L'amore di Gabriele Volpi per lo Spezia non è più lo stesso
La squadra è quartultima in classifica con 12 punti in altrettante giornate. Non è che l'esito naturale del disamoramento del proprietario del club
Quando l'Atalanta, al debutto in Champions League, ha incassato quattro reti (a zero) dalla Dinamo Zagabria, in pochi si sono ricordati di chi fosse Nenad Bjelica. Un allenatore che, invece, a La Spezia conoscono benissimo. Al croato è infatti legata la migliore stagione dei liguri in Serie B nel terzo millennio: un quinto posto nel 2014-15, a quattro punti dal Frosinone arrivato secondo e, di conseguenza, promosso. Un'esperienza in panchina durata una sola stagione e che appare oggi lontanissima, con la squadra quartultima in classifica. In 12 giornate lo Spezia ha raccolto altrettanti punti, come non era accaduto neppure negli anni peggiori. Ma non c'è da sorprendersi, non è che l'esito naturale di un disamoramento: quello di Gabriele Volpi. E quando il proprietario non crede più in un progetto, il risultato difficilmente può essere positivo.
Quella dell'imprenditore di Recco, uno che ha fatto fortuna in campo petrolifero, è una storia che comincia il 4 agosto 2008 tra enormi aspettative. Anche in Liguria si ripete quanto già visto da tantissime altre parti: squadra retrocessa, società a pezzi, debiti cui fare fronte. Lo Spezia viene cancellato dopo la caduta in C1 e riparte dalla Serie D, con una nuova proprietà. Tempo due stagioni ed è Serie B, con grandi ambizioni viste le possibilità economiche di Volpi. Il sogno è tornare in A, per ripetere le gesta del 42° Corpo dei vigili del fuoco, squadra che prende parte al campionato organizzato nel 1944 nella Repubblica Sociale Italiana, in un paese spaccato in due dalla Seconda guerra mondiale. Ne fanno parte tutti i giocatori dello Spezia, a luglio vince a Milano il raggruppamento finale, davanti a Torino Fiat (il cui centravanti è Silvio Piola, sfollato al nord per il conflitto) e Venezia. Un primo posto reso ufficiale nel 2002 anche dalla Figc, non come scudetto ma come titolo onorifico, a riconoscimento di chi, in un anno terribile, riuscì a tenere in vita il pallone in Italia.
Un sogno che, nel 2015, non viene concretizzato per poco, come abbiamo visto, mentre nelle altre annate lo Spezia è ospite pressoché fisso delle zone alte. Tranne in questa. Volpi ha deciso di non investire più nel calcio, per dedicarsi unicamente alla sua ragione di vita sportiva, ovvero la pallanuoto. Da quando è proprietario della Pro Recco (anno 2000), la squadra è tornata a dominare come negli anni Sessanta e Settanta: quindici titoli italiani, con gli ultimi quattordici consecutivi, cui aggiungere trionfi vari in Europa. Un club delle meraviglie che, in Champions League, va in tournée nelle varie città italiane (con relativi sold out) per le partite casalinghe, in attesa che venga riaperto l'impianto di Sant'Anna. Il calcio può essere oggi, al limite, la chiave che apre porte per investimenti in altri campi, come l'Arzachena acquistato in estate per 300.000 euro, ma non più l'interesse primario.
Un interesse che Volpi aveva cercato di internazionalizzare in passato, rilevando il Rijeka in Croazia e aprendo una scuola calcio ad Abuja, in Nigeria, suo principale luogo di lavoro. Due avventure che - soprattutto la seconda - avevano creato grattacapi, come l'inchiesta emersa a febbraio e avviata per fare luce sul tesseramento di giovani calciatori extracomunitari. Un'inchiesta per cui la procura di La Spezia aveva poi chiesto l'archiviazione di diverse posizioni (a cominciare da quella di Volpi) mentre con la Figc si era arrivati al patteggiamento collaborativo, pagando un'ammenda di 60.000 euro. Così il patron ha prima salutato la Croazia, mentre l'accademia di Abuja appare sempre più sullo sfondo.
Come lo è diventato oggi lo Spezia. Volpi non si vede da tempo sugli spalti dello stadio Picco e come socio ha fatto sapere che non metterà altri soldi, dopo averne investiti parecchi in passato nel vano tentativo di centrare la promozione. Si va avanti con un budget ridotto e con i ricavi generati al mercato dalla squadra, in attesa che qualcuno voglia rilevare un club sano, senza debiti, che possiede un centro sportivo all'avanguardia. Una situazione non semplice, che ha allontanato progressivamente i tifosi, passati da una media di 7.000 spettatori nel 2015-16 agli attuali 5.000, con un'emorragia specialmente tra gli abbonati. Un passaggio di cui risente soprattutto la squadra, affidata all'esordiente Vincenzo Italiano, reduce da una promozione inaspettata a Trapani e che non pensava di andare incontro a simili difficoltà in Liguria: tre vittorie appena in campionato e sconfitte che fanno malissimo, come quella patita a Pisa in rimonta nell'ultima giornata. Ogni partita si presenta sempre come quella dell'ultimo appello, e non siamo neanche a dicembre.