Foto LaPresse

il foglio sportivo

Baldini corre ancora

Stefano Vegliani

Il campione olimpico del 2004 è tornato ad Atene per ripercorrere la maratona che lo fece entrare nella storia: “Adesso ho capito perché ho vinto quel giorno”

Atene. 5.551. Cinquemilacinquecentocinquantuno. Sono i giorni trascorsi tra la prima e la seconda maratona di Atene di Stefano Baldini. Il 29 agosto del 2004 quei quarantadue chilometri e centonovantacinque metri hanno portato l’oro olimpico. Il 10 novembre 2019 hanno rappresentato un viaggio a ritroso nella memoria, nelle emozioni.

 

L’idea di un ritorno ad Atene per la maratona era stata di Igor Cassina, oro nelle parallele 15 anni fa e novello podista. Forse sperava di raccogliere qualche adesione in più tra le dieci medaglie d’oro del 2004, naturalmente Stefano Baldini è stato il primo, e alla fine anche l’unico, a dire “ci sto!”. “Ero già tornato su questo percorso storico, ma in bicicletta – ricorda Baldini – ripercorrerlo da maratoneta, in tranquillità, senza ansie agonistiche, mi è servito per capire dove avevo vinto allora”.

 

I greci sono giustamente orgogliosi della loro maratona: la chiamano “The Authentic”, non tanto, o non solo, perché ricalca l’impresa di Filippide che corse per annunciare la vittoria sugli odiati spartani fino a stramazzare esausto, ma perché su questo percorso nel 1896 si è disputata la prima maratona delle Olimpiadi moderne. Aver vinto qui ti fa diventare immediatamente un eroe, e come tale Stefano Baldini è stato celebrato.

 


Foto LaPresse


 

Premiato al congresso annuale dell’Aims (Associazione delle Maratone e gare di lunga distanza) alla pari dei campioni mondiali di Doha, Lelisa Desisa e Ruth Chepngetich, Baldini ha avuto il pettorale numero 1. “In tanti anni di atletica non mi era mai capitato di partire con il numero uno, l’ho indossato con grande orgoglio ed emozione”, racconta il campione olimpico. “Al via continuavano a ricordare ai ventimila partenti che ero sulla linea dello start. Mi hanno dato più importanza che ai professionisti keniani che poi si sono contesi la vittoria”.

 

Servito e riverito per tre giorni come ospite d’onore, Baldini si è anche dedicato a un gruppo di podisti milanesi in viaggio con l’agenzia specializzata Bor2run che lo ha sponsorizzato insieme a Asics, Enervit, Garmin e Calcestruzzi Corradini; alla vigilia ha fatto vedere al gruppo degli Urbanrunners milanesi il video del chilometro finale verso l’oro olimpico, raccontando come l’ultimo lungo sulle salite di Livigno gli avesse regalato le sensazioni giuste. Correre su è giù nelle valli era stato fondamentale per costruire la potenza muscolare necessaria per andare alla grande sulle salite greche.

 

“Saper gestire lo sforzo, seguendo i consigli del mio allenatore Luciano Gigliotti, è stato il segreto sotto il sole di quel 29 agosto; l’ho capito proprio ripercorrendo la strada del successo tanti anni dopo, perché la maratona di Atene è veramente tecnica e impegnativa. Al via ero abbastanza preoccupato: un tendine mi aveva tormentato tutta l’estate impedendo di prepararmi come avrei voluto, poi la tensione dopo pochi minuti si è sciolta e in salita ho corso molto bene. Negli ultimi chilometri la benzina era finita, ma con il talento, l’esperienza e l’aiuto di Ottaviano Andriani (compagno nella Nazionale olimpica del 2008), ho mantenuto fede all’obiettivo cronometrico che mi ero prefissato: stare sotto le tre ore” (2.57.07).

 

Il sorriso a braccia larghe entrando nello stadio nel 2004 è una delle immagini iconiche dell’atletica azzurra, così come il bacio al suolo di Gelindo Bordin nel 1988 a Seul. Baldini è arrivato ancora con il sorriso, novantanovesimo su oltre 16 mila classificati, con l’allegria di chi sa che questa volta c’è tutta la famiglia ad aspettarlo nell’incredibile Stadio Panathinaiko: un impianto che toglie il fiato solo a guardarlo. Per il vincitore, come per l’ultimo classificato che ha impiegato otto ore trenta minuti e ventidue secondi, entrare tra questa gradinate di marmo fa venire i brividi.

