La festa della curva Nord dell'Inter (foto LaPresse)

Cattivi pensieri sugli ultras

Giovanni Francesio

È un onore che Gianni Mura si occupi di questa rubrica. Se volesse unirsi a noi nel chiedere un po’ di verità su quello che davvero succede intorno agli ultras, sarebbe senz’altro di grande aiuto

Sono un lettore di Gianni Mura da quasi trent’anni, per cui considero un onore, senza nessuna ironia, che abbia dedicato a questa rubrica una discreta parte del suo ultimo “Sette giorni di cattivi pensieri”. Mi avrebbe fatto però ancor più piacere se avesse letto tutti gli articoli che sul Foglio sportivo abbiamo dedicato negli ultimi mesi al tema del razzismo nelle curve, perché in questo caso forse non ci avrebbe implicitamente accusato di considerare il razzismo una “moda radical-chic”.

 

Mi avrebbe fatto anche piacere se avesse letto quando, poche settimane fa, ho scritto che la decisione della Juventus di denunciare i capi ultras che la ricattavano ha legittimato il suo ruolo di leader del calcio italiano molto più di tutti gli scudetti vinti in questi anni: proprio perché ho questa bizzarra inclinazione verso il mondo ultras, sono particolarmente felice quando si agisce concretamente per liberare una curva dalle infiltrazioni criminali.

 

Ancora, sono ovviamente contento che Mura condivida la necessità di non generalizzare, quando si parla di ultras e curve, solo non riesco davvero a capire come questa volontà si sposi con frasi come “l’abitudine di chiedere biglietti gratis e minacciare ritorsioni in casi di risposta negativa è piuttosto diffusa in Italia”, e ancora, “è stupido ignorare che molte curve sono imbevute di fascismo e nazismo”. Può fare qualche nome, Mura, di curve, o di gruppi, che praticano estorsioni e che sono imbevute di nazismo, oltre alle solite note, sempre quelle, sempre le stesse, da decenni?

 

Perché io potrei farne moltissimi, di nomi di curve e di gruppi, di grandi e di piccole città, dalla serie A alla serie D, che non hanno mai chiesto mezzo biglietto e mezzo favore a nessuno, e che hanno sempre fatto il possibile per tenere la politica fuori dallo stadio, cosa peraltro non semplicissima, visto che, anche se Mura è stufo di sentirselo dire, le curve degli stadi rimangono uno spazio di aggregazione frequentato ogni fine settimana da decine di migliaia di persone: e non ho mai pensato né scritto che sia “l’unico”, spazio di aggregazione, ma che sia uno dei pochi quello sì, cosa che mi pare anche difficilmente discutibile. Infine, a proposito delle battaglie politiche e sociali che si combattono in curva, ce n’è una ancora in corso, a proposito della quale spero che Gianni Mura ci vorrà dare una mano. Siamo ancora in attesa di notizie sui fatti di Firenze del marzo scorso, quando la polizia, senza che si sia mai riusciti a capire perché, ha assalito gli autobus dei tifosi atalantini che stavano imboccando l’autostrada dopo la semifinale di Coppa Italia. Il precedente ministro dell’Interno e il questore di Firenze avevano promesso che “avrebbero fatto luce” in tempi rapidi, e invece è ancora molto buio. Noi ne abbiamo già scritto due volte, con questa fanno tre. Ma siamo piccoli; se Mura volesse unirsi a noi, nel chiedere un po’ di verità, su quello che davvero succede intorno agli ultras, sarebbe senz’altro di grande aiuto.

È che con la verità, come scrisse Oscar Wilde, c’è sempre il solito problema: chi la dice, prima o poi, viene scoperto.

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