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il foglio sportivo – il ritratto di bonanza

Var, ritorno al futuro

Alessandro Bonan

La Var perfetta attualmente si consuma solo in un momento, quello del fuorigioco. Poi c’è la precedente goal line technology. Su questi due interventi il progresso ha vinto la sua battaglia

Se me lo dicevi prima! Sembra di ascoltare Jannacci, guardando i disagi che la tecnologia sta portando all’interno del mondo arbitrale. Perché gli arbitri stanno male adesso e chissà quando guariranno. La Var ha reso gli occhi impauriti, le parole confuse, i gesti incerti. Pure quello, a forma di rettangolo, con cui un arbitro indica il ricorso alle immagini. Sembra la cornice di una commedia semi seria, tendente al tragico. Perché c’è poco da ridere, il calcio arbitrato in questo modo non è più calcio. Serve un’illuminazione per uscire da questa strada buia, un colpo di coda. Tornare troppo indietro non si può, la tecnologia ci ha resi seguaci nella vita, figuriamoci in questa religione che si chiama calcio. Ma forse abbiamo ecceduto in desiderio di progresso. Gli arbitri sono uomini e stanno resistendo alla macchina, o meglio al cambiamento. Tutto previsto, detto e scritto, anche su questa pagina, parecchi mesi fa. Ma durerà poco, Darwin ha già teorizzato in tal senso, parlando di genetica. Si cambia, si evolve (a volte l’evoluzione involve per eccesso di egoismo dell’uomo, ma questo è un altro discorso).

 

Gli arbitri pre-Var, saranno presto scimmie senza pelo e senza coda. Uomini diversi, con occhi nuovi, bionici e quasi infallibili. Ed è quel quasi che oggi è grande come un castello. La Var perfetta attualmente si consuma solo in un momento, quello del fuorigioco. Poi c’è la precedente goal line technology. Su questi due interventi il progresso ha vinto la sua battaglia. Si potrebbe obiettare sui millimetri di un piede o di una spalla, oltre la linea dell’offside – troppo pochi per essere sicuri che si trovino davvero nella terra proibita. Ma non si può discutere anche di quegli errori che la matematica definisce infinitesimali. In quanto tali, non esistono. Su tutto il resto c’è da lavorare. E riportare, almeno fino a quando non saremo più sicuri e quindi più felici, l’uomo al centro, facendo un piccolo passo indietro.

 

L’arbitro deve decidere sul campo anche e soprattutto per ciò che accade in area di rigore. Quello che vede, fischia, altrimenti si va avanti. Esattamente come era prima. I falli di mano involontari (il 98 per cento dei casi a oggi, secondo chi vi scrive, poi la questura dica quello che vuole), non vengono sanzionati. Sui contatti, l’arbitro giudica sul momento. Il Var interviene solo in due circostanze: su richiesta delle panchine – una per tempo a ogni allenatore potrebbe essere sufficiente – oppure in occasione di errori clamorosi, topici abbagli del direttore di gara. Situazioni del tipo “fallo di mano di Henry”, giusto per dare l’idea. In poche parole, la Var non viene abolita, tutt’altro, solo meglio disciplinata. Seguendo il principio per cui il calcio deve tornare a essere uno sport dove il contatto non rappresenti certo la regola ma nemmeno la sua clamorosa eccezione. E infine due parole su giocatori e allenatori. Serve solidarietà in campo e non il solito marasma da torneo dei bar, dove l’arbitro viene preso di mira come un birillo. Il domani tecnologico del calcio sarà più bello se corriamo tutti insieme dalla stessa parte. Per il momento scendiamo dalla macchina del tempo e, come l’amatissimo Marty Mc Fly del celebre film, gridiamo tutti insieme: siamo tornati, siamo tornati dal futuro.

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