terni, in una piazza decisamente più storica (e ambiziosa), con una serie A lontana quasi cinquanta anni e rimasta nella memoria collettiva per il “gioco corto” di Corrado Viciani, tecnico antesignano del tiki-taka alla Pep Guardiola. E dove la famiglia Longarini aveva deciso di disimpegnarsi.
Gli inizi sono in puro stile berlusconiano, per lo sbarco in elicottero e per i proclami di vittoria. Gli umbri sono in B, ovviamente si parla di promozione. La Ternana diventa Ternana Unicusano Calcio, ma il cambio non porta fortuna: invece del salto in alto, arriva la retrocessione in C. Un passaggio doloroso ma propedeutico a un modo diverso di fare calcio. A cominciare dalla società. Oggi Bandecchi ha preso in mano le redini del comando in prima persona, dopo averle lasciate in un primo tempo a Stefano Ranucci, vittima di una battaglia per il ripescaggio nel 2018 (sull'onda della vicenda Entella) andata inesorabilmente persa. Ha chiamato l'ex arbitro internazionale Paolo Tagliavento come vice e per costruire la squadra si è affidato al direttore sportivo Luca Leone, che aveva portato il Lanciano in B. In panchina ha confermato Fabio Gallo, una storia personale da buon centrocampista e vittima della guerra che – all'epoca – avevano ingaggiato gli ultras del Brescia contro Marco Giampaolo: Gallo era il suo vice, con un passato da giocatore bresciano ma, soprattutto, profondamente atalantino. Un marchio indigeribile ai tifosi della curva (e non solo), al punto che il tecnico decise di lasciare, primo passo verso le successive clamorosi dimissioni di chi oggi guida il Milan.
Gallo è arrivato in corsa lo scorso campionato per sostituire Alessandro Calori per un divertente incrocio che solo il calcio sa offrire, visto che parliamo dell'allenatore che era stato messo alla porta a Brescia proprio per ingaggiare Giampaolo. Nulla di memorabile, visto che la squadra alla fine era rimasta a un passo dei playoff così come il tecnico lo aveva trovata, ma con la capacità di ridare serenità a un ambiente partito con grandi ambizioni e ritrovatosi in un guado senza prospettive.
Per la nuova stagione a Gallo è stata affidata una squadra equilibrata tra giovani cresciuti in casa – come Gabriele Onesti e Gianmarco Nesta, nipote dell'Alessandro campione del mondo – e tanti over 30 che, in una società gestita da una università, fanno la figura dei fuori corso: da Carlo Mammarella (37 anni) a Marino Defendi (34), da Daniele Vantaggiato (34) a Guido Marilungo (30). Quest'ultimo ha cominciato con una doppietta nel 3-1 al debutto in casa del Rieti. Tre punti per cominciare al meglio nel girone C, quello che si prospetta più complicato per la vittoria finale vista la presenza di realtà ambiziose come Bari, Catania, Catanzaro, Reggina e Avellino, e una partita che ha regalato un dato indicativo: su poco più di 3.000 presenti allo stadio, 2.300 arrivavano da Terni.
Le mosse di Bandecchi hanno infatti ricreato l'entusiasmo che si era perso, a cominciare dalla mossa di abbonamenti a prezzi al di là dello stracciato: tribune a 10 e 8 euro, curve a 5. Una stagione intera al prezzo inferiore di un singolo biglietto. Risultato? Dodicimila abbonamenti, per un sold out mai visto in cui, su 15.000 posti, restano i 1.300 per gli ospiti e quelli per le esigenze di servizio. Un'operazione in perdita, per introiti da campo, ma che ha pagato in termini di sponsor e che renderà il Libero Liberati l'uomo in più per la squadra, nei cinquant'anni di vita dell'impianto dedicato al pilota campione del mondo nella classe 500 di motociclismo nel 1957. Un impianto che sarà al centro delle trattative con l'amministrazione comunale (a guida Lega dal 2018) per il rinnovo della convenzione. Perché Bandecchi vuole mettere radici a Terni e lo stadio fa parte del progetto che vede la realizzazione di una cittadella dello sport mentre nei locali che ospitano la sede è già stata realizzata una foresteria dove vivono, mangiano e studiano 16 ragazzi della Ternana. Un domani, se lo vorranno, potranno anche frequentare l'università a Terni. Unicusano, ovviamente.