La rinascita del Teramo
La Serie B conquistata solo nel 2015, l'esclusione per illecito e il nuovo presente guidati da un presidente che nulla sapeva di calcio prima di comprarsi il club
A Teramo ha sempre tirato il basket: serie A dal 2003 al 2012, con un terzo posto nel 2009 da ricordare. Poi, come rapida era stato l'ascesa, altrettanto rapida era stata la caduta, con una mancata iscrizione che cancellava la pallacanestro dalla città. Il calcio aveva tradizione lunga, con una società fondata nel 1929, ma senza particolari glorie. In una regione in cui il Pescara è sempre stata la bandiera, il Teramo vivacchiava nelle categorie inferiori. Il massimo cui aspirava era la supremazia provinciale, con il Giulianova a fare da contrappeso: montagna contro mare, contadini contro pescatori, per derby feroci in cui le mani scappavano spesso, sul campo e fuori.
Nel 2015 la prima gloria, effimera. Il Teramo centra a sorpresa la promozione in serie B. La squadra allenata da Vincenzo Vivarini non parte tra i favori del pronostico, ma la marcia è irresistibile. Soprattutto lo sono i due attaccanti, che sembrano fatti l'uno per l'altro. Sono Alfredo Donnarumma, che chiude con 23 gol, e Gianluca Lapadula, che ne realizza 21: il primo oggi è al Brescia, il secondo al Lecce, a dimostrazione che in Abruzzo avevano visto lungo, dando loro la fiducia mancata a fino a quel momento. Una fiducia venuta invece meno al presidente Luciano Campitelli. A quattro giornate dalla fine, il Teramo cade a Prato e vede l'Ascoli, secondo, salire a -4. Una situazione che manda in confusione il patron della società, che sceglie la via maestra delle categorie inferiori in Italia: la combine. Con 70.000 euro aggiusta la trasferta a Savona, alla penultima giornata. Il Teramo vince 2-0, festeggia una serie B mai raggiunta, e chiude in trionfo sette giorni dopo, con un 2-2 con l'Ascoli, davanti a 8.000 tifosi impazziti. Una festa che dura poco. L'illecito viene a galla, il 29 agosto il Teramo è retrocesso in Lega Pro: al suo posto viene mandato in B proprio l'Ascoli.
Uno choc per la città, uno choc per la società, che torna nel solco della mediocrità, con vista su un possibile fallimento. Alla fine dello scorso campionato il Teramo rischia di non iscriversi. C'è ancora Campitelli, che non ha più la forza di proseguire. Una situazione che giunge all'orecchio di Franco Iachini, imprenditore teramano che nulla sapeva di calcio. Un ingegnere elettronico che ha fatto la fortuna con il brevetto della scatola nera da piazzare sulle auto, un aiuto in più per le assicurazioni in caso di furto. Gliene parlano a metà maggio, lui allarga il giro d'orizzonte allo stadio, un gioiello sulla strada che da Giulianova porta a Teramo, inaugurato nel 2008 e vicino a un centro commerciale: la riproposizione, in provincia, dello schema seguito nelle metropoli. La trattativa dura una mese, il passaggio delle quota si verifica il 13 giugno, dopo aver avuto la certezza di ottenere l'impianto in concessione. Iachini lo mette dal centro del progetto, con innovazioni che portano il Teramo in una nuova dimensione, come il campo sintetico con i sensori per misurare i dati dei giocatori, superamento del tradizionale sistema Gps: i magneti mappano le zone del terreno e trasmettono i dati allo staff, è la prima soluzione tecnologica del genere in Italia.
Per il calcio si affida invece ad Andrea Iaconi, uno che aveva rimesso a posto i bilanci del Pescara e del Brescia, crescendo allenatori e intuendo il potenziale di molti giocatori. Dopo lunghi anni di lavoro, da tempo era in pensione: il calcio era solo quello visto in tv. Iachini lo pressa, lui accetta a patto che ci sia un programma a medio termine basato su stadio, centro sportivo e settore giovanile. Il primo non è un problema, visto che era al centro dei pensieri dello stesso patron, per il secondo Iachini nel giro di pochi giorni individua e compra il terreno, per il terzo viene scelto Cetteo Di Mascio. Uno che, tra gli altri, aveva scoperto Marco Verratti a Pescara. La costruzione della squadra è quasi l'ultimo atto: Iaconi pesca giocatori di categoria, in panchina chiama Bruno Tedino, che aveva fatto ottime cose a Pordenone e buone a Palermo. Dopo un inizio complicato, gli abruzzesi hanno preso un passo deciso, con tre vittorie in tre partite. Nove punti che sono serviti a entrare nella zona playoff e con l'obiettivo di restarci, in quello che è il girone più competitivo della serie C.