Questo campionato non è una palla

Umberto Zapelloni

È iniziata la stagione di basket, ma in pochi se ne sono accorti. 10 buoni motivi per non perdersela

Il basket ha dato il via al suo campionato numero 98 nell’indifferenza generale. D’altra parte, cominciare un torneo nel bel mezzo di una settimana già occupata da un turno infrasettimanale della Serie A di calcio non è una trovata da premio Nobel. Ma con due turni in più in calendario, frutto dell’altra genialità di portare a 18 le squadre (per poi perdere Avellino per strada e restare in 17) e un preolimpico da giocare in estate era difficile trovare soluzioni alternative. Peccato, perché la stagione 98 dei giganti del basket ha più di un motivo per non passare inosservata.

 

Il ritorno di Messina

È iniziata la stagione di basket, ma in pochi se ne sono accorti. 10 buoni motivi per non perdersela

Il derby di Natale

Il 25 dicembre a Bologna non faranno fatica a digerire il pranzo di Natale che da quelle parti leggerissimo non è… alle 18.15 in Fiera è in calendario il derby tra Virtus e Fortitudo che mancava da 10 anni. Un impianto speciale, un giorno speciale, per una partita speciale. D’altra parte se la Nba mette in calendario a Natale le sue partite più significative perché il basket italiano non può fare altrettanto? Il calcio dopo aver provato il boxing day lo scorso anno ha rapidamente fatto retromarcia. Il basket insiste e fa bene a riempire le feste con le sue partite: si gioca il 26 (Bologna anticipa) e il 29 dicembre e poi il 5 gennaio. Il piatto ricco è quello natalizio con il derby in un impianto realizzato apposta alla Fiera per poter ospitare più di 9 mila spettatori. Una bella idea di patron Zanetti, il signor Segafredo uno che ha sempre amato lo sport (da Senna al grande ciclismo). La Virtus giocherà in Fiera cinque partite: Treviso, Cantù, Brindisi, il derby e la sfida di fine anno con Milano, ovvero il ritorno a casa dell’ex Messina.

Cervelli in regia

Tra i nuovi stranieri piombati sul campionato, sono due i nomi che fanno la differenza: Milos Teodosic e Sergio Rodriguez, due play, due cervelli, due uomini che hanno giocato nella Nba da protagonisti. Un serbo e uno spagnolo. Dan Peterson, uno che se ne intende, li ha paragonati a Kikanovic e D’Antoni e chi ha certa una età ha già l’acquolina in bocca pensando al duello. Teodosic ha 32 anni viene da Olympiacos, CSKA e da 60 partite coi Los Angeles Clippers oltre che dall’argento olimpico di Rio. Sergio Rodriguez ha 33 anni e un passato tra Real Madrid, CSKA e quattro franchigie Nba (Portland, Sacramento, New York e Philadelphia) oltre a una raccolta di metalli pregiati in Nazionale.

SuperPoz

Al Pozzecco allenatore non credeva neppure lui stesso. Eppure ha portato Sassari alla finale scudetto prima e alla conquista della supercoppa italiana poi, strappando anche un ingaggio azzurro come coach della Nazionale sperimentale che sarebbe un po’ come affidare l’Under 21 a Balotelli. Il Poz mostra i muscoli e la squadra lo segue. Sassari del vulcanico presidente Sardara è la mina vagante dal campionato, pronta ad esplodere quando uno meno se l’aspetta. Un po’ come il suo allenatore.

Il ritorno delle grandi piazze

Di Bologna sponda Fortitudo abbiamo detto. Ma in questa Serie A dalle squadre dispari (una riposerà ad ogni giornata) tornano anche altre due piazze importanti come Roma e Treviso. Con l’eccezione di Siena, tutte le squadre che hanno vinto gli scudetti degli ultimi 20 anni sono in gioco.

Cervelli in panchina

Cervelli in panchina. In panchina resta un solo coach straniero, Sasha Djordjevic che da anni è milanese d’adozione ma oggi guida la Virtus. I cambi di panchina sono stati sette su 17, tre addirittura gli esordienti: Antimo Martino ha debuttato vincendo con la Fortitudo Bologna, Pistoia ha scelto Michele Carrea, Pesaro ha affidato i suoi baby al più giovane in panchina, il 35enne Federico Perego.

Stranieri da seguire

A parte Teodosic e Rodriguez, Milano mette in mostra Mack, meno spettacolare ma più concreto di Mike James, oltre a Roll (che se avesse di fianco Pick sarebbe perfetto…). Austin Daye resta un piacere per gli occhi. Weems, Hunter e Gamble sono un terzetto niente male nell’ambiziosa Virtus. Ma a fare il vuoto, quando guarirà, sarà il milanese Gudaitis che presto la Nba verrà a portarci via.

Italians

Gli italiani restano merce rara. I nostri uomini più quotati sono all’estero, in giro per l’Europa (Datome, Hackett, Polonara e Flaccadori) o in Nba (a Gallinari e Belinelli si è aggiunto Melli). Torna a casa all’ultimo minuto Ale Gentile che ha scelto Trento ed è una bella notizia. Ritorna anche Michele Vitali dopo la parentesi spagnola. Tra chi ha cambiato squadra da seguire con curiosità Moraschini e Biliga a Milano, Ricci alla Virtus, Aradori alla Fortitudo, Fontecchio a Reggio Emilia. Chi esploderà definitivamente? Tonut.

Instant replay batte var

Il basket ha assegnato il suo primo scudetto alla moviola già nel 2005, quando la Fortitudo vinse a Milano con un tiro da tre allo scadere. Era avanti anni luce sul calcio, ma l’uso del replay nella semifinale di supercoppa tra Brindisi e Venezia ha scatenato un sacco di polemiche e innescato un ricorso. La moviola c’è (negli ultimi due minuti) usiamola con la testa.

Il ranking

Milano è naturalmente in pole. Ad inseguirla Virtus Bologna, Venezia e Sassari. Per lo scudetto non si vedono altre candidate. Trento, Brescia e Reggio Emilia, che hanno cambiato pilota, possono trasformarsi in sorprese come Cremona e Brindisi lo scorso anno, sparigliare un po’ le carte, ma non hanno assi nascosti con cui far saltare il banco. Ma occhio anche alla saggezza di Caja a Varese.

 

Buon basket a tutti.

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