La resistenza di Nesta
Il tecnico del Frosinone viene segnalato spesso in bilico. Stasera con il Chievo un passaggio chiave per il suo futuro
Da quel 2006 resistono ancora in due: Gigi Buffon e Daniele De Rossi. Più il primo del secondo, a naso, visto che il portiere è tornato alla Juventus come attore non protagonista dopo l'anno sabbatico (e vincente) al Paris Saint Germain. Compirà 42 anni il 28 gennaio, ogni volta che Maurizio Sarri lo ha mandato in campo ha ancora fatto la differenza. L'esperienza del centrocampista al Boca Juniors, partita tra mille aspettative, sta invece dando ragione a chi, nella Roma, pensava a un'avventura calcistica ormai finita. Gli altri hanno tutti smesso, per alcuni lo sbocco naturale è stato il passaggio in panchina. Rino Gattuso è a spasso, dopo aver detto no ai progetti di ridimensionamento dell'organico del Milan, Fabio Grosso ha appena preso il posto di Eugenio Corini al Brescia mentre Alberto Gilardino, dopo aver cominciato con il Rezzato in Serie D, è salito di una categoria per guidare la Pro Vercelli dei giovani. Di tutti, quello che ha accumulato più esperienze è sicuramente Fabio Cannavaro. Anche singolari, come l'ultima che gli è capitata in Cina, dove allena il Guangzhou Evergrande, capolista con qualche affanno. Al punto che i dirigenti lo hanno rimesso in sella soltanto dopo che il centrale che sollevò la Coppa del Mondo a Berlino tredici anni fa ha accettato di seguire un corso di (ri)educazione aziendale cinese: Mao non è passato invano da quelle parti.
Della squadra allenata da Marcello Lippi, tre giocatori sono oggi protagonisti in serie B: Filippo Inzaghi con il Benevento capolista, Massimo Oddo secondo con il Perugia e Alessandro Nesta, in affanno con il Frosinone, sospeso oggi tra i playoff e playout dopo essere stato da più parti indicato come una delle grandi favorite per la promozione. Dei tre è il tecnico con meno esperienza, dei tre è quello su cui molti hanno puntato, concedendogli carta bianca. Era successo a Perugia, dove lo hanno messo in panchina nel 2018, all'ultima di campionato al posto di Roberto Breda. L'esperienza di Nesta fino a quel giorno non è stata italiana: ha cominciato ad allenare in Florida, dove lo hanno chiamato Riccardo Silva e l'ex compagno del Milan, Paolo Maldini. Il 20 maggio 2015 hanno fondato il Miami FC, che prende parte al terzo campionato statunitense, il 31 agosto Nesta ha cominciato la sua seconda vita, dopo averne vissuta una lunga da calciatore, esaltante e sfortunata al tempo stesso. Non solo ha vinto il Mondiale nel 2006: dieci anni prima era arrivato l'Europeo Under 21 e, nei club, diciotto trofei personali. È uno dei difensori centrali più forti al mondo, ma anche uno dei più fragili. Lo hanno fermato schiena, muscoli, tendini, spalla. Al Milan 2008-09 ha collezionato una sola presenza, qualche minuto all'ultima giornata con la Fiorentina.
In Nazionale è riuscito nell'impresa di non arrivare mai alla fase a eliminazione diretta in tre Mondiali, dopo aver disputato le partite del girone. Gli è capitato in Francia 1998, Giappone-Corea del Sud nel 2002 e nel già ricordato 2006. Il 22 giugno esce dopo 17' contro la Repubblica Ceca per un guaio all'adduttore destro, entra Marco Materazzi che diventa protagonista: espulso prima nel drammatico ottavo con l'Australia, vinto nel recupero grazie al cucchiaio su rigore di Francesco Totti, poi a segno nella finale vinta ai rigori, in cui pareggia la rete iniziale di Zinedine Zidane. Una partita entrata nella storia per la testata del francese a Materazzi, esempio di moviola in campo, sempre smentito dai diretti dirigenti interessati.
Nesta chiude poco dopo con la Nazionale, mentre al Milan (che aveva raggiunto nel 2002 dalla Lazio in cui era cresciuto) resta fino al 2012, quando ha 36 anni. Si dedica ad avventure estemporanee, prima in Canada, quindi in India nel 2014, dove cercano di lanciare il calcio con un'operazione simile a quella del Cosmos negli Usa anni Settanta. Va al Chennaiyin, allenato proprio da Materazzi, e debutta sfidando Alessandro Del Piero, altro reduce di Berlino. Quindi l'approdo a Miami, da dove si dimette a metà novembre 2017, dopo aver perso ai playoff con i Cosmos attuali, quelli di Rocco Commisso presidente della Fiorentina, e il ritorno in Italia. A Perugia comincia con un'eliminazione precoce ai playoff, ribadita la stagione successiva, con addio alla scadenza del contratto. In estate la chiamata del Frosinone, dove cercano sempre allenatori giovani da lanciare. Nesta è in ballottaggio con Grosso, lo vince e prepara la rivoluzione di una squadra che ha perso un punto di riferimento come Daniel Ciofani, il giocatore con più gol nella storia del club.
Una rivoluzione che parte dal 4-3-1-2 ma che subito si trasforma in restaurazione. La squadra ha mantenuto il nucleo storico, rappresentato da giocatori come Lorenzo Ariaudo, Luca Paganini e Federico Dionisi. Soprattutto Camillo Ciano, uno che risolve situazioni complicate con soluzioni di genio. Diventa difficile far digerire il nuovo sistema di gioco, i risultati negativi spingono al ritorno del 3-5-2. Nesta viene segnalato spesso in bilico ma resiste, pareggiando all'ultimo minuto a Salerno e vincendo in casa contro Livorno (penultimo) e Trapani (ultimo). Una partita, quella contro i toscani, che segna comunque una svolta. I tifosi contestano, sotto la curva va lui: non si nasconde da allenatore, come non si nascondeva da giocatore. Replica alle critiche sostenendo che la squadra ha giocato bene e che non merita gli insulti. Un atteggiamento apprezzato, che cambia la percezione di Frosinone nei confronti di Nesta. Dopo il 3-0 al Trapani lo chiamano sotto la curva, per applaudirlo stavolta. Vedremo che cosa succederà dopo il prossimo match con il Chievo (stasera alle 21), passaggio chiave contro un'avversaria che non perde da fine agosto.
Il Foglio sportivo