 

La famiglia era al completo: la moglie Virna de Angeli, oro nei 400 metri ai Giochi del Mediterraneo, i figli Alessia, 18 anni, Laura, 7, Lorenzo, 4, erano tutti un po’ emozionati. “Alle Olimpiadi non è gradito avere la famiglia al seguito”, ricorda Baldini. Virna de Angeli racconta quel giorno del 2004 vissuto da lontano, a casa: “Laura e Lorenzo non erano ancora nati, Alessia aveva solo tre anni. Per la prima ora l’ho tenuta lontana dalla televisione, poi quando Stefano era nel gruppo di testa è arrivata per seguire l’impresa del papà”. “Avevo fatto un podio mettendo una sedia sopra un tavolino e lì mi sono piazzata, sapevo che il gradino alto aspettava il papà”, sorride Alessia mettendo mano ai ricordi.

 

Quando domenica scorsa Stefano Baldini è entrato allo stadio lo speaker ha annunciato che il campione olimpico del 2004 stava arrivando, catturando l’attenzione del pubblico. Gli organizzatori lo hanno atteso proprio sulla linea del traguardo pronti a mettergli al collo la medaglia. La stessa che, come vuole la tradizione, viene consegnata all’uscita dello stadio a tutti i finisher; solo a lui l’hanno data sotto lo striscione dell’arrivo e nella fretta si erano anche dimenticati di togliere la pellicola che la protegge. Stefano se ne è accorto quando è arrivato il momento di fare la classica foto mentre morde la medaglia, foto cui ambisce ogni runner alla conclusione della propria fatica.

 

 

Ci sono state più richieste di interviste per Baldini che per il Keniano John Komen Kipkorir vincitore con un modesto tempo di due ore, sedici minuti e trentaquattro secondi. Nonostante il mal di gambe non si è fermato un momento. Doveva aspettare gli altri maratoneti, ex azzurri, venuti ad Atene con lui: Maurizio Leone e Giovanni Ruggiero, che non erano riusciti a tenere il passo per concludere sotto le tre ore. Sono gli amici che ora vorrebbero riportarlo a New York per la maratona del sessantesimo: “Vedremo!”. Poi bisognava attendere Igor Cassina: “È stato bello ritrovare Stefano sul traguardo”, sorride Cassina, “mi sono subito esibito in una verticale poco dopo aver tagliato il traguardo con il mio miglior tempo (3.57.55). Peccato che Bettini (ciclismo) Sanzo e Vezzali (scherma) che avevano aderito al progetto iniziale di tornare ad Atene quindici anni dopo per questa corsa poi non abbiano dato seguito all’idea”.

 

“Correre una maratona non è banale”, ci tiene a dire Baldini, “ma negli ultimi anni i tempi limite sono stati allungati. Qui ad Atene si può arrivare dopo otto ore e mezza: in fondo una lunga camminata. Una camminata lungo la storia che vale la pena di fare”. Il percorso è costellato dai cartelli chilometrici fissi, come fossero indicazioni turistiche. Haruki Murakami racconta la sua corsa solitaria, ma in senso contrario da Atene a Maratona, nel libro cult per ogni podista “L’arte di correre”, che ha ispirato migliaia di corridori nel mondo, ovviamente anche in Italia. “Rispetto a una volta, indossano le scarpette per correre molte più persone, nel complesso vanno più piano di un tempo. Si corre sempre di più e sempre un po’ più lentamente anche in Italia, ma io credo che per la società sia un bene. A New York fanno festa all’ultimo, che arriva a Central Park quando oramai è buio, come al vincitore. Mi fa molto piacere che il running non sia più solo una questione di prestazioni, ma diventi sempre più popolare”.

 

Avremo ancora un campione olimpico di Maratona in maglia azzurra? “Me lo auguro, è un sogno da coltivare e io che oggi alleno ce l’ho stretto nel cuore”. Parola di Baldini.

Di più su questi argomenti: