Il bronzo di Eleonora Giorgi e il peso delle etichette

Silvia Salis

Una delle più grandi marciatrici al mondo, dottoressa alla Bocconi, l'azzurra non è una donna alla quale fa paura la fatica, anzi. Ha lottato contro il caldo, le avversarie, i malori di ogni genere

Oggi a Casa Atletica Italiana ci siamo svegliati stropicciati ma felici, è arrivata la prima medaglia, un bronzo, grazie all’impresa storica, anzi, eroica di Eleonora Anna Giorgi nella 50km di marcia. In una città dove è proibitivo già uscire dal microclima condizionato degli alberghi per fare quattro passi, Eleonora ha fatto cinquantamila metri di passi marciando per quattro ore ventinove minuti e tredici secondi. Lei, Dottoressa alla Bocconi, non è una donna alla quale fa paura la fatica, anzi, la abbiamo vista lottare contro il caldo, le avversarie, i malori di ogni genere ed oggi, in conferenza stampa, quando le hanno chiesto se questa marcia ai limiti della sopravvivenza, con decine di malori e tempi falsati pesantemente dalle condizioni climatiche, si possa chiamare ancora sport, lei con la classe che ha sempre dimostrato, ha risposto semplicemente: si.

 

Per chi non la conoscesse, Eleonora è stata per anni una delle più grandi marciatrici al mondo nella 20km, ma non ha mai raccolto quello che meritava perché avendo una potenza non comune nel suo campo, tendeva a spingere molto in gara finendo spesso squalificata negli appuntamenti importanti. La 50km invece, costringendola ad un ritmo più blando, non la porta a spingere ed a rischiare, ma questa che vi ho appena raccontato è cronaca. Quello di cui vorrei parlare è di quanto sia stato difficile per Eleonora, e per tutti i campioni che per svariati motivi ci mettono un po’ più degli altri ad esprimersi come è successo a lei, dover sopportare il peso delle etichette che il mondo intorno a loro vuole appiccicargli addosso. Il vincente, il perdente, l’immaturo, il non compiuto, l’inconcludente, sono vestiti che ho visto venir cuciti, spesso ingiustamente, addosso a molti talenti e che,  spesso, da vestiti sono diventati camicie di forza che hanno soffocato centinaia di carriere.

 

Ad Eleonora non è successo, lei ce l’ha fatta, si è tolta il vestito (in questo caso, atletico) della 20km, per mettersene uno che le dona di più, in cui si sente più comoda, quello della, ormai sua, 50km. E non sappiamo cosa succederà adesso dal suo nuovo vestito (forse non sarà in programma a Tokyo o forse si, magari invece sarà una 20 oppure un’inedita 30km) ma poco importa: quando hai dimostrato di saper essere elegante e a tuo agio per cinquanta chilometri nel caldo soffocante di una notte di Doha, nessun vestito ti starà più stretto. 

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