Glenn Tamplin

Il sogno proibito dei presidenti italiani si chiama Glenn

Jack O'Malley

Preziosi, De Laurentiis e gli altri non hanno mai avuto il coraggio di comprare una squadra e licenziare tutti, giocatori e allenatore. Perché per rispetto alla sua storia recente Ibra dovrebbe tornare al Milan

Preziosi, De Laurentiis, Ferrero, Cairo e altri presidenti “forti” del calcio italiano sono appena dei dilettanti in confronto a Glenn Tamplin, neoproprietario del Romford, dimenticabile squadra che milita nella North Division della Isthmian League. Il nostro Glenn, tatuatissimo born again christian e imprenditore di successo in Essex, ha da poco lasciato la proprietà del Billericay Town, squadra che aveva anche allenato durante la scorsa stagione. Appena arrivato al Romford, Tamplin è diventato l’incarnazione dei sogni più sfrenati di qualunque presidente di calcio in Italia: ha licenziato tutti i giocatori e l’allenatore, si è autonominato manager, ha organizzato una mezza giornata di provini con trenta calciatori, e ne ha messi sotto contratto quindici. Il suo obiettivo è arrivare in Premier League nel giro di qualche anno, e le premesse sono ottime: quando era al Billericay, aveva costituito una meravigliosa squadra di cheerleader per motivare i ragazzi sul campo. Cheerleader che Glenn ha però dovuto poi licenziare perché distraevano i calciatori (ma si è subito rifatto al Romford promettendo da bere gratis per tutti i tifosi alla prima partita). Dubito che Tamplin verrà ricordato nella storia del calcio, così come Moise Kean non entrerà nella storia dell’Everton: l’attaccante italiano al momento viene ricordato per avere esordito giovanissimo nella Juventus, essere andato in serie B con il Verona, essere stato cacciato dalla Nazionale da Mancini, essere diventato un simbolo della lotta al razzismo negli stadi con tanto di striscione dedicato dai suoi tifosi inglesi.

 

Poiché il calcio è ancora uno sport, finita la polemica sul colore della pelle qualcuno ha iniziato a notare che il ragazzo non ha ancora segnato nemmeno un gol in Premier League. Da qui il grande classico giornalistico del “non si trova bene in Inghilterra” con tanto di nostalgia per la Serie A, campionato che – spero abbiate visto Liverpool-Manchester City della scorsa settimana – va ufficialmente alla stessa velocità di Montolivo dopo l’addio al calcio. Potrebbe esserci la Roma nel destino di Kean, che però ha già esaurito i due bonus per cui non poteva essere criticato da nessuno, giocare nella Juve e avere subìto insulti razzisti: a questo punto gli tocca giocare bene davvero. Cosa che in carriera ha certamente fatto Zlatan Ibrahimovic: a 38 anni il bomber svedese vive di rendita, e riesce a farsi chiamare “genio” per il post con cui dà l’addio ai Los Angeles Galaxy, nel quale dice di avere conquistato la città, ringrazia i tifosi e suggerisce loro di darsi al baseball ora che lui andrà via. Simpaticissimo, peccato che in queste due stagioni abbia vinto meno di Sebastian Giovinco e Josef Martínez. Ecco perché sarebbe coerente con la sua storia recente se a gennaio andasse a giocare al Milan.